giovedì 29 ottobre 2009

il carattere dei siciliani. una doppia dop.



Senza cadere nei luoghi comuni o comunque tenendosi in equilibrio sul filo della banalità descrivere il carattere dei siciliani non è cosa semplice.
Primo perchè sono siciliana e li conosco bene.
Secondo perchè se c'è una cosa che li caratterizza praticamente tutti è che sono permalosi.

Permalosi, focosi, ombrosi, schivi.
Le probabilità che finisca a schifìo per un nonnulla sono altissime.
Spinosi insomma, non si sa mai come prenderli.

Se li blandisci si sentono presi in giro...chi mi stai pigghiannu pu 'u culu? se ironizzi sui loro comportamenti finisce a schifìo, se li ignori finisce a schifìo, se non ti comporti come loro vorrebbero che tu ti comportassi si sentono mancati di rispetto e finisce a schifìo.

Insomma come la metti metti finisce sempre a schifìo.

Però se sei loro ospite allora ti apriranno la loro casa, il loro cuore, la loro dispensa senza pretendere nulla in cambio se non manifestazioni esagerate d'affetto.
Non ve ne uscite mai con uno striminzito "grazie per l'ospitalità" sembrerà una mancanza di rispetto, ma profondetevi in ringraziamenti dal più profondo del cuore, siate prodighi di riconoscenza, promettete amicizia eterna e se proprio dovete fare un regalo per contraccambiare che sia assolutamente adeguato.
Niente regali simbolici, niente mazzolini di fiori, piuttosto una corbeille piena piena in modo che tutto il vicinato possa dire...miiiii chi regalu ci ficiru! (accipicchia, che bel regalo) si perchè il siciliano è grande, grande in tutto e una cosa sola lo atterrisce: la mala fiùra.
Non sia mai che qualcuno dica che ha fatto una cattiva figura...mai e poi mai se non si sentirà adeguatamente ricambiato se ne ricorderà per anni, se a sua volta non si sarà sdebitato a dovere se ne ricorderà per anni e tramanderà il ricordo alle generazioni future.

Insomma spinosi fuori e dolci dentro.

Proprio come i fichi d'india dell'Etna che la DOP se la sono davvero meritata e la portano orgogliosamente in giro per i supermercati sotto forma di bollino (si, come le banane).

Il formaggio ragusano DOP poi è piccante, pungente, direi quasi arrabbiato se stagionato a dovere, si scioglie in bocca ed è focoso, caldo, salato e sa di selvatico.

Insomma è schivo e selvaggio come i siciliani.
Sa anche di vacca, di stalla, di erba secca, di cardo selvatico.

Ora...io non è che ne sappia molto di degustazioni e di sapori, questo è quel che sento io
Mai sia che passi di qua qualche esperto...metto le mani avanti.

E qui la lunghissima premessa.

Il resto nasce da un'idea...chutney...conserva speziata...gelatina...rimuginando son partite le prime telefonate a Maite dei cali(n)canti , Elena aka Comida e ad Alex che sta in questo mondo.

E dall'unione di quattro teste pensanti e ridenti è nato questo.

Ha le spezie del chutney suggerite da Elena ed Alex e se per Maite nel chutney ci va la cipolla allora sia anche se non mi convince(va)...fosse solo per la soddisfazione di darle ragione.

E io? io ci ho messo l'idea della gelatina che poi è venuta morbida e viscosa come miele ad avvolgere in un sensuale abbraccio il compagno focoso e selvaggio.


E così non saprei come chiamare questo composto.

Gelatina speziata di fichi d'india?

Gelatina chutney di fichi d'india?

Sapor di chutney ai fichi d'india?

Genny scegli tu visto che tutto questo è anche legato alla partecipazione al tuo contest in collaborazione con la Compagnia del Cavatappi.


Si lo so manca solo una cosa, la ricetta:


- 500 gr di fichi d'india privati della buccia (usate forchetta e coltello mi raccomando)

- 200 gr di zucchero di canna

- 1 cucchiaino scarso di chiodi di garofano

- 1 cucchiaino scarso di curry

- 1 peperoncino piccante secco

- 3 cm di cannella in stecca

- 2 cm di zenzero grattugiato

- 100 gr di cipolle

- 1 spicchio di aglio sbucciato

- 1 mela a pezzi privata della buccia ma non del torsolo nè dei semi

- 50 ml di aceto di mele

- 1 pizzico di sale


Ho messo insieme tutti gli ingredienti in una pentola dal fondo spesso e ho fatto andare per circa 30 minuti a fuoco basso.

La mistura deve solo sobbollire.

Ho poi versato il tutto in un colino a trama fitta e messo a percolare in una pentola (schiacciando leggermente il composto) per una notte intera.

Il composto percolato l'ho poi rimesso a bollire dolcemente per circa 1 ora fino a quando non ha assunto la consistenza del miele.

Invasato bollente nei vasetti sterilizzati in forno per 30 min a circa 120 °.


Il risultato mi ha pienamente soddisfatto, caldo, dolce, speziato, con il sapore della frutta matura, e il colore aranciato che ricorda il sole di sicilia, il passito di Pantelleria.

L'incontro è stato sensuale, un'esplosione, una passione.

Proprio come i siciliani.

martedì 27 ottobre 2009

ma non perdi proprio il vizio signora mia...


Che c'entra questo titolo con questa torta di ricotta cioccolato e pere, direte voi.
C'entra eccome.

Ve ne racconto la storia.

Dovendo fare mio malgrado la desperate housewife ho più tempo per spulciare il metro cubo di riviste di cucina che giacciono impolverate in libreria, per leggere i miei foodblog preferiti, per interagire via fb.
Tutte fonti di ispirazione, per carità, e d'altra parte la cucina è un gioco infinito di creazione, ispirazione, personalizzazione.
Tant'è vero che questa torta è nata traendo appunto ispirazione dal numero di Sale e Pepe ottobre 2009

Ispirazione SI, appropriazione dei contenuti altrui NO specie se servono a ingrassare il proprio portafogli .

Lo so, è stato detto più volte, se ne sono occupate con un discreto effetto benefico sia stella di sale che fiordisale fautrici del primo posto dove segnalare gli abusi e di cui vi do l'indirizzo http://www.fiordisale.it/segnalazioni/.

Però questa volta è un tantino diverso.
Sono anni che la signora in questione, oggetto delle proteste di tzaziki a colazione e profumo di lievito, ruba a piene mani da forum e blog infischiandosene altamente delle proteste rispondendo (quando risposta c'è) laconicamente, accampando scuse improbabili e continuando allegramente a farsi gli affari suoi.

Alla faccia tosta della signora (si fa per dire) non c'è limite.

E' da tempo che non seguo più le sue vicende forse pensando che avesse trovato il modo di ritirarsi in buon ordine, invece no.
Speravo avesse avuto modo di riflettere, redimersi e finalmente dare un esempio ai propri figli e nipoti.
Invece l'unica prerogativa di questa pseudosignora è la SCORRETTEZZA E LA MANCANZA DI QUALSIASI FORMA DI PUDORE.

Son sicura che dietro i suoi comportamenti c'è un discreto numero di avvocati che avranno sicuramente fatto il possibile per metterla al riparo da qualsiasi azione legale.

Tuttavia penso anche che il tam tam ripetuto e reiterato tra foodblogger, nei social network, il passaparola creerà tanto di quello scompiglio da costringere finalmente i vertici della televisione di stato ad abbandonarla al proprio destino.

Chissà magari è una falsa ipotesi, sicuro è che la signora si riciclerà magari con la scuola di cucina o collaborando con qualcuno privo di scrupoli come lei e comunque il maltolto non verrà di certo restituito.

Non perdi proprio il vizio, "signora" mia!
VERGOGNATI
Ecco la ricetta della torta ricotta pere e cioccolato liberamente ispirata al numero di ottobre 2009 di Sale e Pepe.

Dico liberamente ispirata perchè la base non è una frolla con l'albume montato come suggeriva la ricetta originale ma una frolla semplice senza nemmeno il lievito.

Perchè?

Perchè frettolosamente non l'ho letta, ho guardato la foto e ho creduto fosse una frolla e siccome a me la frolla riesce bene soltanto in un modo, quel modo ho usato.

Differisce anche nelle dosi del ripieno, ho usato 400 gr di ricotta di pecora freschissima setacciata e mescolata a 150 gr di zucchero semolato, al composto ho poi aggiunto 100 gr di cioccolato fondente spezzettato al 72% di cacao e due pere williams a cubetti (che non erano presenti nella ricetta originale ma che stavano per suicidarsi nel mio cestino della frutta)

Ok ho capito ecco la ricetta al milligrammo.


TORTA RICOTTA CIOCCOLATO E PERE
(stampo da 26 cm)


Per la frolla

500 gr di farina (300 gr grano duro e 200 gr 00)

200 gr di burro freddo a cubetti

170 gr di zucchero a velo

3 tuorli

scorza di limone grattugiata

un pizzico di sale


Per il ripieno

400 gr di ricotta di pecora freschissima

150 gr di zucchero semolato

100 gr di cioccolato fondente al 72%

2 pere williams a cubetti


La frolla è stata per anni la mia bestia nera, fino a quando non ho scoperto il metodo della scuola etoile.

Impasto il più velocemente possibile con una lama metallica (ikea santo subito) il burro freddo con lo zucchero, aggiungo le uova, gli aromi il sale e da ultimo la farina fino a farne un briciolame.

Con la punta delle dita raccolgo le briciole e le impasto fino ad ottenere una palla di impasto perfettamente omogenea.
Attenti a non lavorarla troppo altrimenti si "brucia".

Fare una palla, metterla in un sacchetto di nylon da alimenti e in frigo per almeno 3 ore.

Nel frattempo setacciare la ricotta e mescolarla allo zucchero, al cioccolato a piccoli pezzi e alle pere.

Foderare lo stampo imburrato e infarinato con un pò più della metà della pasta frolla mettere il ripieno e coprire con un altro disco di pasta frolla.

Praticare dei taglietti con il coltello sul disco superiore e infornare per circa 20 minuti a 180 °C.

Attenzione il forno deve essere già ben caldo perchè il contenuto elevato di burro potrebbe far sciogliere la pasta

venerdì 16 ottobre 2009

WBD again: Bread and Breakfast


YES I BAKE, ZORRA!

Here we are, our annual meeting all over the world.
Thanks to Zorra, foodbloggers celebrate bread and thousands of crusty, crunchy, fluffy, sweet, savory loaf are published at same time like a pacific invasion.
It doesn't matter being confident or not with all the secrets of panification.
Do it at least once in the life and you can't forgive it forever.

As every year and every challenge I've started my bread on last call.

Ok I had some troubles.
My first attempt was based on my young food-blogger culture.
I've follow all advices on long and slow rising with the smallest amount of fresh yeast per Kg of flour, waiting for about 14 hours, form delightful and perfect "filoni" and a wonderful smell all over my home and made only one insignificant mistake oven temperature was too high sooooo here is result.
Do you think I'm sexy?

REALLY??? Would you like some burnt lasagne? Ok let's sing a song and go ahead: yesterday all my trouble seem so far away.

Like every respectable desperate housewives I've my secret weapon in the kitchen (ok, I must confess I've some more than a weapon).

A blend of flour-yeast-salt ready to knead and bake.

Just follow strictly the instructions throw into the kneader flour blend water and olive oil rest the dough for the fixing time, put into the oven and...et voilà a perfect loaf ready for breakfast smelly, fluffy with an adorable crust.

It's a kind of magic.

The dream of every baker!


But I'm a food blogger too, don't forget it and trying to be organic at all. Soooo let's read ingredients. A blend of flour (0, 00 and Manitoba), sea salt, organic starter, malt, amylase and dextrose plus ascorbic acid. Anything dangerous at all.

Into the bag there are two yeast sachet just for two loaf and as fluid only water and olive oil, no animal fats or dehydrogenated fats!

Definitely better for our breakfast than every other industrial product and unexpected fast.

Have a nice World Bread Day.

martedì 13 ottobre 2009

topini

Basta lo giuro, con il fritto ho finito.
Non per problemi di salute ma perchè ho esaurito l'argomento anche su flickr, almeno per il momento.
Posso solo dire che mi pento e mi dolgo di non aver fotografato le fantastiche frittelle di mele della mia mercante di spezie preferita perchè davvero meritano, hanno quella marcia in più e una tira l'altra ma un pò perchè dolce veloce della sera, un pò perchè che ne so...sono sparite.
Inoltre questo post parla di una zia e anche queste vengono dalle mani e la mente di una zia.
Così, mentre mi cimento nella mia prima ribollita della stagione, mi viene un pò di nostalgia toscana e ripensando alla zia Giuliana, di cui sono stata ospite nel mio soggiorno montevarchino e ai suoi topini.
Veramente anche alle sue verdure, al suo pollo valdarnese, ai suoi conigli, alle sue lasagne, al suo trick-trock in collaborazione con lo zio Bruno che altro non è che il girarrosto, al suo camino acceso, alla sua bicicletta, al suo punto croce.
Insomma a lei e a tutto il suo mondo contadino, delicato, gentile e premuroso.
La sua discrezione, bontà d'animo e genuinità mi sono di esempio in un mondo dove tutti strillano, sbraitano, corrono, corrompono e accusano, dove sei con o contro e basta senza mezze misure e senza onestà.
No, non è uno sfogo; è che faccio parte di questo tempo, osservo questo mondo e tento di tenere lontano il mio spazio personale dall'avvelenamento quotidiano.
Insomma il mio spazio è personale ma da questo punto di vista è estremamente impersonale.
Di me filtra solo quel che io decido si sappia e nulla più, a volte però mio malgrado non posso far a meno di scrivere riflessioni piuttosto scontate o banali ma personali.
Che vi devo dire? o meglio che vi devo dare?
Ah si, la ricetta dei topini :)
Una precisazione preliminare è d'obbligo.
La zia accoppia i topini, foglie di salvia, a due a due e dentro ci incastra un pezzetto di acciuga prima di tuffarle nella pastella e friggerle.
Io avevo un avanzino di mozzarella in frigo e l'ho usato.
TOPINI
- foglie di salvia in numero pari
- acciughe sott'olio
- pezzetti di mozzarella ben scolata e asciutta (facoltativi)
- olio per friggere in frittura profonda
per la pastella:
- acqua frizzante ghiacciata
- farina 0
stemperare la farina con l'acqua fino ad ottenere una pastella non troppo fluida, va benissimo se un pò grumosa.
Accoppiare le foglie di salvia ben lavate e asciugate con un pezzetto di mozzarella e uno di acciuga come spiegato nella foto.
Passare nella pastella e friggere in olio profondo caldissimo.
Ah, che sia chiaro, non so perchè si chiamino topini.

domenica 11 ottobre 2009

Cali(n)canti Siculi

Si li ho incontrati, lo confesso.
E la cosa è stata reciproca, galeotto fu un refuso e la mia pignoleria da maestrina dalla penna rossa.

Sono arrivati in un pomeriggio pieno di sole in formazione completa.
E sono veri, verissimi, non sublimano non fanno magie strane ma ridono parlano chiaccherano riflettono proprio come i comuni mortali.
Questo è quel che ho pensato nella luce del pomeriggio.

Non sono folletti ma persone che si possono toccare, vedere e con cui parleresti per ore anche quando il time-limit di sopportazione serale delle tre iene è scaduto da un pezzo.

Eppure magici lo sono lo stesso a loro modo, si accendono ad ogni idea come lampadine e cominciano a volare di idea in idea che li guardi incantata.

Devono essere nati così i loro PDF appuntamento irrinunciabile per chi come me ama le idee geniali, idea inarrivabile per ognuno di noi, volo magico e pindarico tra e dentro le cose.

E così devono essere nati i loro ritratti alimentari e gli alimenti ritratti.

Che vi devo dire, il riccio è stato addomesticato e le spine non fanno poi male se a dirigere il coro ci sono i calicanti.

Volete sapere cos'è questo?
Un piccolo omaggio ispirato dai calicanti e fatto pensando a loro con tanta tenerezza.
La ricetta dello sformato di tenerumi è dei calicanti, la trovate nel pdf sulla Sicilia, ecco l'indirizzo http://lacucinadicalycanthus.net/?p=1494
Le panelle ce le ho messe io.

Panelle

- 250 gr di farina di ceci

- 750 ml di acqua fredda

- prezzemolo tritato finemente

- sale

- pepe
- olio per friggere (frittura profonda)


Stemperare la farina di ceci con l'acqua avendo cura di sciogliere i grumi (io uso una frusta a fili) mettere sulla fiamma bassissima e continuare a mescolare fino ad ottenere una polenta morbida.
E' pronta quando si stacca dal fondo e dalle pareti ma attenti a non farla asciugare troppo altrimenti l'impasto si creperà e sarà difficile da tagliare.
salare, pepare e prezzemolare.
Versare la polenta di ceci su un piano allo spessore di circa 1 cm e livellare con un cucchiaio bagnato o con una spatola
Lasciare raffreddare, diventerà dura e si potrà tagliare in quadrati, cerchi, triangoli insomma della forma che più vi piace.
Friggere i pezzi nell'olio bollente.

Associarli teneramente allo sformato di tenerezza e condire con una piccola goccia di limone.
Amen.
PS
Adesso vi svelo un segreto.
Sono anni che litigo con le panelle e tutte le volte la solita storia "la farina sarà vecchia" e invece il buon Ciccio Sultano con tre parole mi ha risolto il problema: "Staccare dalle pareti" ecco il segreto.

mercoledì 7 ottobre 2009

fermo macchine obbligatorio e vivere di rendita


Non è facile non agitarsi.
Non è facile essere mamme se si è stanchi, se si ha un'altra sorellina dentro la pancia, se la sera diventa tutto pesante e difficile tra i capricci da stanchezza delle bambine e anche miei.
Non lo è per niente, ci sono momenti in cui tutto sembra esserci contro e questo è uno di quei momenti.
Il risultato? Uno stop forzato, le contrazioni e la terapia.
Uno stop che parla di letto-poltrona-letto e poco altro quando stare in casa per me ha lo stesso effetto che ingabbiare un leone.
Fortunatamente il mio album virtuale su san Flickr mi salva da questa situazione non voluta e mi da lo spunto per impegnare almeno una parte del mio tempo.

Gli spaghetti cacio e pepe fano parte delle non ricette, una cosa di una semplicità disarmante e di una bontà unica a patto di utilizzare soltanto ingredienti di prima qualità.
Ma questa è anche una pasta infotografabile, se n'è accorta anche la bravissima Paoletta che appunto si è lasciata andare ad una riflessione fotografica molto più approfondita della mia oltre che ad una versione di questa pasta molto più scientifica della mia.
Prendendo spunto dalle obiezioni che le sono state sollevate e utilizzando il mio metodo anzichè quello di Antonello Colonna rilanciato per le vie del web da Jajo ho provato anche io a fotografare l'infotografabile tentando goffamente di evidenziare quella sorta di cremina golosa appiccicosetta che ricopre la pasta e che fa tanta gola.
Non so se ci sono riuscita, ho semplicemente provato ma la pasta era strepitosa, non delude mai.
CACIO E PEPE
(4 persone affamate)
- 350 gr di vermicelli (Garofalo o al più Voiello se devo scegliere due marche industriali)
- 240 gr di pecorino romano DOP grattugiato finemente
- pepe nero macinato al momento
lessare la pasta e nel frattempo versare nella zuppiera il formaggio grattugiato.
Salare pochissimo l'acqua di cottura della pasta (altra controversia, io sono a favore del sale) e amalgamare a poco a poco il formaggio con l'acqua di cottura in modo da formare una cremina aiutandosi con una frusta a fili.
Scolare la pasta e ancora leggermente grondante versarla nella ciotola, mescolare e spolverare con abbondante pepe.
Volete vedere la cremina?
Qui in foto di repertorio :D
Riguardo quelle foto e penso: sono cambiata io o potenza della reflex?

lunedì 5 ottobre 2009

Condizionamenti subliminali

Leggere i post di Comida de Mama è sempre un gran piacere.
Per tutto: per l'entusiasmo, perchè da lei c'è sempre da imparare, perchè è chiaccherona coinvolgente e ha un sacco di amici simpatici, perchè ha uno stile tutto suo e per mille altre ragioni che inevitabilmente sfociano in una strana amicizia a distanza che sembra non aver bisogno di prove di verifica.
Come sempre però ci sono delle frasi che ti rimangono in testa che stanno lì stazionano e fanno il tarlo da qualche parte nel cervello, messaggi che catturano che rimangono impigliati nella rete dei neuroni e che non se ne vanno.
Uno di questi è stata una sua frase sulla Porra di Juan, il marito di Annalibera eccola: "La consistenza quasi solida mi ricorda la zuppa di latte e biscotti che un mio amico faceva in colonia. Si diceva che il cucchiaio stesse su da solo."

Il cucchiaio stesse su da solo...la porra...i pomodori...la solare spagna...
Eccola versione copiata direttamente da lei.
Aperitivo, apripista di tutta un'estate e ricicloricetta con i fiocchi.

Il cucchiai(no) è di legno leggero giusto per non aver sorprese.
E sempre per non aver sorprese che ve lo dico affà? E' da sbattersi per terra.

Detto questo vi copincollo la ricetta così come l'ha scritta Elena, ma letta da lei è tutta un'altra cosa.

Porra
ingredienti per 4 persone


1 Kg di pane casereccio
1 Kg di pomodori maturi, pelati e privati dei semi
1 spicchio di aglio tritato finemente
mezzo bicchiere di olio
mezzo cucchiaio di aceto
sale


per guarnire:
2 uova sode
4 filetti di tonno sott'olio


Rimuovere la crosta del pane e tagliare la mollica in piccoli pezzi.
Ridurre i pomodori in purea, usando un passa verdure o un robot da cucina.
In una ciotola unire i due ingredienti, coprire e lasciare riposare in frigorifero per 3 ore.
Frullare il composto di pane e pomodoro aggiungendo l'olio, l'aglio tritato finemente e l'aceto. Regolare di sale ed eventualmente aggiungere un po' di aceto, a vostro gusto.
Si deve ottenere una crema piuttosto densa.
A parte preparare le uova sode. Le volete con un bel tuorlo giallo, brillante e cremoso?Seguite le indicazioni che trovate QUI.

Servire la crema fredda in piccole ciotole appoggiandovi sopra, a piacere, l'uovo sodo o i filetti di tonno.

venerdì 2 ottobre 2009

bagnett? bah...

I momenti di inattività si fanno sempre più frequenti e lunghi.
Momenti in cui rileggere il metro cubo e passa di riviste di cucina.
Momenti per farsi prendere a tratti dal sacro fuoco e cucinare ad oltranza fino a stremarsi o mettere in barattolo tutto quello che capita tra le mani.

Così tra la lettura di Sale e Pepe e questa loro versione del bagnett piemontese passa pochissimo.
In realtà non credo che questa ricetta corrisponda all'originale lo vedo troppo semplice, ma non avendo mai assaggiato il bagnett non posso far paragoni mi sembra qssomigli tantissimo ad un ketchup casalingo peraltro buonissimo.

Quindi tocca a voi dirmi o segnalarmi le ricette doc di bagnet, io in questo caso posso solo trascrivere la ricetta.

- 1 kg di pomodori maturi e dolci

- 1 peperone rosso di grandi dimensioni e dolce

- 1 cipolla

- 1 cucchiaio colmo di zucchero

-una presa di sale

- 30 ml di aceto di vino bianco.


Far cuocere in una pentola i pomodori tagliati a pezzetti, il peperone, la cipolla tritata lo zucchero e il sale.
Passare al passaverdure per ottenere una salsa da addensare a fuoco bassissimo sfumare con l'aceto di vino bianco e far addensare ancora.
Invasare nei barattoli sterilizzati in forno per mezz'ora a 120° C capovolgere e aspettare che si raffreddino.
Vi piace questa brutta copia delle Cuoche dell'Altro Mondo?

La versione di Nonna Genia suggerita da Elena

Nonna Genia.

Di Beppe Lodi e luciano De Giacomi.

E' un classico della cucina regionale piemontese, di Langa. se vuoi la storia, bellissima, raccontata dal suo pronipote eccola qui

Bagnèt rus

1 kg pomodori

- una cipolla

- una manciata di basilico

- una manciata di prezzemolo

- un rametto rosmarino

- due spicchi di aglio

- un peperoncino piccante e rosso

- una carota

- un peperone

- un gambo di sedano

- sale

- olio

- pepe

Si sbucciano i pomodori ben maturi e si mettono a cuocere, privi di semi, con gli aromi (cipolle, basilico, prezzemolo, rosmarino, aglio, un pezzo peperoncino piccante, un pezzo peperone).

Quando tutto è ben condensato si passa al setaccio, si rimette nella casseruola, aggiungi olio, pepe e sale, si porta a bollore, si scodella e si serve caldo.

Lo abbiniamo con il bollito

E questa la versione della famiglia del marito della mia mercante preferita

Questi gli ingredienti.

pomodori molto maturi

cipolla

carota

sedano

rosmarino

aglio

basilico

olio

aceto

zucchero

sale pepe e anche peperoncino