mercoledì 31 dicembre 2008

profumo di buono, di classico, di speciale




Esiste sempre una prima volta nella vita, questo si sa.

E questa è l'occasione giusta per raccontare la mia prima volta alle prese con un pennuto blasonato e un'arancia.
Che preparare quando hai ospite un'amica che di cucina ci capisce e neanche poco?
Il minimo è misurarti con qualcosa di sconosciuto, classico e mai provato prima.
Il minimo è correre al supermercato di domenica e comprare l'anatra....tornare a casa e googolare.

Era meglio camminare saltellando sulle mani lo so, però intanto l'anatra stava lì a fissarmi ve l'immaginate una che saltella sulle mani con un'anatra stecchita che la guarda? Dai siamo seri.

E così armata di pazienza e di google digito "anatra arancia".
Provateci, ma vi dico che troverete circa cinquantamila risultati e, inevitabilmente, il primo non è mai quello attraente o che fa per voi.
E allora correggo il tiro "anatra all'arancia blog" e lì i primi risultati mi mettono in crisi.

I blog sono quello di giallo zafferano e la cucina di calycanthus .
Mi piacciono entrambi.

Ovviamente ce n'è anche una versione blasonata nell'archivio di prezzemolo e finocchio, versione di Anthony Bourdain ma ormai ho la testa altrove.

E qui parte la riflessione.
Su giallo zafferano si sostiene la tesi che l'origine di questo patto sia toscana, il che non mi stupisce visto che con Caterina de' Medici gran parte del bagaglio cultural-gastronomico toscano ha preso la via francigena ed è arrivato a Parigi.
Interessante no?

Il secondo spunto riflessivo va a Calycanthus
Non ho capito bene ma per un fortunato caso è stata fatta una doppia cottura, prima in forno ad arrostire intera e oi in pezzi in tegame.
Alla fine, ho scelto di seguire i calycanthus con le dovute deviazioni dallo schema della ricetta come da copione.

Ovviamente la ricetta la trovate nel link.

Qui dirò soltanto delle poche modifiche che ho fatto io.

Semplicemente non ho tagliato in pezzi l'anatra e non ho utilizzato il metodo della doppia cottura.
In effetti io ho una pentola da fuoco-forno dotata di pesante coperchio di terracotta e così ho trasferito l'anatra, il suo sugo e il resto degli ingredienti in questa pentola, ho incoperchiato e messo in forno.
Ho imparato che se aggiungi il caramello a qualche altro liquido (fosse anche il fondo di cottura dell'anatra) devi e dico DEVI far in modo che il liquido "accettante" sia bollente pena l'immediata cristallizzazione del caramello.
Però non mi sono persa d'animo, ho pensato riportando alla giusta temperatura si sarebbe sciolto e così è stato.

Inoltre non ho sbollentato le scorzette, le ho aggiunte prelevandole direttamente al momento con un rigalimoni.

Al termine della cottura ho fatto ridurre il fondo di cottura, tenendo l'anatra al caldo, e vi ho mescolato anche un pacchetto di castagne al naturale precotte ricordandomi l'utilizzo nel salato che ne avevano fatto cuochi di carta il 5 novembre 2008 (lo dico perchè non riesco a mettere il link preciso). Ne siamo rimasti tutti entusiasti, amica compresa specie per le castagne.

Non so se diventerà la mia ricetta d'elezione, in fondo non ho ancora provato le altre ma sicuramente è da raccomandare caldamente.
Ah la fotografia (bellissima e bloggara) ce l'ha la mia amica...:)))
E me l'ha mandata.....

martedì 23 dicembre 2008

bambini e una lettera


Si torna ad essere bambini quando si ricevono dei regali.
Si è bambini quando si scartano, quando si accendono gli occhi di meraviglia, quando si grida di gioia (a bassa voce, che i bambini veri stanno dormendo).
Si è bambini quando si immaginano due ragazzine (rispetto alla mia età) incartare, pensare, comporre.
Ecco che succede.
E succede grazie a Marica di Mucca sbronza, grazie ai tantissimi me compresa che hanno aderito all'iniziativa, grazie al Natale e grazie a Martina ed Alessandra.
Ovviamente i biscotti e i cioccolatini hanno preso il volo e il resto dei pacchi è stato scartato a bocca piena.
Mio marito, di solito scettico blu, ha bofonchiato spargendo briciole: "queste ragazze ci sanno fare!" un vero complimento e ci sanno fare si!
Per quanto riguarda quelli che mi hanno invitato a scrivere la lettera a Babbo Natale rispondo con la lettera che Livia ha dettato alla maestra della scuola materna.
"Caro Babbo Natale,
io ti voglio bene e per questo Natale vorrei ricevere le bolle di sapone e la tavoletta con le piume bianche.
Ti mando un abbraccio forte forte"
Livia
Si lo so, non sono i miei pensieri.
Io ormai con il tempo e l'esperienza ho imparato a non farmi coinvolgere più di tanto da quel che mi succede intorno.
Io ho imparato che il Natale è una festa da bambini.
Lo so che non è bello, però ogni anno spero sempre che duri il meno possibile quasi come il carnevale o Capodanno.
Con questa lettera ho imparato la semplicità, forse l'insegnamento più vero del Natale e che si può essere sereni anche a Natale, non mi sembra poco.
Qualcuno di voi saprebbe dirmi però dove posso trovare la tavoletta con le piume bianche? :)

domenica 21 dicembre 2008

Nevica affetto


Ieri pomeriggio.
Una bella nevicata dolce, calda e allegra.
Un tavolo pieno di confettini, zucchero colorato, glassa ovunque sui pantaloni, sui capelli, sulle mani a cementare amicizie.
Tetti crollati per il troppo peso, per le manine pesanti, per le nostre risate.
Profumo di zenzero, trucchi per bambini e spade di legno.
Insomma tutto quello che occorre per rendere il Natale speciale.
Erano mesi che aspettavamo questo momento, Natalia ed io.
Buon Natale.

martedì 9 dicembre 2008

last call for chicago


Ecco tutto il mio materiale fotografico su Chicago!
Purtroppo essendo praticamente sola, era impossibile portarsi dietro la reflex.
Troppo ingombrante.

Non ho molto da dire...in questi posti mi trasformo nel vampiro della radiologia mordendo i colli di tutti i radiologi più famosi del mondo...fossero anche arzilli vecchietti ormai ottantenni.

Mi rimangono le impressioni di una città relativamente piccola, se non si vuole includere lo sconfinato (e generalmente povero) suburbio, in cui tutto è esageratamente grande e smisurato.

Ecco, la prima impressione sorvolando Chicago è quella di una città smisurata...smisurati i grattacieli con il John Hancock Observatory fino a pochi anni fa il grattacielo più alto del mondo, con una skyline incredibile, smisurata l'estensione del suburbs.

La prima sensazione è quella di sentirsi formica in un formicaio.
Ma ci si abitua presto.

Chicago, o almeno la city, è molto elegante.
Alberghi enormi e curatissimi, tutte le grandi catene extralusso, con atri giganteschi dove poter prendere l'aperitivo stando seduti in installazioni high-tech o d'antan.
Mai vista a Roma una cosa simile ma sarà la mia scarsissima esperienza in materia.

La cosa che più mi ha impressionato è la pulizia.
Niente cicche o cartacce per terra, maniacalmente raccolte da centinaia di persone che armate di scopa e paletta sembrano seguirti ovunque.
Sono attentissimi alla raccolta differenziata e ovunque si vada ci tengono a farti sapere che tutto è ecologic friendly.
Al congresso c'erano degli inservienti che con una pallina da tennis montata su un'asta toglievano le righe lasciate dalle suole di gomma sul pavimento lucidato a specchio.

E maniacali devono esserlo davvero se uno dei gadget più gettonati alla mostra tecnica è stato uno spray antibatterico per le mani che prometteva il miracolo di ammazzare il 99.99% dei germi che si annidano sulle nostre estremità prensili, gli americani non devono averle proprio ascoltate tutte le storie sulla resistenza agli antibattericie sull'uso sconsiderato dei disinfettanti!
Inoltre nutrono una forma di venerazione per le unghie curate, per i denti perfettamente bianchi e per la salute in generale.

Da medico mi ha impressionato il loro rapporto con le medicine, e diciamolo anche un pò spaventato...Hanno rimedi per tutto.
Hai mal di testa? raffreddore? influenza? febbre da fieno? calli dolenti? sei impotente? ti sei svegliato con la luna di traverso? Don't worry basta andare in un qualsiasi supermercato, o meglio ancora da wallgreens catena di empori dove si trova di tutto e lì troverai la pillola che fa per te.
Ti piacciono le pillole rosa? quelle verdi alla matrix? la black? è tutto a portata di mano.
Il messaggio che lanciano, nemmeno tanto subliminale, è che ti puoi impasticcare con la qualsiasi...un popolo di impasticcomani che comprano le medicine come fossero caramelle.
Una cosa che mi atterrisce, francamente.

Ma Chicago è anche sinonimo di blues, ovunque...per strada così come nel tempio consacrato della musica blues come l'house of blues.

E' anche la città più fredda d'America e anche una delle più ventose, windy Chicago, temperature sotto lo zero costantemente e nonostante tutto ci trovi gente vestita in tutti i modi possibili e immaginabili, tanto da farmi sorridere vedendo le gambe bluastre di temerarie fanciulle sandalomunite e tanto da farmi sorridere con la mia reporter ex-bostoniana con le sue cronache altamente digeribili a ricordarmi che, yes they can.

In effetti non è passato giorno o minuto che le sue cronache altamente digeribili non mi siano tornate in mente, è stato tutto un confermare i suoi post.
Compresi quei deliziosi stencil da cupcake di cui ho fatto scorta da Crate and Barrell in uno dei negozi per la casa più belli che io abbia mai visto e che mi hanno fatto rimpiangere la chiusura di Croff.
Ovvaimente ho anche apprezzato posti come Williams and Sonoma o Sur la Table, mai sia che mi possa far sfuggire l'occasione per comprare l'ennesimo tafanario natalizio.

E' stato divertente parlare con loro, cercare di capire i loro gusti e cercare di capire come la pensano.
Già..peccato che la sfida vera sia stata quella di trovare gli americani in mezzo ad una popolazione multietnica.
Però qualcuno l'ho trovato.
Un collaboratore di Obama ad esempio, che mi ha chiesto come vedevamo noi Obama in Europa e in Italia dandomi l'impressione che l'entusiasmo vero sia più europeo che americano.
Yes you can, we can't we have Berlusconi.
E alla battuta ha sconsolatamente allargato le braccia.
E' stato bello però finire la conversazione con un bel "salutami a Obama" con strascicatissma inflessione napoletana e con tanto di traduzione!
No, non era un salutami a soreta, davvero.

Poi ho parlato con un tassista bulgaro, trasferitosi dall'Italia a Chicago al seguito della moglie che al mio sondaggio su Obama ha risposto in perfetto romano: "ma che mme frega!"

Ecco i tassisti, un'altra di quelle cose incredibili.
Niente traffico nella city solo taxi, autobus e pochissime macchine private.
Tassisti ovunque, perfino all'uscita di tutti ristoranti, tassisti da fermare per la strada semplicemente alzando una mano (come Carrie di Sex and the City) e che per 6 dollari al massimo di scorrazzano da una parte all'atra della città.

Provate a fare lo stesso a Roma, come minimo vi dovete portare il sacco a pelo, spendere tutta la scheda del ricaricabile per poter parlare con l'operatore del radio taxi e se proprio vi dice bene accendere un mutuo per pagare il conto.

Parliamo di cibo? E parliamone pure!
Gli americani, o comunque la gente che vive in america non può far a meno di coprire tutto quello che mangia con le salse, fosse anche un pezzo di polistirolo.
Salse di tutti i generi, di tutti i tipi.
Dressing per qualsiasi cosa.
E generalmente grassi.
Ho mangiato un cespo di iceberg ricoperto di salsa al blue cheese.
Gli spinaci nelle loro mani diventano creamy spinach, spinaci appannati, nel senso di mescolati a quantità di panna che ad ogni boccone s'attappa una coronaria e tanti saluti.

E carne, tanta carne, quanta ne posso mangiare in 3 mesi.
Carne ovunque, NY steak very juicy e very mattone che dopo la terza volta consecutiva ti metti a muggire come una mucca.
Alla domanda: ma voi che mangiate? la prima risposta è: steak, of course!

Un posto very american sembra essere la cheesecake factory catena di fast-food con annesso bancone di monumentali cheese cake e di torte triplo strato di buttercream.
Altro che la luisona!
Cemento a presa rapida.
Abbiamo avuto la malaugurata idea di prendere una chocolate cake e ci è arrivato un quarto di torta ricoperta proprio da buttercream al cioccolato che ci voleva la fiamma ossidrica per riusciere a scalfirla! Sembrava di gomma ma quanto di più esteticamente perfetto si possa immaginare, peccato che per tagliarla devono aver usato il seghetto circolare!

Starbucks impera, ad ogni angolo.
Ne ha parlato ampiamente Serena di ritorno dal suo viaggio di nozze.
E a lei vi rimando, l'unica cosa che so è che io non sono riuscita a mangiare i loro chocolate espresso brownie, nè a bere il loro caffè

Impressioni insomma di un posto che probabilmente rivedrò tra tre anni, goodbye Chicago.