domenica 29 novembre 2009

un errore condito con amore

Era Maggio ed era il 2003. Un Maggio strano, difficile da digerire, da far passare.

Manco fosse stato Marzo.

Ed era il ponte del 1 Maggio da mettersi in macchina e procedere controcorrente, il nord al sud, il sud al sud e due soli invece puntarono al nord.

Io e mio (non ancora non allora) marito. Direzione Nord, direzione Parma.

Fu un'indigestione, parmigiano reggiano, culatello, lesso e salse anche se facevano 25 gradi, la mostra del Parmigianino, i monumenti, le chiese, i castelli, le torri, la bassa emiliana, i tortelli con le code di zucca e di spinaci, le sagre, la campagna.

E talmente tanto indigestione fu da partire in due e tornare felicemente sazi e in tre.

Due anni dopo s'era sulla strada per Mantova e s'era in quattro: 3 fuori e Livia dentro.

E lì di nuovo tortelli e di nuovo zucca.

E come si fa a dire tortelli e non dire burro? Nocciòla per me grazie e niente parmigiano.

Tornati a casa tutte le volte che vogliamo ricordare quei viaggi metto mano all'immancabile pezzo di zucca barucca e preparo i tortelli.

La prima volta che lo feci però commisi il solito errore, troppo ripieno poca pasta.

E dall'errore di valutazione agli gnocchi di zucca il passo è stato brevissimo ed errore per errore preparo i tortelli di zucca alla parmigiana ovvero solo zucca, tanto parmigiano, una grattatina di noce moscata e un uovo a legare e gli gnocchi come se fossi a Mantova.

Come?

GNOCCHI DI ZUCCA E BURRO NOCCIOLA

Per gli gnocchi:

- un pezzo di zucca barucca o di chioggia o mantovana dolce e farinosa

- tanto parmigiano, almeno metà del peso della zucca cotta

- una grattatina di noce moscata

- sale e pepe

- 1 uovo intero ogni 250 gr di composto

- farina 00 qb

- 3 amaretti ogni 300 gr di composto

- mostarda preferibilmente mantovana tritata al coltello ma finemente 50 gr ogni 250 gr di composto

PER CONDIRE

Burro di ottima qualità

Gli gnocchi di per se non son difficili da fare ci vuole un pò di esperienza e manualità, da quel giorno son passati più di 6 anni :)

Comunque ci son alcuni accorgimenti, la zucca privata di semi e filamenti ma con la buccia, per esempio, la cuocio al forno avvolta in un foglio di alluminio e ad alta temperatura (180°).

Una volta cotta la privo della buccia che a questo punto verrà via facilmente e la passo allo schiacciapatate ancora calda.

Lascio intiepidire e aggiungo il resto degli ingredienti tranne la farina.

La farina 00 l'aggiungo quando tutto è amalgamato e freddo a quel punto ne aggiungo quanto basta per ottenere un composto non più appiccicoso, con cui formare un rotolo di circa 1,5 cm diam da tagliare su un piano abbondantemente infarinato e passare sul rigagnocchi.

Gli gnocchi vanno tuffati in acqua bollente salata, l'acqua deve però solo fremere senza bollire vivacemente pena il disfacimento della fatica e gli gnocchi tirati su quando vengono a galla.

L'unico condimento per me concepibile è il burro nocciola che si ottiene facendo andare il burro a fuoco medio-basso fino a che non acquisisce un bel colore dorato e un gusto più pronunciato.

Dovete ammettere che quella gocciolina fa gola.

Niente parmigiano, non per me.

Con questa non ricetta vorrei partecipare al contest più morbido del web, promosso da Sandra di Un Tocco di Zenzero. Devo confessare che ci ho pensato moltissimo e non volevo mancare, specie dopo l'esperienza del panel test delle fattorie Fiandino per una serie di motivi.
Non vedevo altro modo per proporlo se non il classico pane e burro, in purezza insomma o se non per preparazioni tecniche tipo la pasta sfoglia o la pasta frolla.

Nemmeno le aromatizzazioni mi sembravano capaci di dare al burro il giusto spazio.

Mi spiego: il burro al tartufo di che sa? dai è facile: sa molto di tartufo e poco di burro quasi che quest'ultimo fosse da considerare unicamente un vettore del gusto principale.

Ecco perchè ho scelto uno gnocco dal sapore delicato, salato si ma non aggressivo e che può tranquillamente fare a meno della pioggia di parmigiano ma non può prescindere dalla pioggia di burro.

Insomma più ci pensavo e più non mi veniva niente da proporre e anche questa alla fine è una non ricetta perchè il burro buono merita un morso così senza niente non credete?

Sinceramente il panel test l'ho trovato talmente serio e ben condotto che mi sembrava anche doveroso dare il mio contributo.

Ho avuto modo di assaggiare un prodotto di qualità eccellente cosa difficilmente reperibile in Italia quando si tratta di burro, come non ricambiare nel mio piccolo?

venerdì 27 novembre 2009

I'm from Sicily like a cannolo. Sono siciliana tanto quanto un cannolo.

The November 2009 Daring Bakers Challenge was chosen and hosted by Lisa Michele of Parsley, Sage, Desserts and Line Drives. She chose the Italian Pastry, Cannolo (Cannoli is plural), using the cookbooks Lidia’s Italian-American Kitchen by Lidia Matticchio Bastianich and The Sopranos Family Cookbook by Allen Rucker; recipes by Michelle Scicolone, as ingredient/direction guides. She added her own modifications/changes, so the recipe is not 100% verbatim from either book.
Lidisano’s CannoliMakes 22-24 4-inch cannoli
Prep time:Dough – 2 hours and 10-20 minutes, including resting time, and depending on whether you do it by hand or machine.
Filling – 5-10 minutes plus chilling time (about 2 hours or more)
Frying – 1-2 minutes per cannoliAssemble – 20–30 minutes

RECIPE NOTE: THE EQUIVALENTS FROM THIS RECIPE WERE PREPARED USING THIS CONVERSION SITE: http://www.gourmetsleuth.com/index.asp.

CANNOLI SHELLS
2 cups (250 grams/8.82 ounces) all-purpose flour
2 tablespoons(28 grams/1 ounce) sugar
1 teaspoon (5 grams/0.06 ounces) unsweetened baking cocoa powder
1/2 teaspoon (1.15 grams/0.04 ounces) ground cinnamon
1/2 teaspoon (approx. 3 grams/0.11 ounces) salt
3 tablespoons (42 grams/1.5 ounces) vegetable or olive oil
1 teaspoon (5 grams/0.18 ounces) white wine vinegar
Approximately 1/2 cup (approx. 59 grams/approx. 4 fluid ounces/approx. 125 ml) sweet Marsala or any white or red wine you have on hand
1 large egg, separated (you will need the egg white but not the yolk)
Vegetable or any neutral oil for frying
– about 2 quarts (8 cups/approx. 2 litres)1/2 cup (approx. 62 grams/2 ounces) toasted, chopped pistachio nuts, mini chocolate chips/grated chocolate and/or candied or plain zests, fruits etc.. for garnish
Confectioners' sugar

Note - If you want a chocolate cannoli dough, substitute a few tablespoons of the flour (about 25%) with a few tablespoons of dark, unsweetened cocoa powder (Dutch process) and a little more wine until you have a workable dough (Thanks to Audax).

CANNOLI FILLING
2 lbs (approx. 3.5 cups/approx. 1 kg/32 ounces) ricotta cheese, drained
1 2/3 cups cup (160 grams/6 ounces) confectioner’s sugar, (more or less, depending on how sweet you want it), sifted
1/2 teaspoon (1.15 grams/0.04 ounces) ground cinnamon
1 teaspoon (4 grams/0.15 ounces) pure vanilla extract or the beans from one vanilla bean
3 tablespoons (approx. 28 grams/approx. 1 ounce) finely chopped good quality chocolate of your choice
2 tablespoons (12 grams/0.42 ounces) of finely chopped, candied orange peel, or the grated zest of one small to medium orange
3 tablespoons (23 grams/0.81 ounce) toasted, finely chopped pistachios
Note - If you want chocolate ricotta filling, add a few tablespoons of dark, unsweetened cocoa powder to the above recipe, and thin it out with a few drops of warm water if too thick to pipe.

DIRECTIONS FOR SHELLS:
1. In the bowl of an electric stand mixer or food processor, combine the flour, sugar, cocoa, cinnamon, and salt. Stir in the oil, vinegar, and enough of the wine to make a soft dough.
Turn the dough out onto a lightly floured surface and knead until smooth and well blended, about 2 minutes. Shape the dough into a ball. Cover with plastic wrap and let rest in the fridge from 2 hours to overnight.
2 Cut the dough into two pieces. Keep the remaining dough covered while you work. Lightly flour a large cutting or pastry board and roll the dough until super thin, about 1/16 to 1/8” thick (An area of about 13 inches by 18 inches should give you that). Cut out 3 to 5-inch circles (3-inch – small/medium; 4-inch – medium/large; 5-inch;- large. Your choice). Roll the cut out circle into an oval, rolling it larger and thinner if it’s shrunk a little.
3 Oil the outside of the cannoli tubes (You only have to do this once, as the oil from the deep fry will keep them well, uhh, oiled..lol). Roll a dough oval from the long side (If square, position like a diamond, and place tube/form on the corner closest to you, then roll) around each tube/form and dab a little egg white on the dough where the edges overlap. (Avoid getting egg white on the tube, or the pastry will stick to it.) Press well to seal. Set aside to let the egg white seal dry a little.
4. In a deep heavy saucepan, pour enough oil to reach a depth of 3 inches, or if using an electric deep-fryer, follow the manufacturer's directions. Heat the oil to 375°F (190 °C) on a deep fry thermometer, or until a small piece of the dough or bread cube placed in the oil sizzles and browns in 1 minute. Have ready a tray or sheet pan lined with paper towels or paper bags.
5. Carefully lower a few of the cannoli tubes into the hot oil. Do not crowd the pan. Fry the shells until golden, about 2 minutes, turning them so that they brown evenly.
8. Lift a cannoli tube with a wire skimmer or large slotted spoon, out of the oil. Using tongs, grasp the cannoli tube at one end. Very carefully remove the cannoli tube with the open sides straight up and down so that the oil flows back into the pan. Place the tube on paper towels or bags to drain. Repeat with the remaining tubes. While they are still hot, grasp the tubes with a potholder and pull the cannoli shells off the tubes with a pair of tongs, or with your hand protected by an oven mitt or towel. Let the shells cool completely on the paper towels. Place shells on cooling rack until ready to fill.
9. Repeat making and frying the shells with the remaining dough. If you are reusing the cannoli tubes, let them cool before wrapping them in the dough.
Pasta Machine method:
1. Divide the dough into 4 equal pieces. Starting at the middle setting, run one of the pieces of dough through the rollers of a pasta machine. Lightly dust the dough with flour as needed to keep it from sticking. Pass the dough through the machine repeatedly, until you reach the highest or second highest setting. The dough should be about 4 inches wide and thin enough to see your hand through
2. Continue rolling out the remaining dough. If you do not have enough cannoli tubes for all of the dough, lay the pieces of dough on sheets of plastic wrap and keep them covered until you are ready to use them.
3, Roll, cut out and fry the cannoli shells as according to the directions above.

For stacked cannoli:
1. Heat 2-inches of oil in a saucepan or deep sauté pan, to 350-375°F (176 - 190 °C).
2. Cut out desired shapes with cutters or a sharp knife. Deep fry until golden brown and blistered on each side, about 1 – 2 minutes. Remove from oil with wire skimmer or large slotted spoon, then place on paper towels or bags until dry and grease free. If they balloon up in the hot oil, dock them lightly prior to frying. Place on cooling rack until ready to stack with filling.

DIRECTIONS FOR FILLING:
1. Line a strainer with cheesecloth. Place the ricotta in the strainer over a bowl, and cover with plastic wrap and a towel. Weight it down with a heavy can, and let the ricotta drain in the refrigerator for several hours to overnight.
2. In a bowl with electric mixer, beat ricotta until smooth and creamy. Beat in confectioner’s sugar, cinnamon, vanilla and blend until smooth. Transfer to another bowl and stir in chocolate, zest and nuts. Chill until firm.(The filling can be made up to 24 hours prior to filling the shells. Just cover and keep refrigerated).

ASSEMBLE THE CANNOLI:
1. When ready to serve..fill a pastry bag fitted with a 1/2-inch plain or star tip, or a ziplock bag, with the ricotta cream. If using a ziplock bag, cut about 1/2 inch off one corner. Insert the tip in the cannoli shell and squeeze gently until the shell is half filled. Turn the shell and fill the other side. You can also use a teaspoon to do this, although it’s messier and will take longer.
2. Press or dip cannoli in chopped pistachios, grated chocolate/mini chocolate chips, candied fruit or zest into the cream at each end. Dust with confectioner’s sugar and/or drizzles of melted chocolate if desired.
TIPS AND NOTES:
- Dough must be stiff and well kneaded
- Rolling the dough to paper thinness, using either a rolling pin or pasta machine, is very important. If the dough is not rolled thin enough, it will not blister, and good cannoli should have a blistered surface.
- Initially, this dough is VERY stubborn, but keep rolling, it eventually gives in. Before cutting the shapes, let the dough rest a bit, covered, as it tends to spring back into a smaller shapes once cut. Then again, you can also roll circles larger after they’re cut, and/or into ovals, which gives you more space for filling.
- Your basic set of round cutters usually doesn’t contain a 5-inch cutter. Try a plastic container top, bowl etc, or just roll each circle to 5 inches. There will always be something in your kitchen that’s round and 5-inches if you want large cannoli.
- Oil should be at least 3 inches deep and hot – 360°F-375°F, or you’ll end up with greasy shells. I prefer 350°F - 360°F because I felt the shells darkened too quickly at 375°F.
- If using the cannoli forms, when you drop the dough on the form into the oil, they tend to sink to the bottom, resulting in one side darkening more. Use a slotted spoon or skimmer to gently lift and roll them while frying.
- DO NOT crowd the pan. Cannoli should be fried 2-4 at a time, depending on the width of your saucepan or deep fryer. Turn them once, and lift them out gently with a slotted spoon/wire skimmer and tongs. Just use a wire strainer or slotted spoon for flat cannoli shapes.
- When the cannoli turns light brown - uniform in color, watch it closely or remove it. If it’s already a deep brown when you remove it, you might end up with a really dark or slightly burnt shell.
- Depending on how much scrap you have left after cutting out all of your cannoli shapes, you can either fry them up and sprinkle with confectioner’s sugar for a crispy treat, or let the scraps rest under plastic wrap and a towel, then re-roll and cut more cannoli shapes.
- Push forms out of cannoli very gently, being careful not to break the shells as they are very delicate. DO NOT let the cannoli cool on the form, or you may never get it off without it breaking. Try to take it off while still hot. Hold it with a cloth in the center, and push the form out with a butter knife or the back of a spoon.
- When adding the confectioner’s sugar to the filling..TASTE. You may like it sweeter than what the recipe calls for, or less sweet, so add in increments.
- Fill cannoli right before serving! If you fill them an hour or so prior, you’ll end up with soggy cannoli shells.
- If you want to prepare the shells ahead of time, store them in an airtight container, then re-crisp in a 350°F (176 °C) oven for a few minutes, before filling.
- Practice makes perfect. My first batch of shells came out less than spectacular, and that’s an understatement. As you go along, you’ll see what will make them more aesthetically pleasing, and adjust accordingly when rolling. My next several batches turned out great. Don’t give up!!

MY TWO CENTS
I’ve some claim about recipe.
In Sicily, in west part indeed, cannoli are more simple either in the dough either in the filling.
No cinnamon in the dough or other than just cocoa or coffee powder for flavouring.
No vanilla flavour or cinnamon in the ricotta cheese filling just sugar, ricotta, chocolate and candied peel orange anything else.
And the ancient filling is more simple, just ricotta and sugar.
So I can’t agree with this recipe.
In one of my older post I’ve reported two recipe one coming from the bakery of the village where my parents live and one from “bitter almonds” Maria Grammatico’s book.
She’s one of the most famous and brilliant pastry chef in Sicily and also the depositary of our ancient sweet culture.
I had both versions, more simple and fragile at the same moment from bakery and stronger and flavourful from Maria Grammatico.
I can't choose my favorite.
In my daring baker posts I've used to be ironic and funny but right now with this recipe I can't.
As I read "cannoli" I was suddenly sad thinking about my wonderful and persecuted island.
Being Sicilian even if pregnant gave me the moral enhance to partecipate to this month Daring Challenge.

A challenge that forced me running into the kitchen with febrile motion just to do one of the most known sweet of my region.

A tribute to sicilian smells and flavours, to sheep ricotta cheese, to our wild and suffered countryland.

I can't resist.

And I can't resist to publish this videoKeep in mind that both actors are sicilian and they're talking about what being sicilian means.
One on the left side is proud to be sicilian and the other one on the right is ashmed to be.
The left and the right in the dialogue are in opposite and they become lyric talking about our heroes: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, don Pino Puglisi two magistrate and a priest murdered from mafia.
This is in my opinion being sicilian.

Proud and talentous and dishonest or lazy at the same time.
It' s always a contraddiction, we love and hate our island we felt in love and we go away as we can.
This is the reason why I've stopped my silence and take this challenge like a present.
Here in my flickr set you can find some shots taken in my Island's part (I'm from Trapani at the west end) I hope you'll enjoy them.
Maybe I'll deliver during the first part of december, I need your support.
See you soon.

mercoledì 25 novembre 2009

Furia Blogger: ovvero come non arrendersi davanti all'introvabile


Non è la prima volta che cado in trappola.

Ma questa volta è grave anzi gravissimo perchè sono stata istigata/ispirata da due ragazze, Virginia Spilucchino e Alicia Erborina che sanno il fatto loro a tal punto che mi è venuto spontaneo lanciarmi a testa bassa nella ricerca delle patate viola.
E ditelo che ci sareste cascati anche voi.

E allora cerca la vendita on line: niente; contatta la sorella: aspetta, prima che mi rida in faccia per il resto della vita.
Stavo per gettare la spugna quando uno strano caso mi ha portato ad un supermercato che non frequento dai tempi universitari.
E lì: Ta-Dah un settore del fresco introvabile raro esotico mai visto così grande e così fornito.
Patate violette e topinambour provenienza francia.
Curiosioni vi dico il prezzo non proprio cheap: 3 euro/kg.

Un pò care però vuoi mettere la contentezza, si ma anche i dubbi.
Perchè se da una parte avrei potuto replicare le loro ricette dall'altra avevo voglia di nuove cose.
Così, come spesso mi accade, son caduta in mezzo.

La cosa più semplice da fare:

Crema di porri e pureè di patate (violette)

Per la crema di porri

- 500 gr di porri
- 1 grossa patata
- pochissimo vino bianco
- brodo vegetale (carota sedano cipolla e fili di prezzemolo)
- olio extravergine di oliva
- sale e pepe

far sudare i porri tagliati a rondelle e la patata a cubetti in poco olio a fuoco molto basso.
Sfumare con il vino bianco e allungare con il brodo.
Far andare fino a che le verdure non sarano tenere, quasi disfatte.
Frullare fino ad ottenere una crema di consistenza liscia (devo forse scrivere vellutata?).
Per il purè di patate violette
- Patate violette
- Parmigiano
- Latte
- Una noce di burro
- sale e pepe
volutamente non ho dato le dosi del latte e del parmigiano rispetto al volume delle patate perchè il pregio del purè è che ognuno può variare le proporzioni secondo i propri gusti, magari evitando di esagerare con il burro.
Lessare le patate e passarle ancora calde allo schiacciapatate.
Mescolare con una frusta a fili insieme al parmigiano e al latte e rimettere il composto sul fuoco regolando di sale e pepe.
Far ispessire.
Lo so manca qualcosa, così davvero rimaniamo sul banale spinto.
Vediamo...correzioni...esaltazioni...
E' da tempo che i cocoa nibbles, le fave di cacao tostate e tritate mi guardano sconsolate dallo scaffale ed è da tempo che penso che starebbero benissimo con il salato e così perchè non provare?
Com'era? Simply decadent.

Si lo so in un bicchiere ci son le due sovrapposizioni e tutti vi starete chiedendo cosa ho aggiunto nell'altro.
Semplicemente una nocciolina di crema fraiche e una grattatina di noce moscata.

lunedì 23 novembre 2009

il latticello e Alex e anche l'orrendo piatto



Volete un consiglio?
Non fate mai regali ai medici.
O se proprio dovete sdebitarvi meglio optare per qualcosa di assolutamente impersonale tipo una scatola di cioccolatini, fiori, una metrata di salsicce...
Insomma cose così.
Mica per niente, ormai sul mio armadietto nello spogliatoio staziona una collezione di kitchenario da far paura.
Ho detto kitchenario, non kitchenaid :)
Una mia collega ha avuto in regalo questo piatto decorato, proveniente da Todi, credo.
Lo ha guardato e poi: che ci faccio? come lo uso? Ovviamente lei non ha la genetica del blogger e io son stata subito pronta ad accaparrarmi l'oggetto indesiderato e a far partire la discussione su cosa metterci di mangereccio che non finisse schiacciato dal decoro, che fosse di impatto estetico gradevole.
Tartufi di cioccolato? quaglie? patate al forno? tiramisu? parmigiana di melanzane?
Devo dire che la parmigiana di melanzane non ha sfigurato.
Però la morte del piatto è stata assolutamente questa:
Vi copio la ricetta pari pari e faccio le solite mie considerazioni.
Ingredienti:

450 gr di farina
2 cucchiai di zucchero di canna (tipo muscovado)
3 cucchiaini di lievito per dolci
1 cucchiaio di scorza d'arancia grattugiata(o 1- 2 cucchiaini di polvere d'arancia)
2 cucchiai di semi di papavero
2 cucchiai di semi di sesamo o di lino
2 cucchiai di semi di girasole o di zucca
1 cucchiaino di sale
500 ml di latticello (si compra al Naturasi o si può fare in casa, in giro per i blog ci sono esempi a bizzeffe io vi segnalo questo di Adrenalina ma per questioni di cuore)
burro per lo stampo

Preparazione:
riscaldare il forno a 200°C. Setacciare la farina in una terrina capiente, aggiungere gli altri ingredienti secchi e mescolare il tutto. Versare pian piano il latticello mescolando fino ad ottenere un impasto morbido. Imburrare uno stampo da cake, mettere l'impasto nello stampo. Infornare per 30 minuti, abbassare poi la temperatura del forno a 150°C e cuocere ancora per 30 minuti. Fare la prova dello stecchino prima di estrarre il pane dal forno. Togliere il pane dallo stampo e lasciarlo raffredare su una griglia.
Non avendo le spezie adatte nè i semi consigliati ed essendo invece fornita di smania di personalizzazione ho sostituito tutto il cucuzzaro di aromi con dei semi di cacao tostati e tritati.
Dove li ho trovati?
1. andare a Chicago da Williams and Sonoma a lustrarsi gli occhi e a chiedersi perchè un negozio così non c'è anche qui in Italia o almeno in Europa (e pensare che il direttore del negozio mi aveva confidato che c'era l'intenzione di aprire una filiale o a Parigi o a Roma)

2. tornare in Italia e sentirsi una cretina perchè li vende anche il negozio figo sotto casa marca Venchi
3. andare a Napoli ma anche a Roma (via Stoppani) in un qualunque negozio Gay-Odin e comprare a peso (e nemmeno d'oro)
Confermo per chiunque avesse dubbi in proposito: come scritto da Alex prima e da Virginia di Spilucchino poi il pane si mantiene morbido per più giorni è ovvio che se ci si aspetta che stia lì come appena sfornato per 10 giorni, mi dispiace ma devo deludervi.
Tanto il problema non si pone perchè non ci arriva.
I semi di cacao tostati danno al pane un aroma insolito che lo rende assolutamente adatto sia per il dolce che per il salato.
La morte sua è con la crema di cioccolato ma anche con il pecorino di fossa.
E in merito all'argomento crema al cioccolato devo far partire una protesta da parte di tutti gli allergici alla frutta secca a guscio come me.
In Italia sembra di bestemmiare se chiedi una crema spalmabile al cioccolato senza nocciole.
In Belgio dove ho vissuto per 3 mesi invece era cosa normale che ci fossero le due versioni, tornata in Italia son rimasta a secco fino all'apertura di una filiale di Le Pain Quotidien in centro a Roma ma oltre al costo del barattolo arrivare fin lì equivale ad un viaggio così son due anni che non riesco ad andarci (e mi sorge anche il dubbio che sia chiuso).
Adesso l'ho ritrovata al Naturasi ma costa un occhio della testa.
Ditemi voi se non è discriminazione.
Ho visto da Genny di al cibo commestibile e da Pera Cotta dei brillanti risultati con la crema al cioccolato e nocciole e medito una rivincita, quando avrò un pò più di tempo.
Vi attrae le Pain Quotidien? allora vi consiglio di leggere il post di Elena ComidadeMama
Ultimo avviso
Il termine ultimo è stato posticipato al 25 Novembre.
Io ho partecipato.
Dai, partecipate anche voi!

giovedì 19 novembre 2009

Post@ la past@: la tradizione e quel qualcosa in più

Per una volta un titolo serio.

Per un contest di tutto rispetto.

Proposto in tandem da Tzaziki a colazione, blog di recente e felice scoperta e la pasta Garofalo .
Le regole, i premi e le modalità le trovate tutte sul blog qui trovate il quid che mi ha incuriosito stimolato e che mi ha spinto a partecipare.

E' semplice.

Avete una pasta tradizionale? un sugo che fate e rifate dalla notte dei tempi che non appartiene solo a voi, che non avete inventato voi ma che fa parte della tradizione? (ammesso e non concesso che si abbia ben presente cosa sia tradizione).


Ecco: rivisitatelo.
Ora: io detesto la parola rivisitazione, mi sa di parola fighetta arrivata insieme ai piatti sulle nostre tavole e sfortunatamente mai più obliata.
Ma in questo contesto non posso andare troppo per il sottile, nè far partire discussioni filosofiche sull'argomento perchè ho da fare: devo raccontarvi questa tradizione e quel che ne ho fatto.
La pasta con i broccoli arriminati è un classico invernale delle tavole siciliane.
Anzitutto perchè il broccolo è invernale, almeno in sicilia.
Broccolo e non cavolfiore, broccolo verde prato da unica infiorescenza per pianta, rotonda e non appuntita come nel caso del broccolo cimone o natalino.
Ci tengo a precisare perchè ho notato che in giro c'è un bel pò di confusione e gli ingredienti che compongono il piatto sono importanti.
Anche perchè altri broccoli non si trovano in sicilia almeno nella mia parte di sicilia, quasi che il cavolfiore o il cimone siano degli emeriti sconosciuti.

Ho utilizzato il metodo tradizionale della mia famiglia, e per ingredienti e per modalità di cottura.

Chiaro è che in questo paese dove sembra ci siano più campanili che persone balcone che vai vicina che trovi e di conseguenza pasta con i broccoli arriminati.

C'è chi aggiunge e c'è chi toglie o per dirla in modo più siciliano possibile c'è chi leva e c'è chi mette.

Ecco la lista degli ingredienti tradizionali.
-Per 4 persone:

- 300 gr di mafalda lunga
- 1 broccolo medio, circa 700 gr diviso in cimette
- 4 filetti di acciughe sotto sale
- un pezzetto di peperoncino
- un cucchiaino di concentrato di pomodoro
- 1 cipolla media tritata finemente
- 1 spicchio di aglio
- una manciata di uva passa non ammollata
- una manciata di pinoli
- olio extravergine di oliva
- sale e pepe
- uovo di tonno salato grattugiato

la mia aggiunta: uovo di tonno di Favignana


Dividere il broccolo in cimette di dimensioni medie lavarle e lessarle in acqua bollente salata in cui si sarà versato un cucchiaio di olio.

Scolare le cimette ancora croccanti e metterle da parte non buttando l'acqua di cottura della verdura.

Nel frattempo scaldare l'olio e far appassire la cipolla tritata finemente, il pezzetto di peperoncino e lo spicchio di aglio in una padella saltapasta.

Fuori dal fuoco, nell'olio ancora caldo ma non bollente, sciogliere le acciughe in precedenza dissalate (io non le lavo, semplicemente le apro e le asciugo con carta assorbente per togliere l'eccesso di sale) .

Rimettere sul fuoco e versarvi le cimette, un mestolo di acqua di cottura del broccolo e il cucchiaino di concentrato.

Far andare a fuoco medio e nel frattempo lessare la pasta al dente nell'acqua del broccolo che è stata conservata.
Il sugo dovrà essere abbastanza cremoso pur presentando le cimette più grandi ancora integre.
Scolare la pasta ancora al dente e mantecarla in padella con il sugo aggiungendo i pinoli e l'uva passa.
Impiattare e spolverare con uovo di tonno salato grattugiato al momento.
Mi concedo alcune considerazioni.

La prima è che la cottura nell'acqua del broccolo da alla pasta quel tocco in più.

Tra gli ingredienti tradizionali c'è il concentrato di pomodoro questo nel resto d'Italia, in sicilia ci sarebbe 'u strattu fatto in casa di cui ho trovato un esempio e una bellissima foto qui

L'uovo di tonno grattugiato si trova sia in forma naturale ancora insaccato nella sacca delle uova (e questa è la forma tradizionale) sia già grattugiato e venduto in vasetti.
Essendo io trapanese e avendo la fortuna di poter scegliere ho potuto usare quello tradizionale che è più morbido e cade in forma di piccoli trucioli ed è a mio avviso da preferire, ciò non toglie che possiate fare di necessità virtù.

E last but not least per favore non chiamatela bottarga senza nulla togliere a nessuno, questo si chiama uovo di tonno, please.

L'ultima è la considerazione sulla storia del nome Mafalda anche se non so per quale motivo in casa mia da tempo immemore si chiama Jolanda, ma suppongo che sempre nome di regina è.

martedì 17 novembre 2009

quello che so sul cous cous



Ecco i portabandiera della mia città.

I piatti della festa, della golosità che se dici che fai il cous cous difficilmente qualcuno rinuncerà all'invito.

Cous cous che negli anni si è diffuso ovunque da nord a sud e da est ad ovest.

Cous cous versatile, fresco d'estate e caldo di inverno.
Cous speziato, cous cous saporito, base per la fantasia.
Cous cous precotto per lo più o lungo da preparare a partire dal mattino presto.
Ore e ore di dedizione: l'incocciata, la cucinata, la spicciata, u' broru, l'abbivirata, l'arrisetto.
Perchè le fasi del cous cous sono da seguire ad una ad una e non ti puoi assolutamente perdere i passaggi altrimenti rischi di far casino.

Il cous cous si fa a partire dalla semola, come dire che il vino si fa anche con l'uva.
Inconcepibile usare il precotto, assolutamente inconcepibile.

La semola poi, la semola altro tasto dolente.
Miscela di semole di grano duro mescolate, dalla grana grossa mescolata alla grana fine e poi la mano.
Il cous cous è mano dipendente, c'è la mano che l'incoccia grosso e la mano del finuliddu, dell'incocciata fine.

Il cous cous è come la carbonnade ma anche come la lasagna, o peggio ancora (se si parla di campanile) la pastiera: cambia di balcone in balcone.
Chi ci mette la cannella e chi le foglie di alloro, chi lo appesta d'aglio e chi preferisce la cipolla.
Quelli che lo detestano lo chiamano "mangiare da galline" e poi ne mangiano 3 piatti come polli in batteria.

Sicuramente la vicina di casa avrà un modo diverso di condirlo, una mano diversa.
E anche io ho contribuito negli anni.
Prima dalle pagine del forum di Coquinaria (di cui non trovo più il link), poi da quelle di Prezzemolo e Finocchio dove ho provato un improbabile passo passo della preparazione (e in questo caso la mano felice è quella di mio padre), ha fatto poi parte del mio incontro con Claudia e le foto di una giornata indimenticabile passando per i caly(n)canti e per l'occhio del fotografo che lo ha trasformato in un giardinetto (poco) zen.
In quell'occasione Marie mi chiese se c'era un altro modo tradizionale di condire il cous cous oltre che con il pesce.

Si c'è ed è un modo del tutto invernale.
Si fa con i broccoli fritti e i legumi, ceci e fave prevalentemente.

Con il tempo l'uso di ceci e fave è sparito dalla tavola della mia famiglia e ne ho soltanto un ricordo sbiadito legato alla nonna Enza.

Se posso preparo il cous cou in maniera tradizionale, tuttavia se proprio la voglia mi prende, e questo è un periodo di voglie improvvise, allora ricorro al precotto.
Ne ho provati tanti, compreso il siciliano Poiatti ma li trovo troppo scivolosi, preferisco la marca Nuova Terra che trovo alla SMA sotto casa.
Uso semplicemente l'accorgimento di gonfiare il cous cous precotto o con il brodo di pesce o con l'acqua di cottura del broccolo anzichè la sola acqua semplice, trattandolo come il cous cous non precotto.

BRODO DI PESCE PER COUS COUS

- pesci misti di piccolo taglio da brodo il che vuol dire: gallinella, scorfano, coccio, cappone, tracina, cernia, gamberi. calamari tutto quello che più vi piace

- pomodori rossi preferibilmente freschi o pomodori pelati

- salsa di pomodoro

- cipolla tritata

- un limone

- aglio

- prezzemolo

- una manciata di mandorle pestate

- olio extravergine di oliva preferibilmente valli trapanesi cultivar nocellara, tanto per rimanere all'ombra del campanile

- sale e peperoncino


Fare un fondo con olio, cipolla, peperoncino e aglio tritati e una volta appassiti aggiungere i pomodori pelati e quindi i pesci.
I pesci dovranno cuocere fino a disintegrarsi nel brodo che verrà filtrato e i pesci disfatti gettati.
Allungare con acqua, aggiungere mezzo limone tagliato e un pochino di salsa di pomodoro regolare di sale e far sobbollire per almeno un'ora fino a quando i pesci si disferanno nel brodo.
Il brodo andrà filtrato per eliminare le lische mio nonno passava al passaverdure fine il tutto per ricavarne la crema da sciogliere nel brodo in modo che nemmeno un pò del sapore si disperdesse.
Una volta filtrato aggiungere al brodo bollente un pesto di prezzemolo olio (pochissimo) e aglio e le mandorle tritate.
Bagnare il cous cous con il brodo e far gonfiare.

Questa la tradizione.

In questo caso io ho aggiunto al brodo filtrato e colato e condito con il pesto anche un misto di molluschi fatti aprire a fuoco vivo e anche il loro liquido di cottura.

COUS COUS CON I BROCCOLI FRITTI

Non è facile trovare il broccolo giusto.
Verde chiaro brillante, cime compatte riunite in un'unica infiorescenza per pianta, non appuntite come per il broccolo cimone, eccolo fotografato sul pianale del seggiolone. :D


Insomma dividete in cimette un broccolo fresco e sano e lessatele brevemente (dovranno rimanere croccanti) in acqua sale e olio.

L'acqua di cottura la userete per gonfiare il cous cous mentre le cimette vanno fritte semplicemente in olio di oliva senza altre aggiunte.

A noi piacciono belle abbrustolite e qualche cucchiaio dell'olio di frittura va a condire il cous cous insieme ai pezzetti che nel frattempo si sono staccati dalle cimette fritte.

Lo so non sarebbe sano ma posso privarvi di una cosa così guduriosa?

domenica 15 novembre 2009

mille cose o meglio tripletta ad alto contenuto calorico e riflessivo



Ecco 3 esempi 3 di come non sempre sia possibile associare lo styling fotografico alla bontà delle ricette.
Ecco 3 esempi 3 di ricette viste prese e rifatte in men che non si dica, di quelle preparazioni che le leggi e dici: "vado subito" ti alzi a razzo dalla sedia del pc e ti fiondi in cucina.
Solo che...è ora di cena e non è che all'ora di cena di un qualsiasi giorno feriale la famigghia sia poi così propensa a lasciarti fotografare, scegliere lo sfondo, provare le luci e tutto quel che ne consegue. A parte il fatto che la luce è quella giallina della piantana alogena e tanti saluti.
Se non fotografi le frittelle appena fatte queste diventeranno dei freddi freesbe oleosi poco attraenti anche per il più affamato.
Sempre che ti riesca di fotografarle prima che non ci si avventi sopra tutta la famiglia lasciandoti con la bocca spalancata da pesce all'amo e a metà tra la voglia di mandare tutti a quel paese e andartene filato a letto e quella di ridimensionarti, sederti e goderti la festa come tutti i cristiani normali.
Oppure...ti è tanto piaciuta la foto che hai visto sul blog strafigo, t'è piaciuta la ricetta, quel che se n'è scritto, come se n'è parlato e poi vai a rifare assaggi e...no non ti entusiasma proprio.
Che ha che non va? Niente è buonissima, è riuscita perfettamente, non c'è una pecca ma non è tua.
O ancora: l'hai fatta, l'hai desiderata, l'hai sognata mentre nel forno le mele si fondevano con la pasta burrosa; hai cambiato quel tanto che basta, meglio farina di cocco e cardamomo piuttosto che le mandorle...è tanto paradisiaca quanto stronza non si fa fotografare nemmeno se la supplichi.
Ora voi direte...che discorso strano.
Per niente e chi bazzica o è foodblogger sa di cosa parlo.
1. scatti 50 foto di una roba buonissima che hai impupato per ore, cambia sfondo, no questa luce no, checavolo fa buio e metti quella tazzina e togli quell'altra e mettiti sdraiata a testa in giù per cogliere quel particolare riflesso ma sei incinta al nono mese e chissenefrega...e quella grandissima stronza ti fa la linguaccia e di 50 scatti non se ne salva nemmeno uno.
2. buona la prima sulla cosa insulsa che ti viene in mente di fotografare che non vale la pena farci un post tanto è una stupidaggine
3. non basta che la foto sia bella o giurare e spergiurare che quella cosa sia di una bontà inaudita.
dipende anche da cosa e come scrivi. Se ti dilunghi troppo chi legge si fa due palle così e ti saluta ancora prima di aver finito (come succederà con questo post), se sei telegrafico allora non sai scrivere e non ti leggo.
Insomma, come per i libri, in qualche modo devi essere attraente se vuoi che il tuo messaggio non sia come le parole che non ti ho detto.
4. quelli che guardano solo la foto mi fanno incazzare ma incazzare....anche perchè prova un pò tu a spiegargli che le frittelle di zia Ginetta fanno un unico volo dall'olio bollente alla panna fredda alle bocche affamate titillando le ugole senza il tempo di dire amen.
5. quindi...non è tutto oro quello che luccica.
Non tutte le fotografie belle portano a Roma, anche se è innegabile che le fotografie brutte sono come le racchie, vanno bene solo se sei ricca oltre che racchia.
racchia e basta non buono.
Lo so, sembrano vaneggiamenti ma era solo per spiegare un pochino come la penso.
Di un blog mi attrae si la foto, ma anche e soprattutto la persona che scrive, la lista degli ingredienti, quel che c'è scritto e come è scritto.
Insomma vedo sempre il lato umano, se la foto poi è racchia e vabbè...l'importante è che sia ricca racchia perchè chi è bello dentro emerge sempre.
Il che non vuol dire evitare di perder tempo a curare l'estetica della foto ma vuol dire tener presente che si può finire schiavi di questa estetica.
E d'altra parte penso che alla maggior parte di quelli che bazzicano il mondo del foodblogger piaccia anche l'estetica della tavola o del piatto, sia che faccia parte della quotidianità che della cena importante.
Far belle foto rende sicuramente più attraente il blog e in questo c'è una certa tendenza a crescere a curare sempre più lo styling anche se non si possiede la reflex di ultima generazione.
Ma avete notato che però gira anche una certa omologazione?
Foto tutte bianche o con sfondi pastello alla Donna Hay (okkio non ho niente contro Donna Hay), sempre il tovagliolo o anche le cocotte, fighissime ma talvolta invadenti.
Insomma foto lunari avulse dai contesti, bellissime e algide in un certo senso.
Foto che mi fanno fare "ohhhh" di ammirazione ma che alla fine mi invogliano poco, troppo fredde.
E poi ci sono foto che ne riconosceresti lo stile tra mille.
E foto fatte così, ma leggendo si capisce che dietro l'occhio magari non brillante c'è una testa pensante di tutto rispetto.
Personalmente attraverso il mio periodo dark, non c'è verso di farmi fare una foto su sfondo chiaro manco a pagare non me ne riesce una, chissà perchè eppure si legge che il nero è un colore "difficile".+Oppure mi capita come questa volta con queste 3 foto.
Ci provo e ci riprovo e magari non è l'ora giusta perchè non c'è luce e magari non ne va bene una.
(per la cronaca, la risposta è si: mi do dell'incapace da sola)
E voi?
Come la pensate sulle fotografie nei blog?
Ahhhh prima di chiudere l'ennesimo post riflessivo (dev'essere una polverina perchè in giro ultimamente ci si interroga parecchio, almeno tra i miei amici di sidebar) devo dare a Cesare quel che è di Cesare e a...
Paoletta di Anice & Cannella il merito di aver divulgato questa bontà a sua volta presa da Muffin Cookies ed altri pasticci con la TORTA DI PANE AL CIOCCOLATO
La zia Ginetta ha lasciato il suo quadernino alla Lory, meglio conosciuta come la Mercante di spezie e ora se ne sta seduta su una nuvoletta a godersi (forse) questa fama riflessa dopo tanti anni e a vedere replicate le sue FRITTELLE DI MELE.
E Alex Cuoca di questo e anche di quell'altro mondo...lei si che la sa fotografare la TORTA DI MELE DI CLAUDIO, mica storie!
Per amor di precisione devo anche dire che non ho fatto alcuna variazione nelle frittelle di mele, e che son state elette frittelle dell'anno. Da rifare rifare e ancora rifare finchè colesterolo non ci separi
Nela torta di pane al cioccolato ho messo il rhum ma non avevo il sassolino.
Nella torta di mele di Claudio ho sostituito le mandorle tritate con pari quantità di cocco grattugiato e i semini pestati di due bacche di cardamomo inoltre ho caramellato la superficie con un'emulsione di burro e zucchero ma di questa variante se ne potrebbe tranquillamente fare a meno, più golosa certo ma anche più untuosa.
A mia discolpa ci sarebbe una reminiscenza di gateau au pommes che faceva la mia amica jessika (italo-franco-africana) ai tempi dell'università e che ci risollevava il morale nelle serate di inverno quando si tirava a far tardi in vista degli esami.
Brutti tempi addolciti dai ricordi.
Ce l'avete fatta a seguirmi fino qui?
Non so se dirvi bravi o stoici, in ogni caso tutta la mia ammirazione.

martedì 10 novembre 2009

che te lo do un coniglio, cocca? (avvertenza: post lungo e riflessivo)

Si lo so questo è un pollo e non un coniglio.
So distinguere.

Però la storia comincia dal fatto che sono a piede libero, il che di per se è pericoloso perchè mi spinge sempre più nella campagna romana in cerca di cose buone e ruspanti.
Così, dopo aver scoperto l'Azienda Agricola Pitzalis di cui non posso dire che tutto il bene del mondo, son finita a girovagare per l'agro romano-viterbese.
Che si sappia, io non compro MAI il pollo al supermercato nè tantomeno dal macellaio.

E' un rifiuto totale, mi fa schifo con quella carne flaccida e polverosa. Lo so, sto usando parole pesanti e forse eccessive ma è così, ognuno ha le sue fisime e questa io me la tengo ben stretta.
Ma torniamo al racconto.

Insomma nel mio girovagare mi trovo una vecchina ottantenne in mezzo ad un campo e le chiedo: "nonna non è che sa chi potrebbe vendermi un pollo?"
e la nonna: "che ti serve cocca, un pollo? te lo do io, ho giusto l'acqua pronta"
così zoppicando con una gamba offesa entra nel pollaio, acchiappa un pollo con un lungo ferro ricurvo, gli infila un lungo coltello in gola e zac...ammollo nell'acqua calda...spennato e spiumato a tempo di record e nel giro di 10 minuti pronto ancora caldo.

Il tutto mentre una torma di gatti faceva festa.
Dario Argento avrebbe tutto da imparare dalla simpatica vecchina.

E io lì a guardare esterrefatta, non spaventata perchè in campagna ci son cresciuta non mi dan fastidio le puzze, nè le azioni di questo tipo.

Lei mi guarda, capisce che la cosa non mi ha poi sconvolto più di tanto e mi fa: "te lo do un coniglio?"
"No grazie, nonna!"

Il poligno è stato festeggiato a dovere riempito dei sapori dell'autunno.
Glassato e dorato da spennellata di cognac e miele.
Insaporito dalle erbe del terrazzo.
Ricordandosi di quella contadina e del suo duro mondo.
Apprezzando il gusto della carne soda e non sfilacciata, saporita.

Per festeggiare l'incrocio pollo-coniglio detto poligno la sottoscritta si è comportata come il solito Topolino apprendista stregone e un pò di questo un pò di quello ha proceduto così.

-Un pollo ruspante intero eviscerato (ma anche no se vi piacciono i durelli e il fegato)
che va preparato cospargendo l'interno e la pelle di sale e pepe (io passo all'nterno anche mezzo limone tagliato e uno spicchio di aglio che poi elimino ma è più una fissazione che altro)
Per il ripieno
- 1 mela golden
- circa 20 castagne
- un rametto di rosmarino
- uno spicchio di aglio
- 4 cucchiai circa di cognac o altro liquore (anche il vin santo usato dai calicanti ci sta benone)
- un pezzetto di guanciale a dadini
- 4 cucchiai di chicchi di melagrana
- un cucchiaio di olio di oliva ev.
- sale e pepe
Scaldare l'olio e farvi sfrigolare il guanciale a dadini e l'aglio.
Aggiungere le castagne lessate e sbucciate, la mela e sfumare con il cognac a fuoco vivace.
Aggiungere in ultimo la melagrana, salare pepare e aggiungere gli aghi di rosmarino.
Riempire il poligno e se potete cucire l'apertura, io non ho potuto perchè mi mancava il giusto ago.
Sistemate il pollo in un tegame da forno oliato e in cui ci stia di misura.
Oliate (pochissimo), salate e pepate la pelle e mettete in forno a 170° in modalità ventilata.
Rigiratelo a metà cottura in modo che anche la parte a contatto con il recipiente possa dorare.
E alla fine spennellatelo con una mistura di cognac caldo in cui avrete aggiunto un pochino di miele il che gli darà quel colore dorato uniforme, quasi laccato e lucido.
Se avete avuto la pazienza di arrivare fin qui potrei intrattenervi con l'argomento dell'infotografabile e sulla scarsa fotogenicità di alcuni soggetti a dispetto della bontà.
Potrei anche tediarvi per ore con disquisizioni sulle foto da blog patinate alla Donna Hay tutte bianche. azzurrine, sfumate tutte uguali.
O sull'opportunità di evitare di indottrinare i figli a tal punto che prima di mangiare chiedono timidamente....lo devi fotografare?
Ma sono buona e non arrivo a tanto.

domenica 8 novembre 2009

La crostata di mele e mandorle è di Adriano Continisio e la caprese al cioccolato bianco è di Lydia Capasso




Immagine presa dal sito del corriere della sera a questo indirizzo
Prima di leggere il mio intervento vi invito a leggere dell'iniziativa di Rosemary and Thyme.
Spero che nessuno se ne abbia se ho preferito eseguire la caprese di Lydia Capasso di tzatziki a colazione...è che io la caprese non l'ho mai assaggiata!
La realtà è che penso che sia Adriano che Lydia abbiano subito parimenti un torto, tutto qui.

PROLOGO

Non so voi ma per me Nonna Papera è stata sempre un punto di riferimento, l'archetipo della nonna perfetta.
Corretta, saggia, discreta, pronta a dare i giusti consigli e a sfornare torte e manicaretti da svenire.
Insomma la nonna per antonomasia, solida, buona, onesta e gentile anche se affannata appresso all'inguaribile golosone Ciccio.
Ecco quella Nonna Papera mai si sarebbe sognata di comportarsi come un membro della Banda Bassotti, anzi.
Purtroppo ho avuto modo di conoscere una Nonna Papera che continua a comportarsi come tutta la Banda Bassotti messa assieme e che nemmeno se ne fa scrupolo.
E, aggravante massima, è completamente priva di qualsivoglia talento culinario o cultura gastronomica il che secondo me la costringe a comportarsi come è usa fare.
Le due Nonne, quella vera e quella finta hanno soltanto una cosa in comune, entrambe non hanno un capello (biondo) fuori posto.
La nonna con la mascherina da BB potreste trovarla in giro frequentando i forum più gettonati della rete italiana, chissà.
Poi non dite che non vi avevo avvisato.

Immagine presa dal sito del corriere della sera a questo indirizzo
EPILOGO
Il mio piccolo contributo all'autrice vera della ricetta.
All'autrice vera della caprese al cioccolato bianco.
Lydia è stata oggetto di vero e proprio furto e, esasperata, ha denunciato la cosa dalle pagine del suo blog così come ha fatto Adriano di Profumo di lievito.
Avevo già fatto un post per l'occasione ribadendo che la trovo una cosa immorale e di cui vergognarsi.
E' stato tutto un fiorire di post indignati.
Ho una mia visione al riguardo.
E' da tempo che ciclicamente si ripropone il problema del plagio sul web.
Il vizio del copia/incolla sia per le foto che per i testi.
Personalmente, pur condannando questo comportamento ignobile, ritengo che sia impossibile spulciare la rete palmo a palmo cercando le proprie foto e per quanto mi riguarda qualora qualcuno sI sia appropriato delle mie poco mi importa.
O meglio, poco mi importa se quel qualcuno non ci guadagna, se quel qualcuno non approfitta della mia passione per aumentare i suoi introiti.
Come in questo caso.
Inoltre la persona in questione, che credo sappia benissimo di essere nel mirino in questo momento e credo aspetti con il fucile puntato tutti i post in merito si comporta in questo modo da anni, assolutamente indifferente alle proteste più o meno garbate che le sono arrivate.
E d'altra parte cosa aspettarsi da una persona come lei?
Il vino non è migliorato con gli anni, spero solo non sia diventato aceto, anche se lo credo.
Tutto qui.
Lydia spero non te ne avrai se copio e incollo qui la tua ricetta.
INGREDIENTI: (ruoto diam. 24cm)
170 gr zucchero
200 gr cioccolato bianco
200 gr mandorle con la pelle
150 gr burro
5 uova
buccia di 2 limoni grattugiati e il succo di 1 (se vi piace molto limonosa abbondate pure)
PROCEDIMENTO:
Tritare le mandorle con lo zucchero, sciogliere il cioccolato con il burro ( io uso tranquillamente il microonde a bassa potenza, aggiungendo il burro solo alla fine), sbatterele uova. Mescolare tutti gli ingredienti.
Infornare in forno già caldo per 10 min a 200 gradi e per 40 min a 170 gradi.Se volete farle monoporzione come le mie, utilizzate uno stampo un pò più grande (26 cm di diam, altrimenti vengono troppo alte) e una volta raffreddata e sformata tagliate la torta con un coppapasta della misura

venerdì 6 novembre 2009

reticenza



Sono giorni che ho in mente questo post ma nessuna voglia di scrivere.
Non so perchè, sarà che trovavo troppo complicato costruire un discorso articolato.
Sarà che la qualità delle foto è quella che è.
Pur sapendo che valeva la pena farlo, quantomeno per dare alla ricetta in origine il giusto tributo.
O forse non mi andava perchè sarebbe stato un post lunghissimo, chissà.
Fatto sta ed è che la foto sta lì da un pò a rimproverarmi e io che non sono abituata ad ignorare i moniti per troppo tempo mi son sentita in dovere di mettervi mano.
Ok, mettiamola così non ho l'ispirazione giusta e penso che non me ne vogliate se per una volta lascio parlare le immagini (bruttarelle) mentre vi racconto la ricetta.
Eccola.

La ricetta di queste sfogliatelle ricce viene da gennarino io in questo caso ho soltanto eseguito.

Tuttavia per il mio solito vizio di non metterci mai particolare attenzione nel leggere ho aggiunto del mio in alcuni passaggi e i soliti due inutili cents.

Le dosi sono le stesse che propone marco MT di gennarino.

500 gr di farina 0 (lui scrive manitoba ma io preferisco la 0)

1 cucchiaio di miele

200 gr di acqua che il mio istinto ha deciso dovesse essere tiepida

1 cucchiaino da te colmo di sale


Non ho usato nessuna impastatrice, semplicemente ho impastato a lungo tutti gli ingredienti, tirando e sbattendo fino ad ottenere un panetto di pasta elastica che ho avvolto stretta stretta nella pellicola e messo in frigo.

Ora...purtroppo non ho potuto tirare la pasta fino all'indomani alle 13 quindi la pasta ha riposato quasi 24 ore anzichè 3 come proposto in origine.

L'indomani ho preso la pasta che non era per niente appiccicosa ed era incredibilmente elastica e ho montato la sfogliatrice in modo tale che la sfoglia cadesse sulla sedia e così ho cominciato partendo dallo spessore più alto a tirare la sfoglia in un unico pezzo.sono riuscita ad arrivare allo spessore 5, cioè al penultimo.

Se non ricordo male la ricetta dice che non si deve infarinare la sfoglia che comunque pur piegandosi a libro sulla sedia si riesce a staccare perfettamente.

A me non è successo e sono stata costretta a infarinarla inoltre avevo letto male (come al solito) e non ho fatto come raccomandano loro, cioè di prendere la sfoglia piegata e stenderla progressivamente con il mattarello nel senso della lunghezza....

Ho allargato la sfoglia con le mani come si fa per la pasta strudel e credetemi è diventata sottilissima come un velo ed eppure era resistente agli strappi!!

Dopo questo passaggio l'ho arrotolata stretta stretta spennellandola prima con i 150 gr di strutto fuso previsti e messa in frigo.

Ne son venuti due rotoli.

L'ho tagliata allo spessore di un cm l'indomani, altre 24 ore di riposo quindi e formato le conchiglie come nella sequenza fotografica, insomma è il concetto della stella filante, se vuoi che fuoriesca devi soffiare al centro.

In questo caso devi spingere al centro e srotolare la pasta sovrapponendo le sfoglie lavorando con i pollici al centro e gli indici all'esterno.

Ho scoperto che una cosa cui bisogna fare attenzione è lo spessore della pasta alla chiusura perchè deve essere omogeneo e non troppo sottile, altrimenti un angolino brucerà come è successo a me. mi sono tenuta bassa con la quantità di ripieno per due motivi.

Il primo è che se abbondi o se la riempi tutta si avranno difficoltà nella chiusura perchè se il ripieno bagna i bordi vedi i sorci verdi per chiuderla, il secondo motivo è che l'accoppiata uovo e ricotta un pò si disidrata in cottura e perde di volume.
Quello che ancora non riesco a spiegarmi è il motivo dell'orientamento al contrario delle sfoglie!
Mi spiego: le sfoglie avrebbero dovuto avere un orientamento diverso, verso l'apertura e non verso la coda e invece...chissà forse i gennariniani possono aiutarmi a risolvere il rebus.
Per quanto riguarda il ripieno ne ho anche fatta una versione salata sempre grano cotto, ricotta e pezzetti di salame ai semi di finocchio, perfetto come finger.

martedì 3 novembre 2009

se ne parlava.

Si parlava della festa di Halloween e di come anno dopo anno stia oscurando le nostre tradizioni.
Si perchè spesso per accontentare pargoli ansiosi (e come non capirli) di travestirsi ci si dimentica che anche noi abbiamo le nostre tradizioni legate alla commemorazione dei defunti.
E la nostra storia differisce e molto.

I nostri cari, le persone che abbiamo amato e che ci hanno lasciato continuano da qualche parte ad amarci nonostante la distanza e a sorriderci benevoli.

Non si sono trasformati in mostri, non sono adepti dei sabba demoniaci, non agitano catene e non piangono disperati.
Sono felici se noi siamo felici, sono felici se un bambino ride e lo dimostrano.
Ho fatto fatica a far capire alle mie figlie questo semplice concetto.
Ho fatto fatica a distoglierle da Halloween e da una tradizione che non ci appartiene.

Intendiamoci, non ho alcunchè contro Halloween che per certi versi considero anche divertente, mi spiace soltanto che si sia approfittato per trasformarla nell'ennesima commercializzazione portata all'estremo e che in nome dei profitti le nostre feste tradizionali siano state oscurate.

Obnubilati da tutto questo molti non sanno che esistono tradizioni simili un pò ovunque in Italia, accompagnate da dolci tipici come il pan co' santi qui nella splendida versione di Paoletta o le fave dei morti versione triestina vestite a festa da Tuki de la ciliegina sulla torta.
O che i morti non fanno paura e la paura della morte si esorcizza colorando dolcetti anche in Messico, nel dia de muertos e con l'occasione vi segnalo anche questo pane confezionato per il WBD il pan de muerto
La Sicilia contribuisce anche in quest'occasione.
Qui Claudia si divide tra Halloween e i nostri morti
Nella mia casa ci si teneva molto, era una festa che io e mia sorella da bambine aspettavamo con ansia certe che sarebbe stato un tripudio.
Ho vaghi ricordi della festa dei morti, ricordo una specie di piccola caccia al tesoro a cercar giocattoli e dolcetti che terminava in una vera e propria pioggia di caramelle e cioccolatini e nell'immancabile rottura della pupa di zucchero.
Un pupazzo fatto di zucchero che veniva rotto con il martello per mangiarne un pò tutti finendo inevitabilmente impiastricciati dalla testa ai piedi
C'erano le figure tradizionali, il gallo, orlando furioso a cavallo, la pupa (come quella che vedete) e anche i personaggi dei cartoni animati di allora ricordo l'ape maya e topo gigio.
Nei miei ricordi la pupa di zucchero che ci regalava il nonno Mimmo era enorme, non finiva mai, un tripudio di colori e che piacere sgranocchiare indisturbati almeno per una volta tutto quello zucchero senza che nessuno si preoccupasse della salute dei denti.
Era tradizione e il nonno Mimmo la portava avanti sempre, anno dopo anno.
Pupe di zucchero per noi nipoti, non vi so dire quanto mi son sentita amata da questo nonno burbero e severo, e frutta martorana per i grandi.
Almeno un pezzetto che se la devo raccontare per bene, non è che ci piacesse.
O meglio. piaceva tanto al nonno, a me piaceva leccare la patina di zucchero cristallizzato e colorato che le ricopriva e basta.
Ieri sera il nonno Mimmo è tornato da noi e ci ha sorriso e con lui tutte le persone che hanno lasciato un segno nella mia vita.
Le ho ricordate in un flash commosso.
Tutto grazie al nonno Vito anche lui burbero severo e tanto amato dalle mie bambine e alla zia Ida che ha fatto da corriere.
Volevo dedicare questo post un pò così ad un'amica ritrovata siciliana come me in terra americana.
Lo faccio perchè so che mi capisce e perchè se qui in italia sta diventando difficile raccontare certe cose e mantenere le nostre tradizioni, tramandarle ai propri figli nel regno di Halloween è magari impossibile, vero Maria Vittoria?

Scusate ma devo assolutamente editare aggiungendo contributi davvero interessanti.

Uno è quello di Ornella di ammodomio che parla in maniera dettagliata di un antico piatto di origine greca, la Colva consumata in puglia.

Elvira anche la puglia da il suo contributo.

La cuoca itagnola, la Marina di Che bolle in pentola segnala questa bellissima iniziativa del dia de los muertos

Silvia è una che sa scrivere, c'è poco da fare, e racconta le sue tradizioni di famiglia romagnola commemorando.

E come dimenticare il pandolce della zia di Sere? Compagna di panza, credevi che mi fossi dimenticata del tuo bellissimo racconto?

Aggiungo qui la Coliva rumena segnalata da Elena, ne ho trovata una versione scritta in inglese e la mia amica Nicoleta me ne ha spiegato il senso, concludendo che lei si rifiuta di mangiarla perchè le fa impressione :)