
Ecco tutto il mio materiale fotografico su Chicago!
Purtroppo essendo praticamente sola, era impossibile portarsi dietro la reflex.
Troppo ingombrante.
Non ho molto da dire...in questi posti mi trasformo nel vampiro della radiologia mordendo i colli di tutti i radiologi più famosi del mondo...fossero anche arzilli vecchietti ormai ottantenni.
Mi rimangono le impressioni di una città relativamente piccola, se non si vuole includere lo sconfinato (e generalmente povero) suburbio, in cui tutto è esageratamente grande e smisurato.
Ecco, la prima impressione sorvolando Chicago è quella di una città smisurata...smisurati i grattacieli con il
John Hancock Observatory fino a pochi anni fa il grattacielo più alto del mondo, con una skyline incredibile, smisurata l'estensione del suburbs.
La prima sensazione è quella di sentirsi formica in un formicaio.
Ma ci si abitua presto.
Chicago, o almeno la city, è molto elegante.
Alberghi enormi e curatissimi, tutte le grandi catene extralusso, con atri giganteschi dove poter prendere l'aperitivo stando seduti in installazioni high-tech o d'antan.
Mai vista a Roma una cosa simile ma sarà la mia scarsissima esperienza in materia.
La cosa che più mi ha impressionato è la pulizia.
Niente cicche o cartacce per terra, maniacalmente raccolte da centinaia di persone che armate di scopa e paletta sembrano seguirti ovunque.
Sono attentissimi alla raccolta differenziata e ovunque si vada ci tengono a farti sapere che tutto è ecologic friendly.
Al congresso c'erano degli inservienti che con una pallina da tennis montata su un'asta toglievano le righe lasciate dalle suole di gomma sul pavimento lucidato a specchio.
E maniacali devono esserlo davvero se uno dei gadget più gettonati alla mostra tecnica è stato uno spray antibatterico per le mani che prometteva il miracolo di ammazzare il 99.99% dei germi che si annidano sulle nostre estremità prensili, gli americani non devono averle proprio ascoltate tutte le storie sulla resistenza agli antibattericie sull'uso sconsiderato dei disinfettanti!
Inoltre nutrono una forma di venerazione per le unghie curate, per i denti perfettamente bianchi e per la salute in generale.
Da medico mi ha impressionato il loro rapporto con le medicine, e diciamolo anche un pò spaventato...Hanno rimedi per tutto.
Hai mal di testa? raffreddore? influenza? febbre da fieno? calli dolenti? sei impotente? ti sei svegliato con la luna di traverso? Don't worry basta andare in un qualsiasi supermercato, o meglio ancora da wallgreens catena di empori dove si trova di tutto e lì troverai la pillola che fa per te.
Ti piacciono le pillole rosa? quelle verdi alla matrix? la black? è tutto a portata di mano.
Il messaggio che lanciano, nemmeno tanto subliminale, è che ti puoi impasticcare con la qualsiasi...un popolo di impasticcomani che comprano le medicine come fossero caramelle.
Una cosa che mi atterrisce, francamente.
Ma Chicago è anche sinonimo di blues, ovunque...per strada così come nel tempio consacrato della musica blues come
l'house of blues.
E' anche la città più fredda d'America e anche una delle più ventose, windy Chicago, temperature sotto lo zero costantemente e nonostante tutto ci trovi gente vestita in tutti i modi possibili e immaginabili, tanto da farmi sorridere vedendo le gambe bluastre di temerarie fanciulle sandalomunite e tanto da farmi sorridere
con la mia reporter ex-bostoniana con le sue cronache altamente digeribili a ricordarmi che, yes they can.In effetti non è passato giorno o minuto che le sue cronache altamente digeribili non mi siano tornate in mente, è stato tutto un confermare i suoi
post.
Compresi quei deliziosi
stencil da cupcake di cui ho fatto scorta da
Crate and Barrell in uno dei negozi per la casa più belli che io abbia mai visto e che mi hanno fatto rimpiangere la chiusura di Croff.
Ovvaimente ho anche apprezzato posti come
Williams and Sonoma o Sur la Table, mai sia che mi possa far sfuggire l'occasione per comprare l'ennesimo tafanario natalizio.
E' stato divertente parlare con loro, cercare di capire i loro gusti e cercare di capire come la pensano.
Già..peccato che la sfida vera sia stata quella di trovare gli americani in mezzo ad una popolazione multietnica.
Però qualcuno l'ho trovato.
Un collaboratore di Obama ad esempio, che mi ha chiesto come vedevamo noi Obama in Europa e in Italia dandomi l'impressione che l'entusiasmo vero sia più europeo che americano.
Yes you can, we can't we have Berlusconi.
E alla battuta ha sconsolatamente allargato le braccia.
E' stato bello però finire la conversazione con un bel "salutami a Obama" con strascicatissma inflessione napoletana e con tanto di traduzione!
No, non era un salutami a soreta, davvero.
Poi ho parlato con un tassista bulgaro, trasferitosi dall'Italia a Chicago al seguito della moglie che al mio sondaggio su Obama ha risposto in perfetto romano: "ma che mme frega!"
Ecco i tassisti, un'altra di quelle cose incredibili.
Niente traffico nella city solo taxi, autobus e pochissime macchine private.
Tassisti ovunque, perfino all'uscita di tutti ristoranti, tassisti da fermare per la strada semplicemente alzando una mano (come Carrie di Sex and the City) e che per 6 dollari al massimo di scorrazzano da una parte all'atra della città.
Provate a fare lo stesso a Roma, come minimo vi dovete portare il sacco a pelo, spendere tutta la scheda del ricaricabile per poter parlare con l'operatore del radio taxi e se proprio vi dice bene accendere un mutuo per pagare il conto.
Parliamo di cibo? E parliamone pure!
Gli americani, o comunque la gente che vive in america non può far a meno di coprire tutto quello che mangia con le salse, fosse anche un pezzo di polistirolo.
Salse di tutti i generi, di tutti i tipi.
Dressing per qualsiasi cosa.
E generalmente grassi.
Ho mangiato un cespo di iceberg ricoperto di salsa al blue cheese.
Gli spinaci nelle loro mani diventano creamy spinach, spinaci appannati, nel senso di mescolati a quantità di panna che ad ogni boccone s'attappa una coronaria e tanti saluti.
E carne, tanta carne, quanta ne posso mangiare in 3 mesi.
Carne ovunque, NY steak very juicy e very mattone che dopo la terza volta consecutiva ti metti a muggire come una mucca.
Alla domanda: ma voi che mangiate? la prima risposta è: steak, of course!
Un posto very american sembra essere la
cheesecake factory catena di fast-food con annesso bancone di monumentali cheese cake e di torte triplo strato di buttercream.
Altro che la
luisona!
Cemento a presa rapida.
Abbiamo avuto la malaugurata idea di prendere una chocolate cake e ci è arrivato un quarto di torta ricoperta proprio da buttercream al cioccolato che ci voleva la fiamma ossidrica per riusciere a scalfirla! Sembrava di gomma ma quanto di più esteticamente perfetto si possa immaginare, peccato che per tagliarla devono aver usato il seghetto circolare!
Starbucks impera, ad ogni angolo.
Ne ha parlato ampiamente
Serena di ritorno dal suo viaggio di nozze.
E a lei vi rimando, l'unica cosa che so è che io non sono riuscita a mangiare i loro chocolate espresso brownie, nè a bere il loro caffè
Impressioni insomma di un posto che probabilmente rivedrò tra tre anni, goodbye Chicago.