mercoledì 16 ottobre 2013
MILIDDI: I CAN'T FORGET YOU, SICILY. WORLD BREAD DAY 2013
Here we are!
In the last year I wrote so few posts that I'm ashamed of this.
But Zorra is a genial friend with so genial idea that I can't resist.
This is my contribution for the
http://www.kochtopf.me/announcing-world-bread-day-2013-8th-edition
What are miliddi?
I can't traslate, there's not a traslation, it is just a name for a toasted ancient bread aromatized with wild fennel or anise seeds.
They are a sort of dry cookie served sweet or savory.
Tipically we eat this miliddi either with pecorino cheese and possibly a good glass of wine or plunged into Passito wine for a sweet after dinner.
They were the old cookies for children, crushed and put into the feeding bottle.
As many of you know, our cookery is suspended beetween a decadent rich manner and a poor one.
We are in the second case.
A poor old cookery.
At the end of the work for the weekly bread, sicilians women used to throw into the oven little pieces of this pasta to avoid wasteness of wood and fire.
Anything must be waiste and we must remember this wise lesson.
My recipe come from a turistic advertising site of one of the most beautiful little village, Custonaci, with an astonishing view to the beautiful gulf.
I just copy and this is the referred link
Just translate the
RECIPE
500 gr of semolina durum wheath flour
1/2 tbs of anise seeds
100 gr of melted lard (in sicilian language: saìme)
15 gr of fresh bakery yeast
salt
water
Just knead (in the way you prefer: hand, kitchen robot, bread machine....husband...) energically all the ingredient except lard that will be added at last.
Wait until the dough will raise, doubled, and form small cordon about 4 cm in diameter.
Cut the dough in small pieces and roll in small ball-shape
Wait again and bake at 200°C for 15 minutes until they'll have a golden and crunchy crust.
They can be stored for 1 week in a dry place.
and now...as you expected...
MY TWO CENTS
First of all, I apologize for the awful photos.
My camera is definitely out of order.
I love this bread's biscotti.
My grandpa called them Biscotti di pane, cookies and bread at the same time.
They are my favourite one, bringing me memories of my grandpa, he bought and store this biscotti into a ceramic pot and delighted himself watching at my sister and I eating them for breakfast.
I loved him and I miss all my grandparents so much.
Every sicilian bakeries sell several marvellous bread-derivated: miliddi, grissini seasoned with sesame seeds, treccine a sort of fluffy brioche topped with granulated sugar, pizza, mattonelle (a sort of savory puff pastry pie filling with tomato and cheese), pane cunzato, biscotti di san Martino, mufuletti...
For this recipe I decided to follow my memories.
I've rolled the dough in a long cordon and baked for 15 minutes 'till they were slightly golden.
Let them cool in a tray and then cut in thick slices.
Put again in the oven on a grid at 100 °C instead of 200 °C to achieve definitely brown colour and to dry them.
This lasts about 1 hour and depends on the thickness of the pieces.
domenica 2 giugno 2013
lo sbaglio perfetto
Cambio sempre qualcosa di qualsiasi ricetta mi passi sottomano, è più forte di me
Togli qui, metti là, sostituisci il tutto rigorosamente ad occhio ed in preda al delirio di onnipotenza.
Non ce la faccio nemmeno a volerlo specie le cose da mangiare meglio riuscite, non sono mai due volte uguali: da meraviglia delle meraviglie ad immonda ciofeca in sei secondi netti.
Vale perfino per il sugo di pomodoro per la pasta.
Ora la Greixonera è la cosa più facile (e buona del mondo) non c'è dubbio.
Ovviamente il diavolo sulla mia spalla (i maligni penseranno la scimmia) mi dice che no, che i profumi non vanno bene...ci voglio la vaniglia...lo zucchero è mio e lo decido io...ma...furbata delle furbate, imburro uno stampo di pyrex e lo cospargo di zucchero di canna.
E poi, come
Gonfia bene il dolce di ricotta, vado di là ad evitare l'ennesimo fratricidio, torno e zac. bruciato sopra.
Cacchio lo zucchero....
Vabbè il profumo è buono, non è carbonizzato, non lo devo pubblicare, va bene così.
Lo spello della buccia nera della superficie e lo butto sul tavolo da cucina in attesa che freddi.
Una volta sformato sul piatto diventa la cosa più buona mai esistita, perché lo zucchero che rivestiva lo stampo s'è caramellato ma s'è anche mescolato con l'acqua della ricotta facendo un sughino dorato e profumato.
Una fetta tira l'altra.
Il dolce è finito, amen.
Non credo che la prossima volta mi verrà come questa, c'è sempre e comunque la ricetta di Giovanna.
Un piccolo flash sul set fotografico... Cercate la ricetta?
Giovanna ha scritto un post apposito su questo dolce della settimana santa spagnola.
Ah, volete la mia versione?
Semplice.
Togliete l'acqua di fiori d'arancio, imburrate lo stampo e cospargetelo di zucchero di canna, permettete il fratricidio e controllate che non bruci.
domenica 14 aprile 2013
I nastri bianchi di Santino
Non conoscete Santino?
Semplicemente un amico.
Intelligente, arguto, saggio, simpatico, ironico, con una sconfinata cultura sull'agricoltura, buono e sempre disposto a dare consigli, a fare e disfare, perennemente in movimento, un momento prima parla con te e un momento dopo salta sul trattore perché ha individuato il posto giusto per il solco dei pomodori, appena finito viene giù dal trattore, prende la cassetta e raccoglie per me questo mazzo di biete a coste che accetto come se mi stessero regalando un fascio di rose rosse.
Faccio per ringraziarlo ma lui è già ai fornelli della cucina economica a legna...frittata di carciofi che le galline hanno deposto giusto 4 uova.
Piccolo particolare, oltre a possedere un ettaro di terra vicino a casa mia ha 89 anni e lo spirito di un trentenne.
E da anche ottimi consigli di cucina! Le conosci le biete a gratté? No Santino, dimmi. Eccole le biete a grattè non proprio quelle di Santino che mi aveva detto di farle in padella e non ci pensa proprio alla granella di mandorle, ma eccole.
BIETE A GRATTE' DI SANTINO
(TERRINA DI BIETE)
Avete già capito che si tratta di una non ricetta.
Per le dosi vado a occhio e dipende da quante biete avete e dal contenitore. basta scegliere il contenitore in funzione del quantitativo di verdura in modo da avere uno strato abbastanza consistente diciamo circa 5 cm.
Biete a coste
uova
formaggio
grattugiato
noce moscata
pepe
poco latte intero o panna
pane grattugiato
poco burro fuso
granella di mandorle
Sbollentare le coste in pochissima acqua bollente leggermente salata e metterle a colare in uno scolapasta fino a raffreddamento (si devono solo ammorbidire, non cuocere completamente).
Imburrare e spolverare con il pangrattato una pirofila in ceramica da forno (non che la ceramica sia essenziale ma è esteticamente meglio per servire le coste direttamente in tavola).
Disporre in modo ordinato le coste e premere per far fuoriuscire il liquido in eccesso.
Sbattere le uova (io ne ho usato solo 1), il formaggio grattugiato (scegliete voi quale a seconda di quel che vi piace pecorino, un formaggio filante, parmigiano per un gusto più delicato), diluire con poco latte (che evita l'effetto frittatina) e versarlo sulle biete.
Mescolare il pangrattato ad una noce di burro fuso e aggiungere la grattatina di noce moscata.
Spolverare con il pangrattato condito la superficie della terrina e aggiungere da ultimo la granella di mandorle.
Schiaffare in forno già caldo...diciamo 200°C fino a che non vedrete la crosticina dorata in superficie.
E qui i miei soliti pallosissimi
DUE CENTS
Alzi la mano chi non detesta pulire e lavare le verdure.
Non vi posso aiutare, nemmeno a me piace.
Però...specie le verdure provengono dall'orto son più cariche di terra di quelle che provengono dal mercato.
Lavatele bene e tanto, all'ultimo lavaggio lasciatele almeno 30 minuti in acqua e per ulteriore precauzione una volta sbollentate scolatele tirandole su con una schiumarola facendo in modo che l'acqua di cottura rimanga nella pentola.
In questo modo gli eventuali residui terrosi rimarranno depositati nell'acqua. Abbiate cura di tenere le verdure il più asciutte possibile in modo da avere un risultato più compatto che vi permetterà di tagliare la terrina a fette una volta tiepida.
La granella di mandorle tostata ci sta da dio ma sfruttate il vantaggio della non ricetta per cambiare con nocciole o pistacchi o semi di zucca o con quello che più vi piace.
Comunque vada sarà un successo.
Semplicemente un amico.
Intelligente, arguto, saggio, simpatico, ironico, con una sconfinata cultura sull'agricoltura, buono e sempre disposto a dare consigli, a fare e disfare, perennemente in movimento, un momento prima parla con te e un momento dopo salta sul trattore perché ha individuato il posto giusto per il solco dei pomodori, appena finito viene giù dal trattore, prende la cassetta e raccoglie per me questo mazzo di biete a coste che accetto come se mi stessero regalando un fascio di rose rosse.
Faccio per ringraziarlo ma lui è già ai fornelli della cucina economica a legna...frittata di carciofi che le galline hanno deposto giusto 4 uova.
Piccolo particolare, oltre a possedere un ettaro di terra vicino a casa mia ha 89 anni e lo spirito di un trentenne.
E da anche ottimi consigli di cucina! Le conosci le biete a gratté? No Santino, dimmi. Eccole le biete a grattè non proprio quelle di Santino che mi aveva detto di farle in padella e non ci pensa proprio alla granella di mandorle, ma eccole.
BIETE A GRATTE' DI SANTINO
(TERRINA DI BIETE)
Avete già capito che si tratta di una non ricetta.
Per le dosi vado a occhio e dipende da quante biete avete e dal contenitore. basta scegliere il contenitore in funzione del quantitativo di verdura in modo da avere uno strato abbastanza consistente diciamo circa 5 cm.
Biete a coste
uova
formaggio
grattugiato
noce moscata
pepe
poco latte intero o panna
pane grattugiato
poco burro fuso
granella di mandorle
Sbollentare le coste in pochissima acqua bollente leggermente salata e metterle a colare in uno scolapasta fino a raffreddamento (si devono solo ammorbidire, non cuocere completamente).
Imburrare e spolverare con il pangrattato una pirofila in ceramica da forno (non che la ceramica sia essenziale ma è esteticamente meglio per servire le coste direttamente in tavola).
Disporre in modo ordinato le coste e premere per far fuoriuscire il liquido in eccesso.
Sbattere le uova (io ne ho usato solo 1), il formaggio grattugiato (scegliete voi quale a seconda di quel che vi piace pecorino, un formaggio filante, parmigiano per un gusto più delicato), diluire con poco latte (che evita l'effetto frittatina) e versarlo sulle biete.
Mescolare il pangrattato ad una noce di burro fuso e aggiungere la grattatina di noce moscata.
Spolverare con il pangrattato condito la superficie della terrina e aggiungere da ultimo la granella di mandorle.
Schiaffare in forno già caldo...diciamo 200°C fino a che non vedrete la crosticina dorata in superficie.
E qui i miei soliti pallosissimi
DUE CENTS
Alzi la mano chi non detesta pulire e lavare le verdure.
Non vi posso aiutare, nemmeno a me piace.
Però...specie le verdure provengono dall'orto son più cariche di terra di quelle che provengono dal mercato.
Lavatele bene e tanto, all'ultimo lavaggio lasciatele almeno 30 minuti in acqua e per ulteriore precauzione una volta sbollentate scolatele tirandole su con una schiumarola facendo in modo che l'acqua di cottura rimanga nella pentola.
In questo modo gli eventuali residui terrosi rimarranno depositati nell'acqua. Abbiate cura di tenere le verdure il più asciutte possibile in modo da avere un risultato più compatto che vi permetterà di tagliare la terrina a fette una volta tiepida.
La granella di mandorle tostata ci sta da dio ma sfruttate il vantaggio della non ricetta per cambiare con nocciole o pistacchi o semi di zucca o con quello che più vi piace.
Comunque vada sarà un successo.
martedì 16 ottobre 2012
WBD 2012: my children's potatoes bread
Here we are at the World Bread Day 2012.
This is one of the most sensational international food event of the year and I'm glad to partecipate.
This is one of the most sensational international food event of the year and I'm glad to partecipate.
Every year hundreds of food blogger from all over the world post all together in the same date hundreds of breads. All is due to the great effort of Zorra from Germany.
Thanks Zorra, really.
And now ladies and gentleman here I am with a crucial doubt.
Surrender or not to the packed bread for children's school snack?
Being happy mother of four fantastic little girls I've haven't so much time so I needed an effortless bread, healthy at the same time.
No fold, no triple raise, nothing please.
Just dough, pan and oven. That's it.
And I need to be an organic mother avoiding to my girls every kind of junk. Obviously the simplier way is go to the supermarket and buy a cheap and plastic bread, but this way is the worst and unhealthy also....look to the ingredients, hydrogenated fats, sugars...a long list
In this bread, ingredient list will reduced to five in the plain type and you can choose only organic, of course.
You can leave out mashed potatoes but they'll give a chewy bread so similar to the packed one and to children taste.
This idea is based on the Focaccia Barese with a very hydrated dough and mashed potatoes in.
POTATOES BREAD (1 loaf pan or plum cake pan length 30 cm)
- 500 gr of flour (what you like, semolina mixed with all porpuse, whole flour....)
- 150 gr of mashed potatoes
- 3 tbs olive oil
- 1 teasp of salt or little bit more if you like more savory
- 300 gr o warm water
- 10 gr of fresh bakery yeast
You can choose the best way to knead: manual or mechanical.
Usually I use the microwaves oven to cook the potatoes and mash them still hot.
I add the warm puree to the other ingredients (last the salt and the olive oil!) in a bowl and
knead to obtain a very sticky dough or use the hang hook in your robot for the same result: a very very sticky dough.
Manually or not time kneading no more than 10-15 minute
Oil a bowl and let the dough raise slowly on your kitchen.
Once well raised, put the dough in a loaf pan without any additional care, yes baby you're right! You don't need fold.
Let raise again until the dough will reach pan's rim.
It doesn't matter how is time it will reach the rim, you can do hundreds of things with your children...sport, shopping, meet your friends or schoolmates, the dough will raise inspite of you!
Preheat the oven at 250°C and put the loaf in until the dough will raise again and have a gold crust.
MY TWO CENTS
This is a very hydrated dough but, if you like a tender and fluffy crust, gently spray on the surface of dough a little water just few seconds before put it into the oven and in the middle of cooking.
Cooking potatoes into the microwaves oven will reduce the water amount into the tuberous and will not blow salts and minerals.
I use this fantastic method for the gnocchi, too.
Cooking potatoes into the microwaves oven will reduce the water amount into the tuberous and will not blow salts and minerals.
I use this fantastic method for the gnocchi, too.
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giovedì 11 ottobre 2012
Io non mangio da solo: pane e castagne
Lo so mi faccio vedere poco da queste parti però non posso mancare quando ci sono queste iniziative.
Lo spilucchino ha promosso circa un mese fa, con deadline il 16 ottobre, un contest intitolato io non mangio da solo ricette CON il pane e non DI pane in favore di una organizzazione mondiale di volontariato che si chiama ProgettoMondo Mlal
Tutte le volte la solita storia.
La mia vera adrenalina è la scadenza della deadline, sempre così...niente mi ispira fino a che non mi ritrovo a ridosso del troppo tardi.
Così, complice una canzone che i miei colleghi quarantenni conosceranno e un pò il fatto che se mi cogli in castagna mi cogli con il mio frutto preferito è arrivato questo
PANE E CASTAGNE
- 300 gr di pane avanzato (in questo caso casareccio semi-integrale)
- 50 + 20 gr di burro fuso
- 2 uova
- 300 ml di latte intero
- 4+3 cucchiai di zucchero di canna
- mezzo cucchiaino di semi di vaniglia
- tutte le castagne che volete
Tagliare il pane prima a fette e poi a piccoli pezzi (ma non troppo), metterlo in una ciotola e mescolarlo ai 50 gr di burro fuso.
Distribuirlo in un piatto dai bordi bassi che possa andare in forno e spargere sulla superficie dei pezzi di castagna scottati per una decina di minuti in acqua bollente salata.
Sbattere con una forchetta le uova intere, il latte, lo zucchero e la vaniglia e versare il composto sul pane e castagne che ne vengano ben bagnati.
Infornare a 160° C modalità statica fino a quando il liquido non si sia asciugato e assorbito dal pane e il pane in superficie non sia dorato.
Nel frattempo sciogliere il burro e lo zucchero rimanenti in una padella e aggiungere altre castagne.
Lo zucchero prima tenderà a liquefarsi, poi diventerà granuloso, per poi caramellare.
Io ho preferito fermarmi alla fase della sabbiatura un pò come faccio per le mandorle ma nulla vieta di caramellare le castagne.
Sfornare e cospargere la superficie di castagne caramellate o sabbiate.
DUE CENTS
Un trucco vecchio come il cucco ma collaudatissimo per sbucciare le castagne in un lampo è quello di possedere un microonde, incidere le castagne, metterle nel mo una per volta 30 secondi alla massima potenza.
Il vapore che sprigionerà il frutto solleverà e staccherà la buccia e la pellicina.
Fate attenzione a fare questa operazione con una castagna per volta che andrà liberata dalla pellicina staccata subito pena il riincollamento irrecuperabile della buccia se le farete raffreddare.
Ci si ustiona un pò le dita ma ne vale la pena.
Questo altro non è che un bread pudding ma ho preferito usare un pane casareccio e semiintegrale, sia per il sapore sia per la consistenza.
Il pane è rimasto pane, si vede che è pane, sa di quelle merende della nonna pane burro e zucchero, non s'è disintegrato e non s'è ammollato, si intride del liquido senza perdere nè la forma nè il carattere.
Lo zucchero di canna poi ha aggiunto un che di caramellato e il profumo della vaniglia ha fatto il resto.
Non so se davvero un dolce così, con grassi, carboidrati e pochissime proteine possa essere considerato sano o corretto.
E' corretto mangiare di tutto ed è corretto mangiare il meglio possibile.
Noi siamo cresciuti a pane burro e zucchero, era la mia merenda a casa di nonna Tetta, mi ha lasciato un dolce ricordo e tutto sommato in questo caso corretto o meno mi piaceva pensare ad un dolce che davvero si prestasse alla compagnia.
Così l'ho portato a casa di amici, caricata la macchinetta del caffè, tra una chiacchera e l'altra, si stacca a piccoli pezzi, si da tutti insieme la caccia alla castagna, si ride e nel frattempo i bambini tra un gioco e un'altro vengono a staccarne ancora un altro pezzetto.
I grandi si ricordano i compiti al tavolo della cucina e pane burro e zucchero e magari pensano a quando avevano 8 anni e i codini ai capelli.
No, non ho mangiato da sola, nè ricordi, nè pane e castagne. eh? ah, si...la canzone
domenica 23 settembre 2012
Abbecedario culinario. Alla S come Sicilia ci sono biscotti da regina
La foto è del 2008.
Ma da allora sono diventati un vero refrain per la nostra famiglia, un pò come le imperiture ciambelline al vino, avendo il Lazio sposato la Sicilia.
Quando la trattoria e le fragolive m'hanno invitato, mentalmente ho spulciato il blog per vedere cosa non fosse già stato pubblicato.
Tra le mille cose che ancora mancano al tag siculitania c'è sicuramente questa.
Ovviamente vi consiglio il mio tag siculitania se volete qualche altra ricetta, in particolare la mia città ha un paio di portabandiera, la pasta con l'aglio e il cous cous con il brodo di pesce.
Questo è un dolce antico, un vecchio biscotto che tutti in Sicilia amano.
La ricetta è quella di Maria Grammatico, un'istituzione della pasticceria antica siciliana e di quella ericina in particolare, ho copiato da lei.
Vi consiglio davvero di comprare il libro, si chiama Mandorle Amare non solo e non tanto per le ricette ma per la sua storia che è quella di tante donne coraggiose del dopo guerra, per il modo in cui è scritto chi avrà sentito almeno una volta nella vita parlare un siciliano sa che la sua grammatica e la sua sintassi seguono regole proprie che io ho ritrovato nel racconto della signora Maria trascritto ed elaborato da Mary Taylor Simeti.
I miei due cents soliti.
Per farina di grano duro non si intende la semola ma il rimacinato, che in Sicilia equivale a farina tuttiusi come per gli americani è la loro all purpose.
Il trucchetto di bagnare il sesamo è G-E-N-I-A-L-E funziona alla perfezione e non si staccano nemmeno dopo la cottura
BISCOTTI REGINA
250 g farina di grano duro
250 g farina '00'
150 g zucchero
8 g ammoniaca in polvere (vedi nota*)
100 g burro o margarina (ma io preferisco il burro)
1 dl circa latte tiepido
75 g semi di sesamo
Mescolare le due farine, lo zucchero, la vanillina e l'ammoniaca
in un recipiente grande. Incorporare il burro o margarina ado-
perando una lama da pasticciere o due coltelli. Aggiungere a
poco a poco tanto latte quanto basta per fare rapprendere l'im-
pasto. Senza lavorarlo, farne una palla, avvolgere nella pellicola e
mettere in frigo per almeno 30 minuti.
Riscaldare il forno a 200°C. Foderare alcune teglie con carta da
forno.
Dividere la pasta in 8 parti, e di ognuna fare una salsiccia di 2 cm
di diametro. Tagliare in pezzetti lunghi 8 cm e arrotolare legger-
mente fra le mani per arrotondare le punte. Bagnare bene i semi
di sesamo, scolare e stendere su un piatto. Rotolare i biscotti sui
semi bagnati per coprirli bene. Posare sulle teglie a distanza di 2
cm e infornare per 25 minuti circa o finche dorati. Spegnere e
lasciare i biscotti a raffreddare nel forno spento. Completare il
raffreddamento su griglia, e conservare in un contenitore chiuso.
Resa: circa 40 biscotti
pag.111
*Nota:
Quasi tutti i biscotti del San Carlo (il collegio di Maria) richiedono l'ammoniaca, una polvere molto volatile con un odore molto pungente, che permane qualora si eccede nella dose. Volendo si può sostituire con una combinazione di lievito chimico e bicarbonato di soda in quantità uguali - per sostituire g 8 di ammoniaca, occorrono 8 grammi di lievito chimico e 8 grammi di bicarbonato. Per chi non dispone di una bilancia così sensibile, un cucchiaino da caffè raso di queste sostanza equivale a 2 grammi.
venerdì 15 giugno 2012
cena in bianco di Torino: sud-nord andata e ritorno
Mi piacciono i flash mob.
Per chi non lo sapesse il flash mob è....oddio e come ve lo spiego...insomma nasce come forma di protesta, come momento di aggregazione, come voglia di comunicazione.
Alcune persone si danno un appuntamento segreto e fanno delle cose come se fosse tutto assolutamente casuale e non frutto di accordi via rete, segreti fino all'ultimo.
Un flash mob è ovunque, in qualunque momento e quando meno te lo aspetti.
Mi piace la cospirazione, il segreto fino all'ultimo minuto secondo.
Il mio flash mob preferito?
Eccolo
E questo è il mio contributo al flash mob di stasera a Torino.
Una cena di piazza pensata e voluta per avvicinare le persone le une alle altre, candidamente.
Pur avendo il blog impantanato da tempo ho pensato che sarebbe stato bello partecipare.
Una cena in bianco, un ingrediente bianco, apparecchiare in bianco.
Perfetto.
Certo abbiamo l'esempio dei Calycanti.
Sulla cena in bianco di Torino vi lascio alle parole di Maricler e al link di FB.
Se devo dire, l'unica volta che sono andata a Torino per lavoro, l'ho trovata brutta.
Decisamente brutta, viali enormi che sembravano senza fine e tutti uguali, caseggiati altissimi uno identico all'altro.
Non mi sono avvicinata al centro, stavo in zona industriale, la mattina sempre per lavoro sulla strada per Candiolo c'ero solo io e la nebbia come pane.
Le parole di Maricler mi hanno tanto confortata e acceso la voglia di vedere com'è la vera Torino. Lo sapevo che non poteva essere e che mi ero sbagliata di grosso
Recuperare si deve a questo punto, chissà, forse a Ottobre.
Ecco il mio contributo. Non è stato affatto difficile pensare ad un dolce bianco che avesse anche un forte legame con la mia origine siciliana perchè da lì proviene. E' un dolce antico, un budino d'antan che negli anni è stato stravolto con la sostituzione del latte di mandorla con il latte di mucca. Un vero peccato.
Qui si parla candidamente di:
BIANCOMANGIARE E MIRTILLI (per 2 persone)
- 450 ml di latte di mandorla o metà latte di mandorla e metà latte di mucca o tutto latte di mucca (ma quest'ultima opzione non ve la consiglio)
- 3 cucchiai grandi e colmi di amido di mais
- 70-100 gr di zucchero semolato (e qui vedete voi assaggiando, il latte di mandorla che ho utilizzato non è zuccherato=
- una punta di semini di vaniglia
- menta per profumare (in questo caso ho usato la menta bergamotto ma giusto per tirarmela un pò)
- una manciata di mirtilli per far contenti i bambini
Non c'è niente di più semplice e se vi va di far ancora più in fretta vi consiglio l'uso del microonde.
Sciogliete l'amido nel latte freddo, insieme allo zucchero. Fate addensare a fuoco bassissimo oppure al microonde, non ci vorranno più di tre minuti.
Fuori dal fuoco aggiungete i profumi.
Io ho scelto la menta e la vaniglia voi mettete quel che vi pare.
Che ne so....cannella, limone, melissa... Mettete all'interno dello stampo una manciata di mirtilli e fate raffreddare in frigo.
Sformarlo sarà facilissimo. verrà via da solo.
martedì 5 giugno 2012
Ancora vivi
Cacchio son due mesi che non metto mano al blog.
Ed è una vita che questa ricetta staziona ben riposta, tanto il tempo c'è.E invece tempus fugit e infatti siamo al secondo mese di "salutiamoci" l'iniziativa sull'alimentazione sana curata da alcune amiche blogger.
Mese per mese troverete il blog che ospita l'ingrediente della salute, i partecipanti ci mettono il resto.
Per i dettagli vi rimando al post di Stella di Sale, qui accanto troverete il logo e relativo link.
Ed eccomi anche io, fanalino di coda, a postare la mia interpretazione.
Non è un mistero per nessuno perchè vi scasso gli zebedei tutti i giorni su FB con le foto del mio microgiardino, già così pieno da sembrare una foresta, nel quale ho creato un micro-orto tenuto su con i criteri antichi.
Un orto che già nel breve periodo mi sta dando soddisfazione e mi sta permettendo di arricchire le mie competenze in materia.
Non sono una fan del biologico e non credo di diventarlo adesso, nè tantomeno sono una fan irriducibile dell'alimentazione sana.
E ho i miei motivi.
Il primo dei motivi è che sono antiproibizionista, i toni perentori non solo mi hanno sempre infastidita ma addirittura hanno risvegliato in me la voglia di trasgressione.
Una cosa proibita è una cosa ambita, proprio quel che succede ai bambini i destinatari principali del messaggio alimentare.
Da mamma, la mia educazione alimentare indulge anche sugli alimenti spazzatura che in casa mia, in minima quantità non sono affatto vietati.
Insomma non c'è il lucchetto alla Nutella, nè alla Coca Cola.
C'è una sorta di libertà vigilata che finora ha dato i suoi frutti.
Mi spiego: la Nutella è consentita e accessibile alle mie bambine sotto la mia supervisione in modo che si sentano gratificate senza apparenti divieti.
La vuoi? eccola, il cucchiaino te lo do io, non sarà simbolico, sarà gratificante, tranquilla.
Il barattolo maxi formato è visibile e mai nascosto, sta lì e se me lo chiedi te la do, se ne vuoi troppa te la nego.
Vuoi la Coca Cola?
Eccola, ma solo la domenica sera quando preparo la pizza.
Gli altri giorni no, per loro non è un divieto è una dimenticanza, mi scordo di comprarla.
Mia mamma nascondeva il barattolo, lo circondava di allarmi e raggi laser, se chiedevamo pane e Nutella ci propinava pane e strato simbolico, il che produceva l'effetto desiderio inappagato.
Bastava scoprire il nascondiglio e...barattolo addio....
Non voglio che succeda lo stesso con le mie bambine e finora l'apparente libertà non ha prodotto desiderio e di conseguenza riesco a gestire la cosa in modo tranquillo limitandole.
Lo stesso senso di fastidio me lo ha dato leggere una lista di alimenti incasellati come assolutamente proibiti, consentiti ma non consigliati e raccomandati.
Non la vedo proprio così, già la stessa schematica divisione in diavolo e acqua santa mi induce a più miti consigli.
Con questo non voglio dire che non dobbiamo percorrere la via della sana alimentazione ma nemmeno demonizzare senza possibilità di appello.
La stessa cosa è se leggo nella tabella di alimenti a chilometri zero e alimenti biologici.
A parte che andare al Naturasi è un'esperienza, perchè le verdure bio oltre ad avere prezzi che manco l'oro al grammo mi fanno una tristezza estrema perchè sembrano la copia fotostatica avvizzita delle verdure del supermercato e poi...davvero una persona normale con uno stipendio normale non può permettersi di spendere 6 euro per un mazzo di broccoletti.
Il messaggio che secondo me passa da uno schema così fatto è che già se mangi chilometri zero piuttosto che bio t'avveleni irrimediabilmente e il minimo è che ti becchi il cancro.
Magari fosse così semplice.
Regna la confusione anche per tumori di cui si conosce la relazione causa effetto, faccio un esempio fumo e cancro del polmone, c'è una consistente fetta di malati di cancro del polmone che non hanno mai toccato una sigaretta in vita loro e ci sono fumatori incalliti morti di vecchiaia ma non di cancro al polmone.
Non mi dilungo oltre, perchè qualcosina avrei anche da dire sulla letteratura scientifica destinata a suffragare il tutto.
Trovo che la vera sfida sia far capire che possiamo trovare una via di alimentazione sana e altrettanto gustosa quanto quella junk, dove per junk non intendo certo il formaggio o la carne o le uova alimenti fortemente demonizzati in questo schema.
Per questo, nonostante le remore spiegate, ho aderito pur con i miei tempi biblici al progetto delle mie amiche, perchè nel sano buono e gustoso ci credo anche io.
Scusate il suppostone simil-filosofico, ma così la penso.
I piselli che ho usato sono quelli del mio orticello microscopico.
Li avevo fotografati e pubblicati su FB e una mia amica ha commentato che andavano mangiati crudi appena colti.
Ancora vivi, insomma.
Siccome non amo molto il sapore dei piselli crudi ma sapevo che aveva ragione lei, ho cercato di trovare una via di mezzo.
GNUDI DI PISELLI ALLO PSEUDOPESTO
- una manciata di piselli appena colti
- 200 gr di ricotta
- 100 gr di farina di grano duro
- olio evo
- basilico
- pinoli
- mezzo spicchio d'aglio
- sale e pepe
Impastare la ricotta con la farina e i piselli crudi fino ad ottenere un composto lavorabile che si stacca dalle mani, tenete conto che le dosi sono abbastanza approssimative se dovesse servire potete aggiungere più farina.
Intanto riscaldare l'acqua salata, deve fremere senza bolllire impetuosamente.
Formare delle piccole polpette con le mani e tuffare gli gnocchi, gnudi, polpette o chiamateli come vi pare raccoglierli con il mestolo forato una volta venuti a galla e condirli con il pesto pseudo perchè senza formaggio.
giovedì 5 aprile 2012
italiani...greci, mia faza mia raza
Ricordate sicuramente la citazione filmografica.
A questo aggiungete un'amicizia forte,complice una donna greca da film degli anni 50, bella come una diva, magnetica e misteriosa e avrete capito che la Grecia è diventata, in pectore, la mia seconda patria.
A colpi di spanakopita e taramosalata, baklava sgocciolanti di miele e sorrisi.
Non rimaneva altro che farsi dare la ricetta della spanakopita ma anche il segreto di quella pasta phillo.
Non so voi, ma quella che trovo al supermercato raspa la lingua, è allappante di farina e dopo un pò ho evitato di usarla perchè non mi piaceva proprio.
Farla in casa non se ne parla, o meglio, in rete ci sono diversi tentativi di imitazione più o meno riusciti ma il mio pregiudizio nei loro confronti ha avuto la meglio.
La pasta phillo che lei usa è prodotta ad Atene e la vendono in rotoloni alla metro. Tutt'altra storia, in ogni caso quel che mi sembra più giusto consigliare è trovare un negozio di alimentari etnici piuttosto che quella nella scatola azzurra del super (perdono la mancanza di precisione ma non ricordo la marca).
SPANAKOPITA DALLE PAROLE DI ASPASIA
non metto dosi perchè dipende dalla quantità di gente, dalla fame e dal fatto che se c'è un vantaggio nelle torte rustiche è che non prevedono bilancia.
- spinaci
- uovo
- cipolla
- olio
- feta
- sale
- pepe
- foglie di anice
- un pugnetto di riso o di semolino
- parmigiano grattugiato (Aspasia sta in Italia da più di 40 anni)
In una padella, far appassire la cipolla con l'olio. Aggiungere gli spinaci lavati e ancora gocciolanti e far andare fino a che non si siano ammorbiditi.
Se dovessero tirar fuori troppa acqua aggiungere il pugnetto di riso o di semolino (che da quel che ho capito ha lo stesso senso della spolverata di pangrattato sul fondo).
Aggiungere le foglie di anice e aggiustare di sale e pepe.
Fuori dal fuoco impastare la verdura con l'uovo, la feta sbriciolata e il parmigiano. Mettere da parte. Foderare una teglia imburrata con i fogli di pasta phillo (almeno 4 sovrapposti) avendo cura di oliarli o imburrarli abbondantemente in superficie spolverandoli anche di parmigiano.
Farcire con il ripieno agli spinaci e chiudere con altri fogli di pasta phillo. In forno a 180°.
lunedì 27 febbraio 2012
vorrei
e son quaranta. Non è che io e miei compleanni siamo molto amici. Non mi viene da festeggiare perchè sotto sotto l'idea di avere ogni anno un anno di più mi fa incazzare e, puntualmente, ogni anno arrivo impreparata. Che mi manca? Cosa vorrei? Che ne so, mi manca il tempo per me divisa tra un giorno e l'altro tutti uguali, con i figli che ti fagocitano ogni giorno di più e la nidiata è nidiata e mica puoi dire "oggi sono stanca" men che mai "oggi non vi sopporto". Non puoi dire a chi ti sta accanto, "ma come ore e ore di discussioni e il giorno del mio compleanno stai ancora al lavoro e fuori è buio e se devo festeggiare lo devo fare io o gli altri ma di certo non tu" che lo sai anche che l'unico vero regalo che avrei voluto è che avessi tempo per me, almeno oggi pomeriggio. Che almeno oggi mi facessi questa sorpresa senza se e senza ma, almeno per una volta. Vorrei stare da sola, che il mal di schiena almeno per questa notte si scordasse l'indirizzo e non venisse a svegliarmi alle 3 di notte cosa che fa con precisione svizzera da 8 anni. Vorrei che questo non tempo diventasse tempo, tempo vissuto e non tempo che mi scorre addosso tra una richiesta e l'altra, un dovere e un altro. Vorrei che non fosse lunedì e cazzo il parrucchiere è chiuso. Vorrei essere strafiga, saper portare il tacco 12 senza sembrare una papera goffa e truccarmi tutti i giorni. Vorrei che mia sorella fosse qui e che mio papà e Virginia anche che forse mi distrarrei un pò da tutti questi vorrei. Vorrei che la colazione all'Osvy con le amiche e il ciambellone durassero per sempre ammesso che ci sia un per sempre. Vorrei che nessuno mi dicesse che se non cucino più come prima è perchè ad una certa età certi entusiasmi si spengono, senza accorgersi che se non cucino più è perchè ogni tanto ci si spegne dentro. Vorrei una torta come quella di Livia e anche una torta con la Barbie dentro e la gonna di panna rosa. Vorrei ridere di più e pensare di meno che i loop mentali fanno male e poi ti viene la colite. Domani non ci penso più, giuro.
giovedì 9 febbraio 2012
tant'è tanto
No, non è tanto è troppo.
Troppa gente sotto la neve, troppa gente in mezzo al traffico impazzito (anche se stavolta non sono stati quattro fiocchi), tanta la disorganizzazione e tante le polemiche tutte insopportabili, comunque.
Io dal canto mio, con la famiglia numerosa che mi trovo, ho deciso che era il momento di rintanarsi e da brava mamma previdente m'ero fatta la spesa latte compreso fino a martedì, tiè.
Morale, l'occasione fa l'uomo ladro e io sono ladra dentro.
A tavola a pranzo eravamo 18, bambini compresi, un pò meno l'indomani.
Insomma bloccati si, ma soli no.
Domenica ci siamo regalati una passeggiata sotto casa.
Sembra che la neve torni a trovarci, non è che ne sia particolarmente contenta ma alla fine ci si adegua e consola come si può.
E se la spesa è già fatta, la legna è stata aggiunta nella legnaia e gli amici avvisati che fare?
CHURROS
Veniamo al titolo del post. Il fatto è che si tratta di un impasto fatto da farina 00 e la stessa quantità d'acqua bollente leggermente salata.
Tanta farina per tanta acqua.
Stando alla regola potete decidere la quantità che volete.
Il processo è semplicissimo, basta far bollire l'acqua con il sale, spegnere il fornello e scaraventare dentro la pentola tutta la farina in una botta secca.
Difficile? No.
Dopodiche mescolare non badando ai grumi più di tanto e mettere il composto nella churrera, ovvero caccavella da avere assolutamente se andate in Spagna (insieme al ferro da arroventare per la catalana). Friggere in olio profondo e spolverare calde calde di zucchero. Per intenderci la churrera è quel cilindro che tiene la mia bambina nel logo delle caccavelliadi.
La ricetta l'ho trovata nella scatola, nel foglietto illustrativo, a darmi conforto e sostegno è la Cuoca Itagnola una persona scoperta da poco e che gia mi piace.
Vi lascio con una foto di Siviglia a propiziare l'arrivo del bel tempo.
Troppa gente sotto la neve, troppa gente in mezzo al traffico impazzito (anche se stavolta non sono stati quattro fiocchi), tanta la disorganizzazione e tante le polemiche tutte insopportabili, comunque.
Io dal canto mio, con la famiglia numerosa che mi trovo, ho deciso che era il momento di rintanarsi e da brava mamma previdente m'ero fatta la spesa latte compreso fino a martedì, tiè.
Morale, l'occasione fa l'uomo ladro e io sono ladra dentro.
A tavola a pranzo eravamo 18, bambini compresi, un pò meno l'indomani.
Insomma bloccati si, ma soli no.
Domenica ci siamo regalati una passeggiata sotto casa.
Sembra che la neve torni a trovarci, non è che ne sia particolarmente contenta ma alla fine ci si adegua e consola come si può.
E se la spesa è già fatta, la legna è stata aggiunta nella legnaia e gli amici avvisati che fare?
CHURROS
Veniamo al titolo del post. Il fatto è che si tratta di un impasto fatto da farina 00 e la stessa quantità d'acqua bollente leggermente salata.
Tanta farina per tanta acqua.
Stando alla regola potete decidere la quantità che volete.
Il processo è semplicissimo, basta far bollire l'acqua con il sale, spegnere il fornello e scaraventare dentro la pentola tutta la farina in una botta secca.
Difficile? No.
Dopodiche mescolare non badando ai grumi più di tanto e mettere il composto nella churrera, ovvero caccavella da avere assolutamente se andate in Spagna (insieme al ferro da arroventare per la catalana). Friggere in olio profondo e spolverare calde calde di zucchero. Per intenderci la churrera è quel cilindro che tiene la mia bambina nel logo delle caccavelliadi.
La ricetta l'ho trovata nella scatola, nel foglietto illustrativo, a darmi conforto e sostegno è la Cuoca Itagnola una persona scoperta da poco e che gia mi piace.
Vi lascio con una foto di Siviglia a propiziare l'arrivo del bel tempo.
giovedì 2 febbraio 2012
quattro case e un forno
La Sicilia si associa spesso all'estate, al sole, al mare. Ma è d'inverno che esprime il suo lato più ancestrale trasformandosi da arida e stopposa in verde e selvaggia. Un pomeriggio natalizio, strappato alle cure ingrassanti nonnesche, alla grotta di Scurati, comune di Custonaci.
Una profonda fenditura nella montagna, all'interno della quale è nato un piccolo borgo quattro case e un forno e una rappresentazione del presepe vivente che è in realtà una rievocazione degli antichi mestieri contadini. Questo post è dedicato ad un'amica speciale
il frantoio
La spremitura dei favi di miele
Carte da 100 euro a gogo per una pentola di rame martellato
il carretto e la coffa.
La coffa è quella cesta di paglia intrecciata che serviva un pò per tutto, spesso conteneva la crusca per il cavallo e s'attaccava al muso dell'animale durante le soste.
Le travi delle case servivano ad appendere le provviste per l'inverno, meloni porceddi (quelli dalla buccia verde spessa), fichi secchi, aglio, pomodori a pennula, baccalà, pesce essiccato
il sellaio che più che selle cuciva basti per asini e muli
Di solito i finimenti degli animali da attaccare ai carretti in Sicioia, venivano decorati con decori colorati.
Pon pon, specchietti, frinze di lana spesso gialle rosse e blu.
Questi sellai Pinterest non lo vedono nemmanco con il binocolo.
Il mio bisnonno inoltre era un sellaio ben stimato.
E se il bisnonno era sellaio, il nonno in marineria è altro motivo di vanto.
Queste sarde salate lui le faceva sempre.
La nassa per le aragoste ce l'avevamo a casa e il pesce secco appeso a pannocchia era la mia delizia che da bambina rubacchiavo le uova, mentre il nonno l'arrostiva e lo metteva nell'insalata di pomodori.
Non ricordo mica di che tipo di pesce si tratta.
Sicuramente è una sorta di pesce azzurro che veniva essiccato in estate per essere consumato in inverno.
Il ricordo si ferma ai miei primi 8 anni di vita.
Tutte le case del borghetto hanno le porte spalancate sulla strada e all'interno sono allestiti queste scene di vita quotidiana.
Lavori femminili...
Le scarpe le faceva lo scarparo del paese e anche nell'arte scarpariera vanto un bisnonno :)
I barbieri e le parrucchiere sanno i cacchi di tutti, ora come allora.
Quando sarò vecchia avrò questa faccia.
L'agave è una specie di maiale vegetale, ci si facevano gli aghi per i materassi, lo sciroppo e dalle foglie si ricavava una fibra che cardata e cardata diventava filo per le funi e le cime delle barche
Tempi duri quelli, tempi di fame nera, roba da non esserne nostalgici neanche lontanamente.
Ma anche in queste condizioni al paese ogni tanto passava il puparo e i bambini si perdevano tra le storie di Orlando che voleva "rompere le corna" al cugino Ruggero che gli insidia la bella Angelica a sua volta preda del feroce Saladino.
Finisce sempre nello stesso modo, Orlando ammazza il Saladino, Ruggero e Orlando se le suonano per amore e Angelica che pare cretina ma tutt'altro se ne scappa tra le risate generali.
Sapete che non pubblico le foto delle mie figlie ma avreste dovuto vederle incantate dall'opera dei pupi.
Giù giù, in fondo alla grotta ci aspetta la sacra famiglia tra lo stupore e la delusione perchè il pupo in grembo a maria non è in carne e ossa e aivoglia a spiegare che sarebbe morto assiderato lui e tutto il bue e l'asinello
spaghetti cu u torchio, dimostrazione in caccavellis che il nord ed il sud d'Italia sono esattamente la stessa cosa
Livia non si capacitava del atto che quello strano suono provenisse da una pelle di pecora mentre lo zampognaro dava fiato con impegno ancora maggiore.
Marta conclude la gita ..Evviva, finalmente è finita e giù di corsa al galoppo fino alla bancarella delle sfince appena fritte, le nostre frittelle di pasta lievitata rotolate nello zucchero e cannella ma questa è un'altra storia
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