Si parlava della festa di Halloween e di come anno dopo anno stia oscurando le nostre tradizioni.
Si perchè spesso per accontentare pargoli ansiosi (e come non capirli) di travestirsi ci si dimentica che anche noi abbiamo le nostre tradizioni legate alla commemorazione dei defunti.
E la nostra storia differisce e molto.
I nostri cari, le persone che abbiamo amato e che ci hanno lasciato continuano da qualche parte ad amarci nonostante la distanza e a sorriderci benevoli.
Non si sono trasformati in mostri, non sono adepti dei sabba demoniaci, non agitano catene e non piangono disperati.
Sono felici se noi siamo felici, sono felici se un bambino ride e lo dimostrano.
Ho fatto fatica a far capire alle mie figlie questo semplice concetto.
Ho fatto fatica a distoglierle da Halloween e da una tradizione che non ci appartiene.
Intendiamoci, non ho alcunchè contro Halloween che per certi versi considero anche divertente, mi spiace soltanto che si sia approfittato per trasformarla nell'ennesima commercializzazione portata all'estremo e che in nome dei profitti le nostre feste tradizionali siano state oscurate.
Obnubilati da tutto questo molti non sanno che esistono
tradizioni simili un pò ovunque in Italia, accompagnate da dolci tipici come il
pan co' santi qui nella splendida versione di Paoletta o le
fave dei morti versione triestina vestite a festa da Tuki de la ciliegina sulla torta.
O che i morti non fanno paura e la paura della morte si esorcizza colorando dolcetti anche in Messico, nel
dia de muertos e con l'occasione vi segnalo anche questo pane confezionato per il WBD il
pan de muertoLa Sicilia contribuisce anche in quest'occasione.
Nella mia casa ci si teneva molto, era una festa che io e mia sorella da bambine aspettavamo con ansia certe che sarebbe stato un tripudio.
Ho vaghi ricordi della festa dei morti, ricordo una specie di piccola caccia al tesoro a cercar giocattoli e dolcetti che terminava in una vera e propria pioggia di caramelle e cioccolatini e nell'immancabile rottura della pupa di zucchero.
Un pupazzo fatto di zucchero che veniva rotto con il martello per mangiarne un pò tutti finendo inevitabilmente impiastricciati dalla testa ai piedi
C'erano le figure tradizionali, il gallo, orlando furioso a cavallo, la pupa (come quella che vedete) e anche i personaggi dei cartoni animati di allora ricordo l'ape maya e topo gigio.
Nei miei ricordi la pupa di zucchero che ci regalava il nonno Mimmo era enorme, non finiva mai, un tripudio di colori e che piacere sgranocchiare indisturbati almeno per una volta tutto quello zucchero senza che nessuno si preoccupasse della salute dei denti.
Era tradizione e il nonno Mimmo la portava avanti sempre, anno dopo anno.
Pupe di zucchero per noi nipoti, non vi so dire quanto mi son sentita amata da questo nonno burbero e severo, e frutta martorana per i grandi.
Almeno un pezzetto che se la devo raccontare per bene, non è che ci piacesse.
O meglio. piaceva tanto al nonno, a me piaceva leccare la patina di zucchero cristallizzato e colorato che le ricopriva e basta.
Ieri sera il nonno Mimmo è tornato da noi e ci ha sorriso e con lui tutte le persone che hanno lasciato un segno nella mia vita.
Le ho ricordate in un flash commosso.
Tutto grazie al nonno Vito anche lui burbero severo e tanto amato dalle mie bambine e alla zia Ida che ha fatto da corriere.
Volevo dedicare questo post un pò così ad un'amica ritrovata siciliana come me in terra americana.
Lo faccio perchè so che mi capisce e perchè se qui in italia sta diventando difficile raccontare certe cose e mantenere le nostre tradizioni, tramandarle ai propri figli nel regno di Halloween è magari impossibile, vero Maria Vittoria?
Scusate ma devo assolutamente editare aggiungendo contributi davvero interessanti.
Uno è quello di Ornella di ammodomio che parla in maniera dettagliata di un antico piatto di origine greca, la Colva consumata in puglia.
Elvira anche la puglia da il suo contributo.
La cuoca itagnola, la Marina di Che bolle in pentola segnala questa bellissima iniziativa del dia de los muertos
Silvia è una che sa scrivere, c'è poco da fare, e racconta le sue tradizioni di famiglia romagnola commemorando.
E come dimenticare il pandolce della zia di Sere? Compagna di panza, credevi che mi fossi dimenticata del tuo bellissimo racconto?
Aggiungo qui la Coliva rumena segnalata da Elena, ne ho trovata una versione scritta in inglese e la mia amica Nicoleta me ne ha spiegato il senso, concludendo che lei si rifiuta di mangiarla perchè le fa impressione :)
22 commenti:
Che belle cose che racconti Enza..le tue bambine sono fortunate ad avere una mamma che sa raccontare tradizioni che appartengono anche a loro.Mi hai commosso.Bacione
Davvero un post interessante, brava!!!
Grazie Enza. Anche io come te ho raccontato delle nostre tradizioni romagnole. e anche io come te contesto il mercificare ogni cosa. anche il nostro passato che poi era il futuro di tanti.
bellissimi i tuoi ricordi enza, te l'avevo detto che avresti avuto molte cose da raccontare tu per questi giorni di festa...noi ricordiamo i nostri cari solo con la preghiera, niente giochi, niente biscotti,niente feste,forse sarà per il tempo che dalle mie parti ha sempre messo tristezza con le sue nebbie e le sue piogge. un forte abbraccio nat ( forse ci sono novità per il locale ti farò sapere non appena si concretizzeranno)
le nostre di tradizioni vengono scalzate da una zucca...e pure vedere la cosa ai cimiteri solo in un giorno non è piacevole...
Cara Vincenza come sempre riesci a dire quello che noi pensiamo! Brava! Non conosco tutte le tue amiche del blog ma le saluto tutte con affetto. Sono una collega di Enza e vi assicuro che in questo periodo ci manca!!!!! "Sforna" presto la bimba e torna con noi! Baci Baci
Parole sante (e toccanti) cara Enza :-D
:D
e due! oramà faccio parte integrante del tuo blog e ne sono felice ;) ma ci compenetriamo dammi tempo...
quella di Halloween è diventata una festa incubo...senza parafrasare ;)
I bambini di oggi sono bombardati da queste "cose nuove" che entrano, vuoi o non vuoi, senza rispetto nella tua vita, nei tuoi ricordi di bambina, nelle tradizioni radicate nelle nostre famiglie, ma ho capito che è impossibile arrestare questo nuovo che avanza, impossibile! allora ok ho detto ti vuoi mascherare? facciamo che andiamo un giorno in america ma dopo torniamo in sicilia alle "cose nostre"
(da leggere con cadenza sicula)
i ficurinia sono invasati ;) 'u ciavuru...e il sapore la fine du munnu! sei troppo brava amica mia.
ho dato il tuo link a mia madre che si è fatta una bella risata leggendo il post e va matta per queste conserve e ha scopiazzato puru idda
:*
Ciao ! Ma tu la sai la filastrocca che finisce: la pupa era zucchero e miele e noi siamo marito e mugliere (scusa il dialetto) Che belli che sono questi dolci !!
ne parlavamo ieri a tavola con Lele. Ostentare qualcosa che non ci appartiene e farlo nostro a tutti i costi perchè "diverte".
Quando sarà il momento di spiegare a mio figlio ed a quelli che verranno (mica mi fermo a uno eh?) le tradizioni della festa dei Santi e dei Morti, beh, gli racconterò del pandolce che si faceva e tutt'ora si prepara con la zia! :)
Grazie per avermi raccontato la tua tradizione!
Ti abbraccio compagna di panza!
che bella questa sera...il nonno che torna...le pupe di zucchero le tue bambine e poi te....un abbraccio
bellissimo post, da studiare
la colva assomiglia alla coliva rumena, vado a chiedere lumi anche se ho già sbirciato un po' sul blog di ammodomio prima di scrivere questo commento e ho visto che c'è l'etimologia
brava enza!!!
Si' le tradizioni sono belle e importanti, ma bisogna averle e sentirle per capirle. Non mi piace Halloween e purtroppo ha preso piede anche qui in NZ, (ma non in casa mia...) pero' capisco che l'animo umano ha bisogno di queste cose e ci sono tante persone che se non hanno una tradizione se la cercano, adottano, creano e...diciamola brutalmente, comprano.
che bel post Enza, letto tutto d'un fiato. Mentre leggevo pensavo alle mie tradizioni del giorno dei morti, non credo che culinariamente parlando ne avessi, ricordo solo che si tornava nel paese di mio papà a mettere le candele in cimitero e a portare fiori freschi. Ed era un bel fare.
ciao Enza!
molto bello questo tuo post...
ma paerché hai tolto i feed? mi perdo un sacco di post... ma poi li ritrovo, in ritardo, ma li ritrovo...
Lo sai che anche io avevo pensato al nome "Irene", perché dea della pace? ma forse inconsciamente volevo un diavoletto, e ho scelto Sara, che mostra il suo caratterino già ora, anche se forse è tutta colpa del reflusso, perché quando sta bene è un amore di gnoma con le orecchie a tortellino!
un abbraccio alla panzona!
Proprio domenica a casa di mio fratello, i miei rievocavano l’antica abitudine calabrese di cucinare pasta (tagliatelle home made spezzettate) e ceci e di farne dono ai vicini di casa, in suffragio dei propri cari.
Di rimando io e mio fratello abbiamo rievocato gli anni in cui a Messina abbiamo avuto modo di conoscere ed appezzare il modo di vivere la ricorrenza del 2 novembre: i biscotti “ossa dei morti” in bella mostra in ogni pasticceria, i regali per i bimbi mandati da chi non c’è più ed i famosissimi frutti di pasta martorana.
Un affettuoso ponte d’amore che unisce le famiglie viventi su questa terra e nell’aldilà!
Concordo con la linea del tuo post :)
non è facile parlare di certe cose.
peraltro non ne ho nemmeno al competenza antropologica ma mi fa piacere, perchè da un post nato così in due minuti proprio per non lasciar andare l'evento senza spendere due parole in più ho avuto modo di allargare i confini regionali facendoli diventare nazionali e ridare un senso diverso e forse più vero ad una commemorazione che a volte trovo svilita dalla mascariata di halloween.
vale, Claudia mi ha aiutato ad aggiustare il feed, spero rifunzioni.
è che la mia Sara ognit anto clicca a vuoto e vai con il casino...ste sarette
E' vero non è facile toccare certi tasti ma io mi sono accocolata in queste tue parole per cinque minuti. Sono riuscita a staccare la spina e fermarmi a riflettere ancora una volta sul significato della perdita, cosa non facile in questi giorni frenetici, che stanno sfiornado il panico influenza..tra l altro non si sta vaccinando quasi nessuno a Ferrara... Ti abbraccio, e contaci, che se si passa per Roma, sta di tappa casa di Enzina:))
ciao Enza, solo per dirti che da noi a Genova ( o perlomeno a casa mia) per i morti si mangia lo zimino di ceci, una minestra a base di ceci e bietoline, con i crostini...l'ho fatto per il 2 novembre e sapeva di mamma!!
ciao ciao
federica
Grazie Enza! mi sono commossa e mi hai fatto ricordare i miei nonni burberi e severi, mi sa che erano tutti cosi costituzionalmente. Mi sono lamentata con mia madre che e` qui con me di non avere mai ricevuto un pupo/a di zucchero e mi ha detto che e` una tradizione della Sicilia occidentale, infatti lei con i pupi di zucchero ci e` cresciuta (a Caltanissetta), nei miei ricordi solo frutta martorana profumata. Un abbraccio, Nike (una che non torna a casa per i morti dal 2001)
:) l'abbraccio è panzuto e transoceanico. anche la calabria e la liguria finiranno nel post ma adesso nanna che le mamme vanno a dormire con le galline.
Sottoscrivo tutto. Al 100%.
Non aggiungo una sola parola, rischierei di rovinare questo post bellissimo.
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