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domenica 17 aprile 2011

di giorno di notte

tarte tropezienne


Mentre i blog si vestono di verde primavera come ogni anno puntuali come gli asparagi (ma anche fave, piselli, erbette) a me rimane questa brioche tra le non pubblicate. La modella (mia cugina) che regge la tarte veste ancora la lana pesante anche se in azzurro fashion.


Una roba semplice ma con copyright e se il post precedente riguardava una non fonduta, questo riguarda una non Tarte Tropezienne.


Qui il sito ufficiale ovvero http://www.tartetropezienne.com/


Sarebbe una brioche farcita con una creme chibouste che ancora non ho ben capito cosa sia questa crema e che ho sostituito con una volgare crema pasticcera senza sapere nè leggere nè scrivere.


Se non sbaglio la chibouste è arricchita da una massiccia dose di burro, panna e da colla di pesce ma per non sbagliare proprio vi rimando al post dal quale ho praticamente copiato la ricetta.


In realtà la brioche è nata con l'intento del dolce veloce e in realtà lo è perchè una volta impastato, come tutti i lievitati, lo potete lasciare in pace a crescere e occuparvi di altro. Anche la cottura non è poi così impegnativa e insomma non abbiate paura della brioche, non ce n'è bisogno.


Il giorno dopo a colazione era anche meglio.


tarte tropezienne


la rete è piena di ricette di questa brioche io ho scelto quella pubblicata in questo blog francese che seguo da anni


TARTE TROPEZIENNE DAL BLOG AMUSES BOUCHE


- 300 gr di farina 0


-125 ml di latte intero tiepido


-2 cucchiaio di acqua di fiori d'arancio (ma io l'ho omessa)


-50 g zucchero semolato


-1 uovo


-1 cucchiaino di sale


-75 g di burro


- due cucchiaini di lievito secco di birra disidratato oppure 8 gr circa di lievito di birra fresco in panetto (un pò meno della metà di un panetto)


- miscela di tuorlo e latte per la doratura


-granella di zucchero


Diluire il lievito di birra, il latte tiepido, un cucchiaio di zucchero e tre cucchiai di farina e far riposare 20 minuti o comunque fino a che non si formi una schiumetta densa e spessa. Questa operazione serve ad attivare il lievito.


Impastare tutti gli ingredienti in successione, prima il lievitino attivato e la farina, poi mettere l'uovo, poi il sale e poi il burro morbido.


Impastare fino a che la pasta si stacca dalle mani e diventa liscia.


Rivestire una tortiera di carta da forno bagnata e strizzata e versarvi la pasta schiacciandola leggermente con le dita dorare con la miscela di tuorlo e latte e cospargere di granella di zucchero.


Fatto questo fatto tutto, non ci vorranno più di 10-15 minuti.


Lasciate la pasta già intortata in pace per almeno due ore o comunque fino a che non la vedrete bella gonfia e tesa.


A questo punto infornare a 180-200 °C forno modalità statica fino a che sia dorata ci vorranno circa 20-30 minuti.


Lasciare raffreddare, tagliare e farcire.


Vedete di farvela avanzare per la colazione del giorno dopo.

giovedì 11 febbraio 2010

attenti che l'olio è bollente e diamo a Cesare quel che è di Cesare

Sempre la solita storia.
Ho due metri quadri di cucina (per chi pensa che io scherzi ecco qua la prova fotografica) e quelle 3 non fanno altro che starmi intorno proprio mentre sto friggendo.
E sono strilli.
Se poi friggo cose questi cosi qui allora gli strilli si raddoppiano, perchè le 3 iene fanno a gara a chi deve rubare i bomboloni dal piatto e se la ridono pure, quelle.
Questo è il quinto anno che mi fregano ma appena posso mi faccio 30 metri quadri di cucina con la porta e mi chiudo dentro, ah signora mia questi figli!!
La ricetta merita una premessa.
E' la ricetta che Rossanina ha pubblicato su Coquinaria nella notte dei tempi.
Credo di ricordare che la famosa Nonna Papera televisiva se ne sia appropriata come al solito (Aridaje) ma mi sono resa conto negli anni che il trucchetto c'è sempre, basta cambiare anche di poco le dosi...che ne so 10 gr in più di zucchero, 10 meno di burro ed et voilà la ricetta cambia, vi pare?
Comunque pur non scrivendo su Coquinaria dal 2001 do a Cesare quel che è di Cesare.
La rete abbonda di ricette di bombe, bomboloni, riproduzioni, reinterpretazioni: io preferisco copio incollare la sua versione ringraziandola perchè tra tutte questa è la ricetta migliore in assoluto ed è sua.
g. 250 farina manitoba,
g. 250 farina 0,
g. 150 di zucchero semolato,
un panetto di lievito (quelli da 25 g.)
ml. 125 di latte tiepido e ml. 125 di acqua (tradizionalmente sono ml. 250 di acqua),
la scorza di un limone non trattato grattugiata,
g. 80 di burro morbido,
un pizzico di sale
Per farcire:
crema pasticcera fatta con mezzo litro di latte e 8 tuorli.
Preparazione:
Sciogliere il lievito nel latte.
Setacciare la farina con il sale, aggiungere metà dello zucchero (75 grammi), il burro e la scorza grattugiata del limone.
Impastare bene bene e lasciate lievitare, coperto, in luogo caldo per due ore.
Rimpastate e stendete la pasta a circa un centimetro di spessore.
(Dopo il rimpasto può darsi che la pasta non si stenda bene. A quel punto aspettare 10 minuti e poi ricominciare a stendere, l'operazione sarà più facile)
Fate dei dischi di circa 7/8 centimetri di diametro e rimpastate i ritagli, fino alla fine della pasta.Lasciar lievitare, coperto da uno strofinaccio e da una copertina per un'oretta.
Friggere a 170°C in abbondante olio fino a quando saranno di un bel marroncino (altrimenti non saranno cotti dentro).
Scolateli su carta assorbente e poi farciteli con un'ottima crema pasticcera.Rotolateli nello zucchero.
Servire tiepidi.

e sempre perchè Cesare è Cesare posso dichiarare senza tema di smentita che la Crema Pasticcera di Paoletta è da paura!!!
(e usa le uova intere, il che non guasta)

Ingredienti:
400 ml di panna fresca
600 ml di latte fresco
1 baccello di vaniglia
4 uova intere
80 gr. di farina
300 gr. di zucchero
1 pizzico di sale

Procedimento:
Metto in un pentolino il latte, la panna e il baccello di vaniglia aperto e porto quasi a bollore.
Nel frattempo in un altro pentolino sbatto bene le uova con lo zucchero e il pizzico di sale. Aggiungo la farina setacciata e mescolo ancora un po', poi aggiungo il latte tutto di un colpo versandolo da un passino a maglie fitte.
Metto a fuoco bassissimo mescolando sempre con una frusta a mano. Spengo quando la crema si è addensata

domenica 5 aprile 2009

sono in ritardo sono in ritardo.




Si proprio come il Bianconiglio.
Sono in ritardo corro come una forsennata e il mio blog langue inesorabilmente.
Però tralasciarlo è come tralasciare una specie di figlio, si viene sommersi dai sensi di colpa.
Così ci si ritrova alle 6 del mattino a scartabellare l'archivio fotografico della roba da mangiare in cerca di ispirazione.
Seeee, mica facile, alle 6 del mattino direte voi.
Sarà, ma questo è il mio unico momento della giornata in cui letteralmente posso occuparmi dei cosidetti affari miei.
E a proposito di meraviglie ne approfitto per segnalare il pdf di febbraio de la cucina di calycanthus, leggetelo tutto ne vale davvero la pena.
Tanto lo so che chi non conosce i calicanthi ne sarà talmente conquistato da leggerli fino a mettersi in pari con gli arretrati.
Ok il mio minuto di ora d'aria è già terminato.
Vi lascio questo, perfetto per la colazione della domenica.
La ricetta l'ho liberamente interpretata dal bellissimo blog di Paoletta di cui mi avevano attratto le foto (e quando mai) integrando con quello di Silvye di amouses bouche poi se proprio vi va di farlo strano allora ecco qui ci pensa la mercante di spezie ad accontentarvi.
Il liberamente, ci tengo a precisare, non riguarda la lista degli ingredienti quanto le pieghe nel senso che ormai la mia abitudine alle pieghe è tale e tanta che non leggo nemmeno.
In questo caso le pieghe sono state 5 fatte sempre nel solito modo piegando la sfoglia in 3.
Insomma siccome ci tengo che vi vengano bene e siccome non saprei come spiegarvi come le piego sarà meglio rivolgersi per la tecnica di piegatura alle maestre di cui sopra-
In questo modo mi piacerebbe partecipare alla raccolta di Trattoria MuVaRa anch'essa da me disertata per troppo tempo e lo faccio citando ben 3 blog, quando si fa una cosa va sempre fatta bene, non credete?

Buona domenica (delle palme)
Ingredienti:
-250 g farina 0
-150 ml di latte intero
-30 g di zucchero
-5 gr di lievito di birra.
-1 cucchiaino scarso di sale
-110 g di burro
-1 tuorlo

Impastare tutti gli ingredieni elencati, tranne il burro che servirà per la sfogliatura, fino ad ottenere una pasta omogenea.
Avvolgere la pasta nella pellicola e metterla tutta la notte in frigo.
Una volta trascorso il tempo del riposo in frigo stendere la pasta in un rettangolo spesso circa 1 cm e mettervi al centro il burro freddo coprire con i due lembi di pasta e sigillare la pasta con la pressione delle dita avendo cura di far fuoriuscire tutta l'aria.
Da qui in poi vi invito a guardare la bellissima sequenza fotografica di Paoletta.
Io non avrei potuto far lo stesso e non a causa del mio affollatissimo entourage familiare.

Vi dico soltanto che sono finiti in un attimo.
BUON COMPLEANNO MUVARA

martedì 23 settembre 2008

lenzuola al sole





Raccolgo un invito che mi è stato fatto da Sunnypam che è quello di rispolverare dalla soffitta dei ricordi un sapore che sappia di nostalgia, di casa, di lenzuola stese al sole.

La fortuna di avere come interesse la cucina è che puoi riprodurre e portare con te i sapori che ti sono cari.
Non tutti, ovviamente ma buona parte ed è già qualcosa.

Leggendo il post di Paoletta mi ha aggredito prepotentemente il profumo dei panifici al mattino.
Profumo di pane certo, di sesamo e di brioche.

Da lì sono stata teletrasportata al panificio Oddo, quello di Porta Ossuna e a quelle mattine d'inverno in cui noi della sezione C Liceo Classico Ximenes andavamo in palestra al porto peschereccio

Vi presento il liceo Classico Leonardo Ximenes



Nel tragitto la fermata al panificio era un obbligo morale e la treccina con lo zucchero era gettonatissima e ti credo, costava 150 lire.
Ma i panifici a trapani ti coccolano non poco.
I classici timballi di pasta al forno ad esempio.
A ora di pranzo c'è la fila.



E da Porta Ossuna si infilava una tramontana gelida che sapeva di mare in tempesta.
Se mia sorella legge una cosa del genere mi prenderà in giro per una vita perchè per un trapanese il varco a mare di Porta Ossuna significa prevalentemente sorci grossi come gatti! :D


Ma anche pescatori che nei malaseni riparano le reti.

E poi io sono una romanticona e la cosa bella dei ricordi è che il brutto viene rimosso, non credete?

Affiora il nonno Mimmo che ci comprava le treccine prima di andare al mare.
E che buone che erano nonostante la sabbia!

E adesso sono io che le compro alle mie bambine, loro in macchina con il costumino addosso e via tutti in spiaggia.
Ma ogni volta che apro l'incarto un sospiro scappa sempre pensando a quel nonno burbero ma tanto amato.

La ricetta di Paoletta, già perfetta, ha subito però alcune modifiche.

Ecco la lista degli ingredienti.

150 g di farina 00

350 g di farina 0

340 ml di buttermilk

75 gr di zucchero

40 gr di burro

5 gr di sale

5 gr di lievito di birra fresco

Innanzitutto trovandomi un'enorme quantità di latticello in frigo ho sostituito il liquido con il latticello tiepido.
Il che mi ha permesso di ridurre significativamete la quantità del burro (non avevo lo strutto).
Ho impastato tutti gli ingredienti tranne il burro che ho aggiunto per ultimo.
Messo a lievitare a temperatura ambiente, ci ha messo circa 3 ore.
Di solito io reimpasto e faccio fare una seconda lievitazione e il tempo di raddoppio sarà notevolmente ridotto.

nella prima lievitazione ho fatto le pieghe del primo tipo di Adriano e al secondo round le pieghe del secondo tipo

Paoletta usa una dose di lievito di circa 13 gr per 500 gr di farina che io ho praticamente dimezzato.
Nella mia esperienza so che per un impasto non troppo pesante basta questa quantità.
Ha lievitato perfettamente in 3 ore a temperatura ambiente

Inoltre ho usato il mio solito metodo.

Non avendo un forno a vapore nè uno combinato di solito uso questo metodo per ottenere morbidezza e la "pellicina".

Una volta formate le treccine le metto in una placca rivestita di carta da forno, spennello con una miscela di latte e tuorlo e lascio lievitare nel forno spento nel quale ho sistemato la leccarda piena di acqua calda.

Aspetto che abbiano iniziato la lievitazione e dopo un pò accendo il forno a 180° modalità statica.
Insomma la cottura parte dal forno freddo.
Avendolo scritto e descritto con parole mie so di non essermi spiegata bene, scusate.

Confermo.
Sono quelle del panificio, Oddo of course.
Grazie Paoletta.

lunedì 3 dicembre 2007

consolazione







Avete presente il film il miglio verde?
ecco, io stasera vorrrei tanto essere come il protagonista, ho assunto il male, ho fatto il bagno nei dolori delle persone, di persone come me con le loro storie e i loro drammi ma poi vorrei sputarlo fuori, proprio come fa il gigante buono.

non si può...purtroppo non si può.

L'unico modo che ho per purificarmi dopo una giornata vissuta così è quello di pensare e di fare qualcosa di buono.
beh, proprio fare non direi...è una cosa già digerita eoni fa ma buona buona e...confortante.

andrà bene lo stesso.


chelsea buns

-500 gr farina 0 (no, niente manitoba)

-70 gr di zucchero semolato

-5 grammi di lievito di birra

-225 ml di latte intero tiepido

-un cucchiaino da caffè di sale

-un uovo

-80 gr di burro (ma scenderei volentieri a 60, vediamo)



Ho sbriciolato il lievito di birra in un secchiello (io trovo comodissimi quelli delle mozzarelle) insieme ad un cucchiaio di zucchero in surplus rispetto alla ricetta e al latte tiepido e a questo liquido (latte+lievito+zucchero) ho aggiunto circa 3 pugni di farina pari a 100 gr.
Messo a riposare senza un tempo preciso, fino a quando non farà uno spesso strato di schiuma in superficie.
Mescolato il sale lo zucchero e la farina e versato il lievito attivato.
Impastare energicamente anche se la pasta avrà una consistenza dura, aggiungere poi l'uovo intero e continuare ad impastare e infine incorporare con pazienza il burro tagliato a pezzetti.
Ho fatto lievitare per circa 2 ore in cucina in una ciotola ricoperta di pellicola e dopo aver rivoltato la pasta (per non perdere l'alveolatura) mettere in frigo fino all'indomani.
l'indomani mattina, dopo circa 17 ore e comunque dopo una lievitazione lenta in frigorifero, ho ripreso la pasta e l'ho rovesciata sul piano, spianata leggermente con un mattarello e fatto un folding leggero fare un rettangolo 30 x 30.
La pasta rimarrà altina.
Spennellato con burro fuso e cosparso di zucchero di canna quindi arrotolato e messo in freezer una ventina di minuti, dopo i quali l'ho tagliato a rondelle alte circa 4 cm.
Sistemati in teglia a debita distanza e poi in forno spento con luce accesa e pentolino dell'acqua calda.
Dopo circa 2 ore li ho spennellati di burro fuso mescolato a latte zucccherato e ho acceso il forno da freddo (come sempre faccio con gli impasti lievitati con lievito di birra) a 170°.
Quando dorati li ho rispennellati con un mix fatto di zucchero burro e latte una specie di glassa colante che ho fatto asciugare un pochino nel forno ancora acceso (ma questione di minuti)