Femmina, si, molto.
E femmina in giro per il mondo vuol dire vetrine, negozi modaioli o no pur sempre negozi.
Femmina con un blog che (dovrebbe) parlare di cibo, accoppiata esplosiva.
A Sevilla ho avuto pane per i miei denti, la reflex ha lavorato e io mi son convinta che davvero il mondo è un posto fantastico.
E adesso la solita storia.
Arriviamo a Sevilla che è ora di pranzo, fame.
Il tempo di andare in albergo e subito via a cercare un posto dove mangiare.
Gira che ti rigira ci ritroviamo nel viale dell'Università, sole bellissimo e tanti ragazzi e tanti locali, di conseguenza.
Entriamo in quello che ci sembra più affollato e così ordiniamo 6 montaditos, gusti misti.
Convinti dalla fame nera che avremmo affrontato qualsiasi piatto ci hanno servito 6 panini 6 spalmati di salse ad accompagnare una mezza litrata di vino rosso annacquato con gazzosa, vino tinto e non mi ricordo cosa.
Esco viva dall'esperienza dei montaditos ma barcollo.
Una passeggiata in centro e mi accorgo che è pieno di posti dove mangiare dolci opulenti, file di jamon iberico, ad ogni angolo si può mangiare a prezzi irrisori, un'orgia di cibo impressionante che no, non ce la posso fare.
Mi chiedo come mai gli spagnoli non siano tutti obesi, la gente che gira per strada è abbastanza nella norma e mi rispondo dicendomi che alla fin fine ci si può saziare anche con gli occhi.
Mi rendo conto che con le dovute proporzioni anche in cucina gli spagnoli hanno lasciato il segno e aloro volta son stati segnati dagli arabi che magari....insomma sapete com'è.
Un segno inequivocabile è dato dallo street food: le caldarroste.
Vengono cotte su una specie di tubo di lamiera su cui è inserito uno scolapasta in modo che le caldarroste si possano cuocere affumicandosi coprendosi di una particolare coltre di cenere impalpabile e spruzzate di sale. Stesso dicasi per l'abitudine di mangiar carrube.
Spesso leggo della farina di carrube e mi vien da sorridere pensando a quante ne ho masticate da bambina cercando i bordi più morbidini e dolci.
Dei negozi del centro rimango impressionata, antichi con gli arredi antichi, farmacie dai banchi e dai profili lignei con gli antichi scaffali e gli antichi vasi.
Dovrei star zitta per non diventare pesante ma mi ritrovo a pensare ai negozi del centro di roma e mi prende male.
Gli intarsi su legno scuro si ritrovano spesso negli antichi mobili siciliani, sicuramente mio papà riconoscerà in alcuni particolari gli intarsi del comò della nonna.
In un certo senso mi sento a casa.
I ristoranti sono impressionanti, così i locali che servono tapas. Capita che in una stessa via magari ci siano 10 ristoranti, locali che scoppiano di gente accanto a locali completamente vuoti.
In ogni caso la prima sera siamo andati alla cena sociale del corso, ossignore, mai mangiato così male il ristorante si chiama el espigon e fate in modo di non cascarci.
E invece alla plaza de santa marta, al bar santa marta ci siamo seduti e coccolate con tortillas e croquetas insieme ad un buon vino tinto.
Le immagini in collage vengono da un ristorante che si chiama Paladar, vicino alameda de hercules, che meraviglia!!! e ci siamo alzate sazie ma davvero sazie per la modica cifra di 12 euro.
ditemi voi se questa non è vita :)
Ovviamente il bar Marta e il ristorante di Tapas Paladar non ci son stati consigliati dai colleghi corsisti ma dai due ricercatori italiani incontrati il primo giorno, ovviamente.
Volete sapere di più su Siviglia? volete sapere cos'è la turta de aceite o la tostada con jamon o la ferreteria? allora aggiungete ai miei 3 post i 3 post di Comida de Mama e avrete il quadro completo.
Antica Papeleria
è o non è il paradiso del food blogger?
Caldarroste e caldarrostaro, uno più tipico dell'altro
Non solo Halloween, per fortuna