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martedì 16 ottobre 2012

WBD 2012: my children's potatoes bread

Here we are at the World Bread Day 2012.
This is one of the most sensational international food event of the year and I'm glad to partecipate.
Every year hundreds of food blogger from all over the world post all together in the same date hundreds of breads. All is due to the great effort of Zorra from Germany.
Thanks Zorra, really.

And now ladies and gentleman here I am with a crucial doubt.

Surrender or not to the packed bread for children's school snack?
Being happy mother of four fantastic little girls I've haven't so much time so I needed an effortless bread, healthy at the same time.

No fold, no triple raise, nothing please.

 Just dough, pan and oven. That's it.

And I need to be an organic mother avoiding to my girls every kind of junk. Obviously the simplier way is go to the supermarket and buy a cheap and plastic bread, but this way is the worst and unhealthy also....look to the ingredients, hydrogenated fats, sugars...a long list

In this bread, ingredient list will reduced to five in the plain type and you can choose only organic, of course.

You can leave out mashed potatoes but they'll give a chewy bread so similar to the packed one and to children taste.

This idea is based on the Focaccia Barese with a very hydrated dough and mashed potatoes in.



POTATOES BREAD (1 loaf pan or plum cake pan length 30 cm)

- 500 gr of flour (what you like, semolina mixed with all porpuse, whole flour....)
- 150 gr of mashed potatoes
- 3 tbs olive oil
- 1 teasp of salt or little bit more if you like more savory
- 300 gr o warm water
- 10 gr of fresh bakery yeast

You can choose the best way to knead: manual or mechanical.
Usually I use the microwaves oven to cook the potatoes and mash them still hot.
I add the warm puree to the other ingredients (last the salt and the olive oil!) in a bowl and
knead to obtain a very sticky dough or use the hang hook in your robot for the same result: a very very sticky dough.
Manually or not time kneading no more than 10-15 minute
Oil a bowl and let the dough raise slowly on your kitchen.
Once well raised, put the dough in a loaf pan without any additional care, yes baby you're right! You don't need fold.
Let raise again until the dough will reach pan's rim.

It doesn't matter how is time it will reach the rim, you can do hundreds of things with your children...sport, shopping, meet your friends or schoolmates, the dough will raise inspite of you!

Preheat the oven at 250°C and put the loaf in until the dough will raise again and have a gold crust.

MY TWO CENTS

This is a very hydrated dough but, if you like a tender and fluffy crust, gently spray on the surface of dough a little water just few seconds before put it into the oven and in the middle of cooking.
Cooking potatoes into the microwaves oven will reduce the water amount into the tuberous and will not blow salts and minerals.
I use this fantastic method for the gnocchi, too.

martedì 5 luglio 2011

Buh

Buh eccomi qua.
Bel modo per cominciare un post dopo due mesi che non scrivo!
Vabbe' diciamo che ho il crampo dello scrittore, diciamo che ho il crampo cerebrale quello che mi impedisce di entrare in cucina e di fare qualcosa di piu' difficile di un caffe' con la moka.
Ci vuole ogni tanto...si ma quando questo ogni tanto ti prende la mano diventa complicato tornare indietro.
Nella mia testa si sono accumulati fior di post, fighi o no non importa, stanno li' a giacere, ruminati e mai sputati.

Ma tant'e'.

Siccome poi non sono una gran frignona e mi piango addosso il giusto sorvolero' sugli impicci e imbrogli che in questi due mesi hanno impastoiato la sottoscritta.

Tornero'? Si ma da dove, perche' alla fine non me ne sono mai andata, nel senso che non avevo da scrivere e...ciccia...
Si che tornero' se tornare significa scrivere per esprimere.
Forse tornero' che gia' cosi' mi suona di una che se la tira.
Maddai.

Insomma in maniera goffa, tra le righe, ti vedo e non ti vedo queste due cazzate servono a dire che esisto, ho solo saltato il giro come al gioco dell'oca e so che mi avete cercato, ho sentito i vostri cucu' e li tengo da conto.

Ciao, eh?

giovedì 17 marzo 2011

CAMICIE ROSSE




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LE CAMICIE ROSSE

- uova intere a seconda del numero delle bocche
- salsa di pomodoro
- olio sale pepe
- uno spicchio di aglio
- basilico

In una padellina piccola, la più piccola che avete, scaldate l'olio fino a che non diventi bollente.
Friggete l'uovo piegando l'albume coagulato sul tuorlo condito con un pò di sale rivoltate e friggete dall'altra parte fino a che non si formi una leggera crosticina in superficie.
Scaldate altro olio di oliva in un tegame e brunite lo spicchio d'aglio.
Versate la salsa di pomodoro e portate a leggero bollore, deve fremere.
Calate le uova fritte nel sugo bollente.

Le uova a ragù era il mio piatto preferito da bambina.
Pane e sugo delle uova calate m'è rimasto sottopelle così come la padellina di alluminio a due manici della nonna.
Sicuramente i mille l'hanno mangiato, un piatto povero ma sostanzioso che la carne costava troppo.

Ringrazio Francesca Valerio www.francescav.com perche' tutto parte dalla sua iniziativa e del suo contagioso entusiasmo.

Se poi a qualcuno interessasse sapere come mi sento oggi.
Ecco, mi sento così.
Mi preme dire una cosa fuori dai denti.
LEGHISTI SIETE DEGLI EMERITI IMBECILLI

sabato 12 marzo 2011

Non ci riuscirò mai

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No, non ci riuscirò mai.
Decisamente la fotografia della carne non fa per me.
Penso che ci debba essere qualcosa che mi blocca l'occhio nel fotografare la carne.
Il pezzo succulento diventa truculento, la salsa vellutata sembra un mare di fango in cui galleggiano pezzi di qualcosa dall'improbabile colore.

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D'altra parte non si può dire che io non ci abbia provato più volte, come in questo caso.
L'unica volta in cui la foto era degna di questo nome è stato quando c'ha messo lo zampino Alex e l'anatra all'arancia con i marroni ha fatto la sua porca figura.

Certo, non ci si può piangere addosso se si persevera nell'errore, ci son fior di maestri (tre per la precisione) da cui trarre insegnamento.

E di porco maiale trattasi questa volta.
Che muore di mele e anche di arance.

Niente contest, è scaduto....come passa il tempo....ahahahhahah

Quel che forse è meno classico ma non saprei, è la doppia cottura fuoco/forno e la glassatura con una punta di miele.
Forse che si, forse che no.

Il fatto è che ho passato un (lungo) periodo privo di voglie.
Poca voglia di postare, di creare, di parlare, di partecipare.
Un letargo inspiegabile per una come me.
Ne esco a poco a poco anche se ne esco con qualcosa di poco fantasioso.
L'importante è uscirne.

PS siccome i loop ideativi spesso mi portano a trovare improbabili titoli per i miei post, sappiate che il titolo che avevo pensato era "L'amore delle tre melarance" come quello della favola.
Cambiato in corsa.

CARRE' DI MAIALE MELARANCIA
1 carrè di maiale
1 mela verde croccante e acidula (tipo granny smith o golden basta che abbia polpa compatta e non farinosa
1 arancia non trattata
una macinata di erbe di provenza
una spruzzata di cannella
olio ev
un dito di vino rosso
una punta di cucchiaino di miele
sedano, carota, cipolla tritati
sale e pepe


Sigillare la carne in poco olio ev in una casseruola e aggiungere il trito di sedano, carota e cipolla.
Lasciare stufare incoperchiando per circa 20 minuti, il tempo che le verdure siano tenere e la carne abbia rilasciato i propri succhi.
Scolare la carne e metterla su un tagliere.
Colare il sugo derivato dalla cottura schiacciando bene le verdure con il dorso di un cucchiaio e rimettere il sugo filtrato in una pentola adatta per il forno.
Affettare la mela e l'arancia senza sbucciarle.
Nel frattempo praticare dei tagli abbastanza profondi tra una costa e un'altra del carrè, in cui inserire le fette di mela.
Cospargere il tutto con le erbe aromatiche e la cannella.
Vi ricordate? il sugo sta nel fondo della casseruola, ecco: mettete intorno le fette di mezza arancia e spremetevi sopra il succo dell'altra mezza, poi adagiate il carrè sul tutto (sugo, arance a fette e succo di arancia).
Incoperchiate e mettete in forno a 180° C
Dopo circa 20 minuti scoperchiate e sfumate con un dito di vino rosso e la punta di miele.
Altri 10 minuti glassando la carne con un pennello.
Questi tempi dipendono dal peso della carne, il mio carrè pesava circa 1,2 kg.

sabato 12 febbraio 2011

A come Simmenthal. Abbecedario culinario della Trattoria Muvara

'

QUESTO POST E' STATO CREATO APPOSITAMENTE PER CONTRIBUIRE ALL'ABBECEDARIO CULINARIO CREATO DALLA TRATTORIA MUVARA.

Si lo so tutti a schifarsi (che poi su, almeno nei boy scout l'avete mangiata e v'è pure piaciuta).
Ma in fondo la Simmenthal cos'è se non una specie di aspic?

Ecco adesso è tardi e devo andare a dormire.
Se ne parla domani mattina ma intanto mi premeva aderire all'iniziativa dei trattori, che personalmente adoro.

Notte notte, poi vi spiego.

Eccomi.

Si tratta di un marbrè e ha una storia.

Agli inizi il mondo foodies si incontrava tra le pagine del forum della cucina italiana, stiamo parlando di roba di più di dieci anni fa.

Nomi che pian piano suonavano familiari.

Tra questi uno dei più attivi era Alberto Baccani che non ho avuto il piacere di conoscere di persona.

Da una costola di CI nacque nel 2000-2001 un altro forum, si trattava di Coquinaria.

Il primo raduno di coquinaria fu cosa per pochi intimi, tra alberi da frutta e grigliate in un'aia nel bolognese.

Attraversavo un tremendo periodo sentimentale e non sarò mai grata abbastanza a tutte le persone che da quel momento in poi mi hanno sostenuto in mille modi e che mi hanno sopportato.

Poi come talvolta accade si emigra e approdai ad un'altra esperienza felice, quella di Prezzemolo e Finocchio.

Che c'entra tutto questo con Baccani e i forum?

C'entra perchè quel maggio 2001 tra le altre cose buonissime portate dai partecipanti c'era anche il marbrè fatto con la sua ricetta.

Indimenticabile.

Lombardo a dispetto del nome e a metà strada tra la terrina e l'aspic.

Così dovendo pensare ad una ricetta per partecipare alla raccolta dei trattori m'è tornato alla memoria, l'ho cercato nel database di coquinaria e l'ho trovato.

Esattamente come me lo ricordavo.

Leggendo la ricetta rimarrete forse scettici per l'uso dell'olio e del burro (non in quantità eccessive) ma quando mettete in forma il marbrè i grassi si livelleranno in superficie solidificandosi con il raffreddamento e sarà facile toglierli.

Trattori se riesco penso anche a qualcosa di dolce, sempre se riesco.

MARBRÉ di Alberto Baccani


500 g di polpa di maiale (meglio ancora spalla di maiale fresco)
150 g di prosciutto crudo in una sola fetta
150 g di prosciutto cotto in una sola fetta
150 g di lingua salmistrata in una sola fetta
¾ di litro di vino rosso molto buono
1 cipolla
5 chiodi di garofano
5 bacche di ginepro
1 pezzetto di cannella
1 foglia d’alloro
40 g di burro
3 cucchiai di olio di oliva extravergine
20-25 g di gelatina in fogli
30 g di pistacchi
q.b. di sale e pepe


Dosi per 6-8 persone. Dividere a cubetti di 1 cm circa la polpa di maiale, il
prosciutto crudo, il prosciutto cotto, la lingua salmistrata; metterli in una
ciotola e coprirli con il vino rosso.

Aggiungere la cipolla divisa in 4 parti e i
chiodi di garofano, le bacche di ginepro, la cannella e l’alloro avvolti in un
sacchetto di garza; lasciar marinare per almeno 12 ore.

In una pentola di coccio coperta scolare la cipolla, tritarla finemente e farla rosolare a fuoco
dolce con il burro e l’olio, aggiungere la polpa di maiale, farla colorire da tutte
le parti, salare e pepare.

Unire il vino della marinata e lasciare cuocere per 15 minuti circa, aggiungere tutto il resto della marinata: i dadini di prosciutto cotto e crudo, la lingua, le spezie e lasciar cuocere ancora per 10 minuti facendo in modo che tutti i pezzi risultino perfettamente “stufati”.

A fine cottura aggiungere i pistacchi scottati e spelati e la colla di pesce fatta
ammorbidire in acqua fredda e strizzata.

Versare il composto in una terrina eliminando il mazzetto di spezie contenuto nel sacchetto di garza.

Appena sarà intiepidito coprirlo con un foglio di carta d’alluminio, adagiarvi sopra un peso e
tenere in frigorifero per almeno 12 ore.

Al momento di servire, immergere per un attimo lo stampo in acqua calda e capovolgerlo sul piatto di portata.


Osservazione: questa è la versione senza la carne di lepre che è invece il
classico marbré come precisato nel “Cucchiaio d’argento”. Per completezza,
preciso che il marbré classico con la lepre può essere fatto con lo stesso
procedimento sostituendo il prosciutto cotto con polpa di lepre, polpa di vitello,
lardo e del tartufo nero. La marinata invece è fatta con il marsala al posto del
vino rosso. Il tartufo a piccoli pezzi è aggiunto alla fine, insieme ai pistacchi

domenica 6 febbraio 2011

caccavelliadi: let's have fun!

caccavelliade logo



E dai che ce l'hai. E dai che lo sappiamo che se senti il fischio del nanetto di Peroni ti viene la voglia e non resisti. E dai ammettilo.

Ok tu, maniaco delle caccavelle che in un impeto di follia hai comprato la crepiera per tenerla a prendere polvere sotto il letto: voglio te!

Che dici? Non era una crepiera ma era un set di punte da sac a poche? Quelle che hai usato una volta sola nella tua vita ma vuoi mettere la torta della bambina che spettacolo? Ah no, scusa era una tajne magari verde acido come la mia.

Ok possessorre ossessivo compulsivo di caccavelle, va sotto il letto, ma anche nell'armadio dei panni da stirare o in cantina o in soffitta e perfino nel cassetto delle mutande e armati della caccavella giacente.

Il gioco te lo spiego velocemente ma prima....


ATTENZIONE
LA CACCAVELLIADE NON E' UN CONTEST
astenersi perditempo
La caccavelliade serve per usare l'inutilizzato, a far nascere nuove passioni, se lo vorrai a scambiare la caccavella di cui ti sei pentito con quella che sognavi ma non hai avuto il coraggio di comprare causa divorzio o trasloco in casa più grande.
Funziona così:
1. Dicesi caccavella un oggetto/attrezzo/gadget non indispensabile per la cucina base ma presente nella collezione di qualsiasi maniaco della cucina.
Di solito della collezione fanno parte anche pezzi acquistati nei vari viaggi anche all'estero, oggetti dall'uso sconosciuto.
Hai un coltellino per fare le spirali con le verdure? Ecco quella è una caccavella, tanto per fare un esempio. Oppure degli stencil da cupcake? Ecco un'altra caccavella.
Caccavella è anche quella ciotola che hai comprato per fare magari una foto da postare nel blog o da conservare ad eterna memoria, quel bicchierino dalla forma impossibile, quel cucchiaio di design che poi hai messo lì nel cassetto delle posate e ogni tanto ti chiedi perchè l'hai comprato.
2. Fai un post con la caccavella che preferisci, quella tecnica, quella artigianale, quella fashion, quella che non usi mai o quella che usi tutti i giorni, l'importante è che sia una caccavella.
Si lo so ci potresti fare almeno 10 post e allora falli nessuno te lo vieta, tanto non vinci niente, ricordi?
3. Vuoi fare uno scambio? Scambiare la caccavella del post con un'altra? Ok, puoi.
Scrivi in cima al tuo post così: QUESTA CACCAVELLA E' SCAMBIABILE CON..... gli interessati si contatteranno privatamente attivando lo scambio
4. Se vi va e avete tempo avvertitemi del post che avete pubblicato commentando questo post ne verrà fuori una raccolta e forse una bancarella virtuale
5. Quanto tempo hai? Quello che vuoi.
Se mi regge la pompa il tutto si concretizzerà a settembre (prima che cominci la scuola che poi sarebbe un delirio per tutti) con un mercato della caccavella che vorrei organizzare nella mia parrocchia.
Ripeto, se riesco.

Qualche anima pia riuscirebbe a generare un codice HTML da legare a questo post per farne un piccolo banner? Denghiu.

martedì 1 febbraio 2011

Buongiorno: che cos'è un blog?

prima primavera


Ok non ci giro intorno.
Un pò di tempo fa m'è capitato di leggere un divertissement (o almeno così m'è stato detto fosse) di cui non so che pensare.

Ma siccome ho un blog, ecco l'ho detto, e per me il blog è uno scambio continuo, un posto dove posso dire a chiare lettere le cose che penso senza mezzi termini, mi prendo mezza pagina del mio spazio (ma non per tirchieria, ma per dovere di sintesi) per scrivere appunto due righe sparse sulla mia opinione in merito all'articolo.

Ma mi corre l'obbligo di fare una premessa: le polemiche mi irritano, i giornalisti bloggari irritanti perchè se la tirano mi irritano, i piedistallofili mi irritano.
E questo post irritato lo scrivo solo perchè ho ritrovato tutto questo sia nell'intervento di partenza che nelle risposte.
Botta secca.
Ce ne vuole.

Vi lascio all'intervento di Dissapore, qui.
Un articolo sui 10 piatti più sopravvalutati.

E scrivo che ne penso.
Penso che se per essere a la page ti devi divertire a smontare e offendere le persone che magari non hanno i tuoi stessi gusti con l'unico intento di divertirti, così come mi hai risposto, non sei degno.

Qualcuno potrebbe pensare che mi rode per la risposta.
No, mi rode per il basso livello della risposta.

Analizziamo.
L'articolo mette all'indice 10 alimenti che come dire...sono stati sopravvalutati, osannati al di là dei reali meriti che l'alimento avrebbe per sè.
A casa mia questo si chiama gusto e si sa che il gusto è influenzato da mille fattori, non ultima la moda.
Quindi, a mio modo di vedere, i reali meriti non si stabiliscono, fanno parte della sfera personale.

Si parla del pane con il lievito madre fatto in casa, della birra italiana artigianale o delle marmellate e formaggi, ma c'entrano anche le ostriche, il baccalà, il sushi...

Ora: se ti piacciono o no, se li mangi o no è un problema tuo.
Possiamo parlare delle ragioni che te li hanno fatti declassare, ad esempio a me il baccalà non piace e il sushi non lo mangio per questioni etiche, ma ce ne corre da qui al coretto di "ooohhhh finalmente qualcuno lo dice....".

Il gusto fa parte del bagaglio culturale gastronomico di ognuno di noi, ma il voler per forza distruggere sarcasticamente mi sembra veramente un esercizio giornalistico vacuo e poco giusto.

Se mi vuoi dire che forse il loro essere di moda li ha visti proposti ovunque, li ha visti invadenti, sempre uguali a se stessi, prigionieri di clichè che proprio non ti piacciono allora ha un altro senso.
Che spesso il sushi te lo fanno pagare quanto una scarpa di Gucci e magari l'ha fatto uno con le mani fucilate allora...potrei al limite venirti incontro.

Ma le esecuzioni sommarie proprio non le sopporto.

Nulla vieta di servire i formaggi così per come sono o di accostarli a qualcos'altro.
Certo ultimamente il formaggio in purezza sembra quasi non possa essere mangiato e che vada coperto di marmellata ma non capisco dove sia il peccato.
Forse nell'avere esagerato, semmai.

Ma non si potrebbe essere leggermente più indulgenti nel tono? Ci si diverte anche smitizzando senza cattiveria a volte.

Lo so l'obiezione è che potevo anche stracatafottermene perchè il bello della rete è quello di poter non leggere quel che non ci piace, tanto per non farcene poi un'idea.

Buongiorno.

lunedì 24 gennaio 2011

a alla fine...non ho attaccato i poster

Ma giusto perchè non ne ho da attaccare.
In compenso ho guardato un paio di link (Alex mi ha ispirata con le polpette di carote e albicocche e Ciboulette un filo d'erba cipollina ha fatto il resto con le sue polpette di lenticchie), ho pensato, ho scartato curry et similia perchè ho capito realmente che le spezie indiane non fanno per me pur non avendo difficoltà a dire che se qualche indiana fosse disposta ad insegnarmene l'uso potrei ritornare sui miei passi.
E poi preferisco le erbe di Provenza.

il risultato sono stati questi


lentil burger


CHEESEBURGER DI LENTICCHIE

- lenticchie rosse lessate con gli odori che più vi piacciono, io ho preferito alloro, aglio, cipolla, sedano, carota e grani di pepe
- 1 tuorlo per circa 150 gr di lenticchie
- parmigiano reggiano 50 gr
- pinoli tostati
- un cucchiaino colmo di tahine ma la prossima volta le rotolo nei semi di sesamo
- erbe di provenza ma vanno bene anche altri aromi, quelli che più vi piacciono.

ho amalgamato il tutto (il tuorlo serve a legare, se avessi usato l'uovo intero il composto si sarebbe ammorbidito troppo), ho formato delle polpette schiacciate e le ho arrostite in una padella antiaderente senza ungerla.
Approposito di padelle, che ne pensate di quelle di ceramica?
Io ce le ho ma francamente preferisco l'antiaderente, sono certa che se avessi usato la padella di ceramica mi si sarebbe attaccato tutto, le poche volte che ho fatto la frittata usando pochissimo olio mi s'è incollata manco avesse avuto l'attack.
:(

Mi sono piaciute?
Si, un pò da dieta ma si.


lentil burger

domenica 23 gennaio 2011

trucchetti per siure

pomodori




Si per te, signora che vai dal verduraio con il filo di perle e mi rovini la piazza con i pomodori.
Ti servono per la dieta? Per fare il sugo al pupo? Tu, che chiedi i pomodori a gennaio e dal macellaio la vitella quella rosa tenere tenere per il tuo bambino o il petto di pollo.
A parte che non basterebbe una vita per farti capire quanto danno stai facendo che transeat la scelta per la tua famiglia ma davvero a me rovini la piazza.
Vabbè ti do sto consiglio e che non se ne parli più.

A luglio (non me ne frega niente che stai sdraiata sulla spiaggia più figa della Sardegna) comunque LUGLIO compra i pomodori maturi li prendi così per come sono e li metti nei sacchetti della congelazione, no dai non ti si rovinerà lo smalto per così poco...e li schiaffi nel freezer.

A GENNAIO prendi i pomodori ancora congelati, li passi sotto l'acqua del rubinetto calda e quelli PLOP lasceranno cadere la buccia, li butti nella padella con l'olio e l'aglio e ci fai il sugo.

Come dici? Crudi? Basilico?
Allora è un vizio, arrangiati.

martedì 14 dicembre 2010

va susitivi che fu santa Lucia


Non ho tempo, quest'anno non ho tempo.

Mia mamma quest'anno non ha avuto tempo e non ha potuto fare la solita telefonata da vent'anni sempre la stessa: oggi è santa Lucia mi raccomando, nè pane nè pasta.

In Sicilia la Santa gode di una venerazione particolare e il 13 dicembre tutti ricordano la carestia del 1646 a Siracusa, città dove la Santa nacque, l'arrivo provvidenziale del bastimento carico di grano la fame spinse la gente a cuocere il grano senza trasformarlo prima in farina, non c'era tempo per la pasta figuriamoci per il pane.


Lucia è la santa della Luce, la luce degli occhi che le furono strappati durante il martirio e miracolosamente ricrebbero e siccome il sacro il profano la notte dei tempi e il giorno dell'oggi si intrecciano sempre la festa si riferisce ai riti propiziatori del ritorno della luce nel giorno più buio dell'anno.


Faccio un giro, un promemoria, sperando che la santa non se ne abbia a male.


ARANCINE


Agli albori di questo mio spazio postai le arancine (oh non cominciamo, si chiamano arancine)

avevo le unghie finte che mi davano un fastidio mortale e mi veniva da ridere mentre tutta la famiglia provvedeva a prendermi per il chiulo.

Tutt'ora quando si parla di arancine in casa mia parte la lite sempre con mia mamma.

Lei le ha sempre fatte condendo il riso con il sugo di pomodoro, anche se l'arancina palermitana prevede rigorosamente il risotto allo zafferano.

Se glielo dici si offende a morte e non ti parla per il resto della giornata.

Io qui lo dico: preferisco lo zafferano ma poi gira vota e firrìa ricasco nelle sue.


CUCCIA

Il grano cotto condito con la ricotta dolce, i canditi e il vino cotto.

Io lo odiavo, non lo capivo, mi faceva schifo.

Non lo mangio da talmente tanti anni che mi son scordata il sapore e sono sicura che l'adorerei, il signore ha dato il pane a chi non aveva i denti.

Mia nonna mi racconta che al mattino, all'alba, in giro per le strade dei suonatori passavano per le strade di Trapani cantilenando: va susitivi chi è tardu, addumati la cuccìa e s'un mi ni rati un pocu a mmìa la pignata vi scattìa.


Alzatevi che è tardi (di solito le 5 del mattino) accendete la pentola della cuccìa e se non me ne date un pochino la pentola scoppierà.

Allo "scattìa" scoppiava un petardo che svegliava il quartiere.


Santa Lucia è anche molto amata in Emilia, lo so per i racconti di Giovannino Guareschi e credo lo sia un pò dappertutto in nord Italia


Elga la celebra con questi biscotti svedesi allo zenzero non ce l'ho fatta a fare un giro per vedere se altri han pubblicato qualcosa per santa Lucia.


Posso chiedervi di farlo voi per me?

Basterà postare il commento e il link, grazie.



domenica 14 novembre 2010

colori

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Incontriamo Noemi e Andrea in un bar vicino l'università.
Lei calabrese, dottorato di ricerca in storia dell'arte all'università di Siviglia, lui idem ma in geografia.
Chiediamo loro dove andare a mangiare, quali sono i posti giusti e subito si accende una discussione la gambas blanca a Triana esclama Noemi e Andrea...ma Triana è un quartiere da vedere accompagnati da qualcuno che lo conosca per ptoere apprezzarne l'atmosfera!
Meglio il centro storico.
Alla discussione si associano il barista e un signore e ne esce una mezza baruffa a colpi di risate in uno spagnolo a raffica di cui capisco una parola si e una no.

Il nome attira.
E attira ancora di più dopo la discussione con il tassista che ci parla del mercado de Triana.
Deciso, nella mezza mattinata che abbiamo libera ci si infila in taxi e si va.
Il quartiere di Triana è un pò come piazza Vittorio o San Lorenzo a Roma apparentemente non atraente almeno dal punto di vista turistico ma pieno di vita vera con la gente indaffarata, con le botteghe, le vetrine antiche e la sensazione che questa sia la vera Siviglia, quella di tutti i giorni e anche se non in ghingheri vi si respira un'aria autentica e bella lo stesso.

Il mercato di Triana un pò delude piccolissimo ma è curioso vedere che le mele cotogne si chiamano cuernodecabra o che lo squalo gattuccio o la verdesca lo chiamano cazòn e in sicilia inatti si chiama cazzone.
Mi piacciono le espressioni della gente, la gestualità mentre ci aggiriamo tra i banchi.

Le sacche di uova di pesce mi intrigano tantissimo.

Una signora ci rimprovera perchè tentiamo di capire perchè il tomillo ha i fiori blu e che cos'è la manzanilla gialla.
Ci dice che se tutti toccassero le erbe lei si ritroverebbe con i rametti e niente più.
Un pò mi vergogno e un pò mi fa sorridere con i suoi modi da popolana e le mani sui fianchi.

Uscite ci accorgiamo del bellissimo ponte e del tempietto alla base, dello spettacolo del fiume e del panorama.

Scendendo per le scale del mercato non poteva mancare Calle de la Inquisicion il che ci da quel tocco di inquietudine, pari solo ai ghirigori del barocco.

Ma intorno si aprono le botteghe della ceramica con i motivi a metà tra l'arabo e l'ebraico un fusion che produce colore, ricercatezza, verticali decorative e geometrie ripetute in tutte le declinazioni del blu o del rosso o del giallo.

E i decori si ripetono nei vasi alle finestre, nelle cornici dei balconi, nei portali.

Pezzetti di Siviglia che, facendo un rapido calcolo approssimativo, ci vorrebbe una settimana per ptoer dire di conoscerla almeno per sommi capi e noi avevamo a disposizione soltanto 24 ore e anche scarse.

Impressioni.

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venerdì 5 novembre 2010

Sevilla, Espana

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Come si vive qui?

La solita domanda che mi faccio tutte le volte che visito una città nuova.

Mi piacerebbe viverci? La risposta con Siviglia è stata immediata e diretta.

Si, mi piacerebbe.

L'impatto con Siviglia è impressionante, sembra il posto ideale. Sospesa tra nuovo e antico, un occhio al futuro e i piedi affondati nelle radici del passato.
Una città dai diversi stili fusi ed integrati tra loro, l'impressionante Alcazar, costruzione moresca fortificata al cui fianco svetta una delle cattedrali gotiche più belle che io abbia mai visto.

La passeggiata per le vie del centro un susseguirsi di negozi antichi i cui arredi non sono stati smantellati in favore del moderno.

Una cosa che ha dell'incredibile visto lo stato di abbandono in cui versa il centro storico di Roma, non ci siamo abituati.

Le farmacie antiche del centro ci fan fare un salto indietro di almeno 150 anni, tra palazzi di diversi stili: moresco, barocco, liberty senza per questo mai stonare, mai disturbare, si susseguono colorati di azulejos o decorati dai riccioluti stucchi barocchi mentre eteree signorine occhieggiano dai mosaici dorati delle facciate liberty senza per questo avere il senso dell'eccesso o del cacofonico.

Quello che colpisce in una città come questa che non è proprio piccolissima (conta 700000 abitanti e non è poco) è che la periferia è molto più piccola del centro storico.

La gente il centro lo vive e lo abita e se lo può permettere perchè, pur essendo un enorme isola pedonale, è organizzatissimo, tram e stazioni di bike sharing ad ogni angolo senza contare l'abbordabilità dei prezzi degli affitti e del vivere in generale.

Una città pulita inoltre e non solo nelle facciate delle case, brillanti e dai colori vividi senza patina di smog, ma anche attenta: gli autobus (che passano davvero con una frequenza impressionante) vanno a gas compatto ecocompatibile pur essendo arrivate in un orario di punta non abbiamo avuto la sensazione di una città congestionata dal traffico.

L'università e il suo viale sembrano tranquille, frotte di ragazzi, locali in piena isola pedonale non c'è traffico e non si rischia di venire arrotati ogni 10 metri.

In uno di questi bar universitari incontriamo Noemi e Andrea, lei calabrese lui di milano.

Parliamo e ridiamo, stanno facendo il dottorato di ricerca, abitano a Siviglia da 3 anni e forse avranno anche una prospettiva di lavoro.

Di certo c'è che riescono a vivere bene, non navigano nell'oro, ma sono contentissimi lo stesso almeno fanno quel che gli piace e ci dicono tranquillamente che questo è un posto dove la meritocrazia conta.

Ci segnano i posti dove andare a mangiare senza cascare dentro le TPT (trappole per turisti) e conserviamo la cartina come una reliquia.

Se qualcuno avesse bisogno di un paio di indirizzi utili basta dirlo.

In un bar (ecco l'unica pecca che ho trovato, si fuma, bleah) sento una ragazza strafaiga dire con fare scocciato "quiero un caffè muy muy muy muy corto!!!" italiana penso e allo stesso tempo penso...battaglia persa.

Ecco, gli spagnoli il caffè proprio non lo sanno fare anche se hanno la macchina per l'espresso così come non c'è verso di trovare chi parla inglese, niente da fare, nemmeno nei negozi per fighetti meno male che l'italiano è abbastanza simile.

Insomma torniamo alla ragazza.

Ci fermiamo a parlare, ha un fidanzato napoletano, vivono qui e ci dicono che in questo momento non ci pensano proprio a tornare in Italia.

Non so, mi sembra di capirla.

Di Siviglia so poco, so che hanno un ospedale universitario all'avanguardia ad esempio.

So che se la prima impressione è quella che conta e se il mio ideale di città è una città fruibile in tutti i suoi aspetti allora si, abiterei a Siviglia.

Cosa si fa poi il primo giorno in una città sconosciuta?

Si gira con il naso per aria e la mente svagata.

Vi lascio alcune immagini del nostro giro.

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My creation


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